Francesco Salviati

Pittore fiorentino nato nel 1510, Francesco Salviati è stato un esponente del manierismo le cui notizie biografiche sono note principalmente grazie alle Vite dell'amico Giorgio Vasari.
Figlio di un tessitore di velluti che cercò di indirizzarlo a tale professione, il Salviati mostrò sin da giovanissimo la passione per l'arte e già nel 1524 fu a bottega da Giuliano Bugiardini, dove conobbe il Vasari. Quest'ultimo, che fu alunno di Baccio Bandinelli, gli permise di studiare alcuni disegni di Michelangelo Buonarroti, del quale proprio Vasari diverrà il biografo più celebre.
Nel 1527 Salviati e il Vasari, durante i tumulti popolari dovuti alla cacciata dei Medici, portarono in salvo i pezzi del braccio sinistro del David michelangiolesco, restituendoli a Cosimo I una volta ristabilito il potere della dinastia medicea e permettendoci così di ammirare ancora oggi il Gigante in tutta la sua perfezione.
I due amici, condividendo la passione per l'antichità classica, decisero di partire insieme per Roma, potendo così ammirare i monumenti antichi e gli affreschi straordinari di Raffaello Sanzio e Michelangelo.
Il Salviati rimase a Roma dal 1531 al 1539, ma non amando come artista le competizioni, una volta venuto in confronto con Iacopino del Conte, decise di abbandonare la città per fare ritorno a Firenze.
Una volta in patria si rimise subito in viaggio alla volta di Venezia insieme all'allievo Giuseppe Porta. Tra le varie opere che realizzò in questo soggiorno della durata di circa due anni va ricordato il suggestivo Compianto sul Cristo morto oggi alla Pinacoteca di Brera di Milano, nel quale si notano l'impostazione michelangiolesca, la monumentalità tipica di Sebastiano del Piombo, ma anche un'eleganza che richiama il Bronzino, pittore protagonista in quegli anni nella Firenze di Cosimo I de' Medici.

Lasciata Venezia ebbe l'opportunità di lavorare a Milano, ma senza successo, così decise di rientrare a Roma, non prima, però, di essersi recato a Mantova per contemplare i capolavori di Giulio Romano, il migliore tra gli allievi di Raffaello.
A Roma entrò a servizio di papa Paolo III Farnese, sperando nell'anno 1547, a seguito della morte di Perin del Vaga, di ottenere l'incarico di decorare nei Palazzi apostolici la Sala Regia, il salone d'onore che separa la Cappella Sistina e la Cappella Paolina. Non ottenendo la commissione decise allora di tornare a Firenze.
Tuttavia, in un terzo e definitivo soggiorno romano, il successo fu maggiore, quando nel 1552 ebbe l'opportunità di lavorare a palazzo Farnese, luogo prestigioso progettato da Antonio da Sangallo il Giovane e poi dal Buonarroti.
Due anni più tardi portò a termine la decorazione della pala d'altare della Cappella Chigi in Santa Maria del Popolo, raffigurante la Nascita della Vergine, cominciata solo in parte da Sebastiano del Piombo. La cappella racchiude in sé diversi tesori, a partire dal progetto architettonico, concepito da Raffaello, il quale prese ispirazione dal suo maestro Donato Bramante, sino ad una statua di Gian Lorenzo Bernini, situata a destra accanto alla tomba di Agostino Chigi, ricco banchiere senese che qui vi è sepolto, ricordato soprattutto per la sua fastosa villa situata lungo il Tevere, la Farnesina.

Nell'anno 1562 ottenne finalmente, grazie al sostegno della famiglia Farnese e di Pirro Ligorio, architetto di papa Pio IV, l'ambito compito di dipingere un affresco nella Sala Regia, collocato proprio di fronte alla porta d'ingresso della Sistina, tuttavia dopo aver cominciato l'opera lasciò che a portarla a termine fosse l'allievo Giuseppe Porta, sempre in quanto nel lavoro non amava la competizione.
Si spense l'anno successivo e fu sepolto nella chiesa di San Girolamo della Carità, nelle vicinanze di palazzo Farnese.

Riconciliazione di papa Alessandro III e Federico Barbarossa - Francesco Salviati e Giuseppe Porta