Bramante

Né poteva la natura formare uno ingegno più spedito, che esercitasse e mettesse in opera le cose dell’arte, con maggiore invenzione e misura e con tanto fondamento quanto costui.

Introduce così il critico aretino Giorgio Vasari la biografia di Donato Bramante, architetto e pittore fra i maggiori esponenti del Rinascimento.
Nacque nel 1444 a Monte Asdrualdo, oggi Fermignano, nelle Marche, anche se il Vasari ne attesta la nascita a Casteldurante, oggi Urbania, nei pressi di Urbino, uno dei centri culturali più importanti dell'epoca che pochi anni più avanti avrebbe visto nascere Raffaello Sanzio.
Le due città dove lavorò furono Milano, entrando in contatto con Leonardo da Vinci e divenendo l'architetto di Ludovico il Moro, condizionando notevolmente lo sviluppo del Rinascimento lombardo, e in seguito Roma, dove per volontà di papa Giulio II diresse il cantiere per la costruzione della basilica di San Pietro.
Da giovane fu probabilmente allievo di Piero della Francesca e nell'ambiente urbinate conobbe l'architetto Luciano Laurana, di cui viene considerato l'ideale successore, Pietro Perugino, Luca Signorelli, Pinturicchio e Giovanni Santi, padre e primo maestro di Raffaello.
Sarà proprio Bramante, una volta a Roma, a fare il nome del giovane Raffaello a Giulio II, in quanto entrambi di Urbino e legati da parentela. Si dice che grazie al Bramante Raffaello poté inoltre entrare nella Cappella Sistina per ammirare il capolavoro della volta a cui si stava dedicando Michelangelo Buonarroti in totale solitudine, tenendolo nascosto fino a quando non l'avrebbe terminato.
Raffaello fu colpito da tanta meraviglia e decise di omaggiare il rivale nel suo capolavoro Scuola di Atene nelle Stanze Vaticane, ponendolo a mano libera in primo piano nelle vesti del solitario Eraclito. Per ringraziare Bramante, il cui contributo fu fondamentale per il suo successo a Roma, Raffaello aggiunse anch'egli nell'opera. Lo si può infatti vedere nei panni di Euclide, chinato a spiegare un teorema.

Il volto del Bramante, caratterizzato dalla fronte ampia e calva si troverebbe, secondo alcuni studiosi, anche nella volta michelangiolesca, raffigurato come il profeta Gioele, che tiene in mano un cartiglio sul quale legge quello che aveva scritto, ispirato dal Signore, e che ora si sta verificando negli affreschi al centro accanto a lui.

Grazie ai viaggi che lo portarono in Lombardia poté conoscere le opere di Andrea Mantegna e di Leon Battista Alberti, inoltre, a Milano, lavorò in parallelo con il genio di Leonardo da Vinci. Quest'ultimo arrivò nella città nel 1482, solo tre anni dopo il Bramante, e realizzò il capolavoro del Cenacolo tra il 1495 e il 1498 circa. Bramante si recò a Roma nel 1499, quindi immaginiamo sia stato uno dei primi fortunati a visitare l'opera, anche perché lavorò all'ampliamento della chiesa di Santa Maria delle Grazie proprio quando fu deciso di decorare il refettorio.

Il primo lavoro importante di Bramante a Milano fu l'ampliamento della chiesa di Santa Maria presso San Satiro, dedicata al fratello di Sant'Ambrogio, situata nell'attuale via Torino, vero e proprio tesoro nascosto e di rara bellezza. L'artista, che vi lavorò tra il 1479 e il 1483, realizzò uno dei più alti capolavori di cultura prospettica e astrattiva dando vita a un finto abside la cui prospettiva allude a una profondità di venti o trenta metri, ma avvicinandosi l'osservatore scoprirà che è stato fatto con una struttura spessa solo novanta centimetri.

Sostando nell'ampia navata centrale, non appena entrati in chiesa, si ha una percezione unica in quanto sembra davvero di essere dinanzi ad un profondo coro che, come capiamo dalla pianta, in realtà non esiste.

La stessa idea di spazio ricreato illusionisticamente torna in un'altra opera, questa volta pittorica, custodita nella Pinacoteca di Brera e datata intorno al 1487-1490. È il Cristo alla colonna, capolavoro attribuito al Bramante. Il corpo scultoreo di Gesù invade il primo piano e dietro di lui la finestra e la colonna riescono a suggerire l'esistenza di un grande ambiente in cui si svolge la scena.
Negli stessi anni Leonardo indagava le potenzialità espressive dei movimenti del corpo e delle espressioni del volto; Bramante arricchì il quadro di dettagli di sorprendente naturalismo, come il braccio sinistro stretto da una corda, e dipinse un viso che emoziona l'osservatore per l'intenso sguardo e il particolare meraviglioso delle lacrime trasparenti.

Durante il soggiorno milanese, Bramante esercitò anche la sua passione letteraria presso l'ambiente di corte. Delle sue composizioni rimane un piccolo canzoniere costituito da venticinque sonetti principalmente di tipo amoroso, seguendo lo stile di Francesco Petrarca, ed altri di tono ironico e biografico.

Intorno al 1492 Bramante progettò l'ampliamento di Santa Maria delle Grazie, inserendovi un coro di dimensioni imponenti, a pianta centrale, costituito da tre absidi semicircolari, al cui centro si erge la cupola, la più alta costruita dopo quella di Santa Maria del Fiore a Firenze.
L'impianto tipicamente centrale del coro evidenzia i legami che uniscono l'opera del Bramante alla concezione architettonica di Leonardo da Vinci, testimoniata da una serie di disegni.

A seguito della crisi politica che investe Milano, Bramante, come molti altri artisti, lasciò la città per recarsi a Roma. Qui progettò, verso il 1503, il tempietto di San Pietro in Montorio, mostrando una notevole capacità nel controllo di temi architettonici di piccole dimensioni. I committenti erano i Reali di Spagna, Ferdinando ed Isabella, i quali volevano dare una nuova sistemazione al luogo in cui la tradizione ambientava il martirio di San Pietro, cioè sul Gianicolo, all'interno del convento di San Pietro in Montorio. L'architetto elaborò una soluzione che inseriva un tempietto all'interno di un cortile circolare munito di un portico colonnato. L'opera, esclusivamente celebrativa, si pone come tramite tra il mondo classico pagano e quello rinascimentale cattolico.

L'architetto elaborò una soluzione che inseriva un tempietto all'interno di un cortile circolare munito di un portico colonnato. L'opera, esclusivamente celebrativa, si pone come tramite tra il mondo classico pagano e quello rinascimentale cattolico, divenendo un modello, oltre che architettonico, anche pittorico, si pensi infatti allo splendido Sposalizio della Vergine di Raffaello.

Studio del tempietto del Bramante - Federico Barocci - Firenze, Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi

Nello stesso periodo salì al soglio di Pietro Giulio II della Rovere, papa fondamentale per la storia dell'arte di Roma, che decise di iniziare i grandi lavori di ricostruzione della basilica di San Pietro. Nel 1505 il pontefice affidò la direzione dei lavori proprio a Bramante che, superando il confronto con l'architetto di fiducia del papa, Giuliano da Sangallo, divenne il più importante architetto dell'epoca.
L'opera impegnò Bramante sino alla sua morte, avvenuta nel 1514, quando come successore fu chiamato Raffaello.
L'architettura del Bramante ha la caratteristica di sperimentare idee di progetto e soluzioni decorative sempre nuove. Un suo aspetto tipico è il cercare di unire nel suo insieme stili diversi. Ciò rendeva molto complessa la realizzazione degli edifici e non a caso la gran parte delle opere dell'architetto sono incompiute. Spesso non vi erano committenti disposti a sostenere idee così difficili e innovative, ma sembra che Bramante non si preoccupasse della concreta attività costruttiva in quanto voleva dare vita a imprese sempre nuove e innovative.
Per la basilica di San Pietro elaborò un progetto a croce greca con un'enorme cupola centrale ispirata a quella del Pantheon e quattro più piccole intorno. Sebbene il progetto fu abbandonato dai suoi successori, a partire da Raffaello, in favore di una basilica a croce latina, immutati rimasero il diametro della cupola michelangiolesca e le dimensioni della crociera, il luogo dove vi è l'altare, punto d'incontro tra la navata centrale e il transetto.
I progetti bramanteschi influenzarono molto dunque lo sviluppo dell'edificio e nonostante la basilica sia stata realizzata dal genio immenso di Michelangelo, si può dire che il Bramante e papa Giulio II furono i due veri ideatori del capolavoro che oggi possiamo vedere.

Note

Le foto del Cenacolo e di Santa Maria delle Grazie sono state scattate nel maggio 2021, mentre quella di San Satiro nel giugno 2021.

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