Eraclito

Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima: così profonda è la sua essenza.

Vissuto tra il VI e il V secolo a.C., Eraclito nacque ad Efeso, la più importante città ionica dell'Asia Minore dopo la distruzione persiana di Mileto, e proveniva da una nobile famiglia i cui antenati avevano regnato sulla città. Tuttavia preferì sottrarsi agli impegni pubblici rinunciando in favore del fratello alle funzioni sacerdotali e ai privilegi che gli spettavano di diritto.
Filosofo enigmatico e difficile da comprendere, il cui pensiero fu definito da Socrate profondo quanto le acque dell'isola di Delo, mentre Aristotele lo chiamò "l'oscuro", Eraclito è un pensatore solitario, emarginato e incompreso, proprio come lo raffigurò Raffaello Sanzio nella meravigliosa Scuola di Atene dando al suo volto le fattezze di Michelangelo Buonarroti.

Le prime manifestazioni di un'esigenza di ricerca razionale della verità si collocano proprio nelle colonie greche dell'Asia Minore e sono rivolte tanto allo studio della natura quanto alla ricostruzione delle azioni compiute dagli uomini. Nascono così forme di pensiero e di indagine che danno origine alla filosofia e alla storiografia. Queste discipline, favorite dallo sviluppo della società democratica all'interno della pòlis, adottarono la prosa come mezzo di elezione, in sostituzione della poesia; Eraclito scelse infatti sempre la prosa per esprimere il proprio pensiero.

Così come i filosofi a lui precedenti, anche Eraclito individua un principio primo o archè, vale a dire l'origine, la forza che domina il mondo, da cui tutto proviene e a cui tutto tornerà. Per il filosofo questo è il fuoco, le cui trasformazioni danno luogo a tutte le cose che esistono. All'idea del soffio vitale del fuoco, da cui tutto ha origine, Eraclito affianca quella di un ordine che regola l'eterno movimento del mondo nel suo divenire; un principio cosmico che sembra assumere connotati divini. Esiste un solo universo che è nato dal fuoco e di nuovo nel fuoco arderà, secondo una visione ciclica del cosmo che in età contemporanea sarà sostenuta e ampliata dal tedesco Friedrich Nietzsche.

Citato da Dante tra gli spiriti magni del Limbo, nel Canto IV dell'Inferno, Eraclito è spesso raffigurato nell'arte mentre piange, in opposizione a Democrito che ride, si veda per esempio il dipinto di Donato Bramante nella Pinacoteca di Brera di Milano. Ciò è dovuto al diverso pensiero dei due filosofi; Eraclito è infatti sprezzante nei confronti dei suoi concittadini, di cui condanna la mollezza, mentre Democrito ride delle vane preoccupazioni degli uomini e prende la vita con leggerezza.
La complessità del pensiero di Eraclito è accentuato da uno stile prosastico caratterizzato da scelte ritmiche e retoriche volte a conferire solennità al testo; l'oscurità del filosofo è dunque con molta probabilità intenzionale.

Ricorrente nel suo filosofare è la distinzione fra desti e i dormienti: coloro che dormono sono la maggioranza, la gente comune, mentre i desti sono i filosofi, in grado di indagare la profondità dell'anima e avvicinarsi alla verità. Il pensiero eracliteo è quindi aristocratico e può apparire presuntuoso in quanto definisce la maggior parte degli uomini superficiali, poiché tendono a dormire in un sonno mentale profondo che non permette loro di comprendere le leggi autentiche del mondo circostante.

Fondamentale nel pensiero di Eraclito è infine il concetto di divenire: a lui è infatti attribuito il concetto di panta rei, ossia che tutto scorre senza mai fermarsi, proprio come in fiume dove le acque non potranno mai essere le stesse in un preciso tratto del fiume. Il mondo è dunque in continua trasformazione e non c'è mai un momento che è uguale all'altro.

"Non è possibile scendere due volte nello stesso fiume"