Domenico Fontana

Domenico Fontana in un ritratto di Federico Zuccari.

Architetto e urbanista attivo a Roma nella seconda metà del Cinquecento, un periodo fondamentale per la storia artistica della città, Domenico Fontana, fratello minore di Giovanni Fontana, proveniva dall'odierno Canton Ticino, in Svizzera, dove nacque nel 1543.

Intorno al 1570 entrò al servizio del cardinale Felice Peretti, futuro papa Sisto V. Il pontefice decise nel 1586 di spostare al centro di piazza San Pietro il grande obelisco che ancora oggi ne è il cuore simbolico e prospettico. Il Fontana ne avrebbe seguito il trasporto e l'innalzamento, in uno dei progetti di ingegneria più complessi e spettacolari mai concepiti.
Considerando la lunghezza della pietra, più di venticinque metri, e il peso di trecento tonnellate, l'impresa, che sarebbe difficile anche ai nostri giorni, richiese quattro mesi di tempo, impiegando ben novecento operai e un numero imprecisato di animali da soma, come mostra un dipinto del percorso dei Musei Vaticani.

Scrive il francese Stendhal nelle pagine di Passeggiate romane: «Nel 1586, quasi un secolo prima della costruzione del colonnato, Sisto V fece porre l'obelisco dove lo si vede oggi. Il trasporto costò 200.000 franchi e fu eseguito dall'architetto Fontana, per mezzo d'un meccanismo molto ingegnoso, che oggi nessuno saprebbe inventare, né forse imitare».

Originariamente l'obelisco, che ha oggi più di tremila anni, era situato sul fianco sinistro della basilica di San Pietro, dove anticamente sorgeva il circo di Nerone, proprio nel luogo in cui sarebbe stato crocifisso San Pietro, assistendo dunque al martirio dell'apostolo.

Della grande opera il Fontana fece un resoconto nel libro Della trasportazione dell'obelisco Vaticano, datato 1590. Lo stesso Giovan Pietro Bellori nelle Vite - straordinaria raccolta che consacrò il suo autore quale critico d'arte più eminente del XVII secolo - introduce la biografia dell'architetto ricordando questa sua caratteristica di decoratore delle principali piazze romane, per volontà della committenza papale, attraverso l'inserimento degli obelischi come elementi di completamento e di perfezione geometrica, fatica che conferì eternità alla sua esistenza: «Domenico Fontana fu architetto molto celebre per l'erezzione de gli obelischi, onde acquistossi eterna fama; percioché la novità e la difficoltà di tale impresa, dopo mille e duecento anni senza essempio ed insegnamento, e da gli Egizzii stessi autori di sì stupende moli riputata grandissima, faceva trepidare li moderni architetti ed aveva ritardato la magnificenza de' sommi pontefici in farle risorgere dalle rovine di Roma».
Gli altri obelischi di cui si occupò dell'innalzamento furono quelli di San Giovanni in Laterano, di Santa Maria Maggiore e di piazza del Popolo. Quest'ultimo, l'obelisco Flaminio, qui in un'incisione settecentesca di Giuseppe Vasi, si erge in una delle piazze più note di Roma, che al tempo di Fontana costituiva anche uno degli ingressi principali nella città, tanto che Goethe, nel suo Viaggio in Italia, scrisse: «solo quando passai sotto Porta del Popolo seppi per certo che Roma era mia».
La piazza verrà poi completata con le chiese gemelle, i cui lavori, su progetto di Carlo Rainaldi, proseguirono sotto la direzione di Gian Lorenzo Bernini e dell'allievo Carlo Fontana.

Per la basilica di San Pietro collaborò inoltre con l'architetto Giacomo della Porta all'impresa della realizzazione della cupola, portando a termine il rivoluzionario progetto immaginato dal genio di Michelangelo Buonarroti.

A seguito della morte del suo mecenate Sisto V si trasferì a Napoli, mentre a Roma suo nipote Carlo Maderno venne incaricato di portare a termine il cantiere della basilica di San Pietro con l'allungamento longitudinale della pianta e la realizzazione della facciata.

Uno dei suoi ultimi lavori romani fu la facciata della bellissima Chiesa di San Luigi dei Francesi, situata tra il Pantheon e piazza Navona, su progetto di Giacomo della Porta, al quale si affiancò in qualità di capomastro. L'elegante chiesa, che qui vediamo in un'incisione seicentesca di Giovanni Battista Falda, custodisce nella Cappella Contarelli tre dipinti di Caravaggio.

Bibliografia

  • Arte in primo piano. Manierismo, Barocco, Rococò - Giuseppe Nifosì - Editori Laterza
  • Roma barocca - Gerhard Wiedmann - Jaca Book
  • Le Vite de' pittori, scultori e architetti moderni - Giovan Pietro Bellori - Einaudi
  • Passeggiate romane - Stendhal - Garzanti
  • Viaggio in Italia - Goethe - Mondadori