Caravaggio

Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell'equilibrio che regola l'universo tutto.
In questa magia l'anima mia risuona dell'Unico Suono che mi riporta a Dio.


Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, nacque a Milano il 29 settembre 1571, nel giorno di San Michele arcangelo.

È oggi il pittore più conosciuto e più amato dal pubblico; più di Leonardo da Vinci, nonostante la fama della sua Gioconda e del Cenacolo, di Michelangelo Buonarroti, pur contando gli affreschi della Cappella Sistina e l'eternità della sua scultura, e di Raffaello Sanzio, la cui divina pittura delle Stanze Vaticane venne osannata per secoli e considerata insuperabile.

Caravaggio attrae per la vita tormentata, avventurosa, tenebrosa e misteriosa, in un contesto a cavallo tra Cinque e Seicento in cui l'uomo è profondamente smarrito in quanto prende coscienza di non essere più misura di tutte le cose. Il suo mondo non è al centro dell'Universo e Dio appare lontano, irraggiungibile; ci si chiede allora quale sia il Suo posto nel cosmo, nella natura e nell'esistenza degli uomini. Queste incertezze, queste domande, sono simili a quelle dei nostri giorni e Caravaggio se le pone costantemente, forse per tale motivo lo sentiamo così vicino.

La sua vita è segnata da momenti cupi ed episodi drammatici; le tenebre hanno cercato di rapire la sua anima, di condannarla, ma attraverso l'arte Caravaggio ha cercato la pace, Dio, ed ecco che nonostante la precoce morte in fuga, la fama di uomo violento, possiamo credere che quella luce, caratteristica dei suoi quadri, sia entrata in lui come una rivelazione improvvisa di chi scopre un mistero più grande, respingendo la disperazione e arrivando alla salvezza. In tal senso un'opera emblematica per capirne la personalità e l'intera produzione è Vocazione di San Matteo, custodita presso la chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.

Penso che non ci sia niente nelle tenebre e ci sia tutto nella luce...
Scelgo la luce.

Il bagliore e le tenebre, il momento della salvezza, una chiamata verso l'eterno che inonda il cuore di luce e salva dall'oscurità.
Per Caravaggio questo meraviglioso dipinto ha un significato privato, in una vera e propria partecipazione emotiva e soggettiva che rende l'opera unica per l'intensità dell'istante raffigurato e perché in essa ritroviamo l'anima del pittore, la sua vita.
Scrive l'evangelista Marco: Nel passare, Gesù vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte e gli disse «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì.

Con questo gesto comincia una nuova esistenza per Matteo, un pubblicano chiamato Levi, un esattore delle tasse, un qualunque peccatore che viene improvvisamente e inaspettatamente chiamato da Gesù, il Messia, che addirittura decide di recarsi a casa sua a mangiare.
Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».

Attraverso un dettaglio custodito nell'opera possiamo capire subito chi è stato uno dei modelli di riferimento per Caravaggio, quale strada avesse deciso di intraprendere per coltivare la propria vocazione artistica, quale il suo principale maestro. La mano di Gesù, che richiama l'attenzione di Matteo, riprende infatti con evidenza la mano di Adamo al centro della volta della Cappella Sistina, vertice della storia dell'arte e del genio di Michelangelo, un autore a cui Caravaggio doveva sentirsi particolarmente vicino non solo nello stile ma anche nell'essere incompreso e rifiutato, per il modo di vivere intimamente la fede, con inquietudine e passione, proprio come i loro caratteri.

Sulla corretta identificazione dell'apostolo si è quasi certi che sia l'uomo con la barba che guarda Gesù come a chiedergli stupito se sia veramente lui che sta chiamando, indicando se stesso con la mano, ma l'unicità di Caravaggio apre la strada ad altre ipotesi. Il gesto della mano, con cui sembra poter indicare anche qualcun altro, potrebbe avanzare l'ipotesi che Matteo non si accorga nemmeno di quella salvifica chiamata, perché concentrato nel contare i soldi, e che quindi si tratti del giovane seduto a capotavola.

Sono gli infiniti misteri di un genio ribelle di cui non si finirà mai di scrivere e di scoprire, di un artista la cui rapidissima e sfolgorante carriera comincia da questa chiamata personale, perché per Caravaggio la pittura, anche religiosa, è sentimento e, soprattutto, identificazione.

Correva l'anno 1600 quando fu realizzata l'opera, capolavoro che convenzionalmente sancisce l'inizio dell'epoca del Barocco, quando per decorare la cappella Contarelli, grazie al sostegno del cardinale Del Monte, venne fatto il nome di un promettente pittore lombardo di ventotto anni: Michelangelo Merisi, da quel momento divenuto il Caravaggio.

Così l'evangelista Giovanni: Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.

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