Jacopo Barozzi da Vignola

Il genio architettonico di Michelangelo Buonarroti non trovò subito dei continuatori capaci di approfondire le tematiche e i progetti da lui concepiti, tuttavia architetti come Giacomo Della Porta e Domenico Fontana riuscirono a portare a termine l'immensa cupola della basilica di San Pietro e a dire vita a molte altre opere eccellenti che hanno reso Roma la meravigliosa città che oggi vediamo.
Il successore per così dire ufficiale del Buonarroti fu Jacopo Barozzi, noto come il Vignola per la città di provenienza, in provincia di Modena, che fu incaricato di continuare alcuni lavori lasciati incompiuti da Michelangelo, tra cui Palazzo Farnese e la stessa San Pietro.
La fabbrica della basilica subì però un ventennio di quasi totale interruzione a seguito della morte di Michelangelo nell'anno 1564, il quale era riuscito ad impostare per sempre la struttura che conosciamo, sino a quando Carlo Maderno portò a termine la facciata allungando la navata in una pianta longitudinale.
Durante questi anni il Vignola, affiancato da Pirro Ligorio, si occupò della progettazione delle due cupole minori, aventi essenzialmente funzione ornamentale, situate ai lati del capolavoro di Michelangelo, che, come mostra un disegno, ne aveva immaginato forma e dimensioni.

A partire dal 1568 il Vignola si occupò del progetto della Chiesa del Gesù, della quale non vide però mai la fine spegnendosi nell'anno 1573. I lavori, che all'inizio erano stati avviati dal Buonarroti, proseguirono sotto la direzione di Giacomo Della Porta, il quale diede vita alla bellissima cupola e alla facciata, qui mostrate in un'incisione seicentesca di Giovanni Battista Falda.

Doveva essere dunque impresa estremamente difficile quella di farsi largo nel mondo architettonico tenendo conto della gigantesca ombra del talento michelangiolesco, che inevitabilmente incombeva su chi veniva incaricato di portarne a termine i progetti, che non potevano deludere le aspettative ed essere all'altezza del suo genio. Sarà così sino a Gian Lorenzo Bernini, probabilmente il primo e l'unico capace di eguagliare per purezza e morbidezza di forme la scultura del Buonarroti, ma anche la sua capacità di concepire disegni e progetti che mai la mente umana aveva anche solo immaginato, veri e propri palcoscenici teatrali.
Tuttavia il Vignola poté esprimere la propria creatività senza il confronto con Michelangelo nella costruzione della Villa Farnese di Caprarola, prendendo il posto di Baldassarre Peruzzi e Antonio da Sangallo il Giovane. I due architetti toscani furono incaricati tra il 1520 e il 1523 dalla nobile famiglia Farnese di progettare una fastosa residenza al centro dei loro possedimenti, a Caprarola, in provincia di Viterbo. Il prestigio della famiglia crebbe ulteriormente con l'elezione al soglio di Pietro di papa Paolo III nel 1534.
A questi artisti si deve con ogni probabilità l'idea della pianta pentagonale, schema assai diffuso nella costruzione di fortezze. Al centro dell'edificio si trova un grande cortile circolare del diametro di venti metri, che Vignola concepì su due piani.

A seguito della morte del pontefice nel 1549 i lavori furono sospesi per una decina d'anni, quando venne chiamato il Vignola, che vi si dedicò per tutta la vita. A lui va attribuito il grande merito di trasformare lo stile difensivo di quella che era una fortezza tipica delle dimore signorili situate in campagna in un imponente e lussuoso palazzo rinascimentale, residenza estiva della famiglia. Così le terrazze e le lunghe scale sembrano andare incontro al paesaggio circostante integrandosi con esso in modo armonioso.
Per la decorazione degli interni furono invece chiamati i migliori pittori attivi in quegli anni a Roma, tra cui Taddeo e Federico Zuccari.

La villa in un'incisione settecentesca di Giuseppe Vasi.

Quando il Vignola morì il palazzo era quasi del tutto completato, degna conclusione per la vita di un artista che non si era mai fermato pur di poter esprimere le sue migliori qualità, costanza che gli valse poi la sepoltura nel Pantheon, non lontano da uno dei più grandi geni della storia dell'arte, Raffaello Sanzio.