Baldassarre Peruzzi

Nato a Siena nel 1481, è stato architetto e pittore, figura fondamentale del Rinascimento e della Roma di Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti.
Sostenuto dal potente concittadino Agostino Chigi, banchiere che all'inizio del Cinquecento era tra gli uomini più ricchi d'Europa, si trasferì a Roma, città che viveva un periodo artistico straordinario grazie a figure come Bramante e Raffaello, i quali lo influenzarono notevolmente.
Il suo mecenate gli affidò il progetto di costruzione di Villa Farnesina, la sua villa sul Tevere. L'edificio doveva essere diretta emanazione del suo potere e delle sue ricchezze e le decorazioni un omaggio all'amata Francesca Ordeaschi, per questo il banchiere decise di affidare l'opera all'amico architetto e i dipinti alla bottega più prestigiosa dell'epoca, quella di Raffaello. Quest'ultimo, insieme ai suoi allievi, tra cui Giulio Romano, vi realizzò capolavori come il Trionfo di Galatea e la Loggia di Psiche.

Il Peruzzi si occupò nella villa anche di alcuni affreschi, come il soffitto della Sala di Galatea, dove rappresenta un complesso schema in cui è stato riconosciuto l'oroscopo del committente, e la Sala delle Prospettive, vero e proprio capolavoro in cui a fatica si riesce a distinguere il vero dall'illusione. Il loggiato, opera pittorica, sembra infatti affacciato su una bellissima vista in cui si scorgono dei paesaggi romani.

A partire dal 1520, alla morte di Raffaello, Baldassarre Peruzzi divenne, insieme ad Antonio da Sangallo il Giovane, architetto della basilica di San Pietro. Svolse l'incarico sino al 1536, quando morì, con l'interruzione di quattro anni, dal 1527 al 1531, dovuta al Sacco di Roma. Il lavoro venne poi proseguito dal genio di Michelangelo.

Baldassarre Peruzzi e Raffaello, uniti nella realizzazione di Villa Farnesina, riposano oggi insieme nel Pantheon, non lontani l'uno dall'altro. Scrive Giorgio Vasari che morì vecchio e in povertà in quanto doveva mantenere una numerosa famiglia. Probabilmente venne avvelenato da dei rivali, ma alla morte fu pianto da molti amici e parenti e gli venne data una degna sepoltura. La sua fama, conclude il Vasari, fu maggiore da morto che in vita.


Note

Le fotografie sono state scattate durante il mio viaggio a Roma nel febbraio 2019.