Camille Pissarro
Beati coloro che vedono le cose belle in luoghi umili dove invece altre persone non vedono nulla.
Nato nel 1830 da una famiglia di commercianti francesi, Camille Pissarro è una delle figure più rilevanti dell'Impressionismo.
Più anziano di Claude Monet e Pierre-Auguste Renoir di una decina d'anni, fu l'unico pittore a partecipare a tutte le mostre del gruppo impressionista, riuscendo ad avvicinare al movimento autori come Paul Cézanne, Paul Gauguin e Vincent Van Gogh.
Proprio Cézanne, con cui fu legato da una sincera amicizia, lo definì un uomo "umile e colossale", sempre disponibile a dare consigli e insegnamenti ai più giovani, cercando costantemente di tenere unito il gruppo. Fu sempre considerato dai suoi compagni un uomo di grande levatura morale, privo di ambizioni personali, povero per scelta, umile di fronte alla natura, la sua vera passione, alla quale dedicò l'intera produzione.
L'amore per la natura nacque quando nel 1855 si trasferì a Parigi, entrando in contatto con Jean-Baptiste-Camille Corot e gli altri pittori della Scuola di Barbizon. Il dipinto Foresta, datato 1870, mostra con evidenza l'influenza della pittura di paesaggio, realizzata nel pieno contatto con la natura. Sotto questo aspetto è importante sottolineare la permanenza in Inghilterra di questo periodo, dove ammirò le opere di John Constable e William Turner.
Inoltre si accostò alle nuove idee realiste di Gustave Courbet e all'arte di Jean-François Millet, solito raffigurare la semplice vita quotidiana dei contadini.
Vicina alla produzione di Cézanne è l'opera I tetti rossi, del 1877, in cui l'effetto di profondità è costruito da una sovrapposizione delle forme, le quali sono costruire dalle pennellate di colore.
Gli alberi secchi in primo piano e i colori della vegetazione mostrano un paesaggio autunnale in cui sono raggruppate delle abitazioni caratterizzate dal rosso acceso dei tetti che cattura immediatamente lo sguardo dell'osservatore.
La bravura di Pissarro era quella di riuscire a mostrare la bellezza della semplicità. La pastorella, datata 1881, è una delle sue prime opere che mostra un soggetto; il paesaggio viene infatti relegato a puro sfondo naturalistico. I colori sono vivaci ad indicare la serenità del momento di riposo e stesi a piccoli tocchi; un abile gioco di luci disegna le ombre e modella il corpo della giovane.
L'attenzione dell'artista si sposta dunque sui pensieri e le azioni dell'uomo, seguendo probabilmente l'influenza di Edgar Degas che in quegli anni cercava di cogliere i gesti naturali delle sue ballerine.
Il suo stile rasserenante e suggestivo dei paesaggi rurali e urbani trova la massima espressione in un dipinto del 1898 intitolato Avenue de l'Opéra, il suo capolavoro. L'opera fu realizzata dalla finestra della sua camera d'albergo che si affacciava proprio sulla strada che conduceva al celebre teatro parigino.
Riguardo al quadro scriveva al figlio: "Forse non è un soggetto troppo estetico, ma sono affascinato dall'idea di poter ritrarre queste strade di Parigi, che si è soliti definire sporche, ma che sono così argentee, così luminose e così piene di vita, è veramente moderno!"
A questo tema, a lui tanto caro, dedicò quindici dipinti, riprendendo la strada illuminata dalla luce del sole al mattino, nel pomeriggio, sotto la pioggia e la neve.
Dolce è immaginare di poter incontrare in questo dipinto, che sembra aver fermato il tempo, nel punto dove la folla si confonde per la strada che porta all'Opéra, i più grandi pittori e compositori dell'epoca, protagonisti della città che in quegli anni si affermava come la capitale europea artistica e culturale. Dagli Impressionisti al poeta Charles Baudelaire, che più di tutti aveva descritto la condizione del perdersi nella libertà e nella solitudine della folla, sino a Giuseppe Verdi, sono davvero tante le anime i cui pensieri vagarono nella confusione di queste strade troppo grandi per un sensibile come Fryderyk Chopin che alcuni anni prima incantava i salotti privati dell'alta società. È bello poterlo pensare, grazie alla tela di Pissarro, camminare elegante nel suo vestito, magari per recarsi a trovare l'amico Eugène Delacroix, con i suoi guanti bianchi e il pensiero rivolto a nuove note a cui dare vita al pianoforte, rifugio della sua anima. Lo stesso Vincenzo Bellini, tanto stimato da Chopin, a Parigi era arrivato all'apice della carriera, pronto per giungere sino in fondo a quella strada, componendo per l'Opéra, prima che la fragile salute lo stroncasse giovanissimo.
In un clima notturno invece, nel quartiere di Montmartre, seduto a un tavolino di un caffè, si poteva trovare in quegli anni un pittore bohémien come Henri de Toulouse-Lautrec, in compagnia di un artista solo di passaggio a Parigi, Van Gogh, pronto a cominciare altrove la sua straordinaria carriera. Pissarro ci dà ancora l'idea di tutto ciò con Boulevard Montmartre di notte, datato 1897, in cui l'affollato viale parigino illuminato dalle luci elettriche dei lampioni e dei locali, è pieno di carrozze che attendono l'uscita degli avventori del Moulin Rouge, locale frequentato e dipinto varie volte proprio da Toulouse-Lautrec.
Pissarro si spense a Parigi nel 1903; un contemporaneo lo descriveva così: "Lo si poteva vedere da mattina a sera, un vegliardo dalla lunga barba bianca, davanti alla finestra [...] e al cavalletto, la tavolozza in mano, un berretto in testa, lo sguardo acuto e sereno".