Paul Cézanne

La luce non è una cosa che si possa riprodurre, ma una cosa che si deve dipingere usando qualcos'altro: i colori.

Paul Cézanne nacque ad Aix en Provence, una cittadina nel sud della Francia, da una famiglia molto agiata grazie alla quale poté ricevere una raffinata istruzione.

Seguì studi classici e divenne grande amico dello scrittore Émile Zola, con cui condivise l’amore per la poesia.

“Paul può anche possedere il genio del grande pittore, ma non avrà mai il genio per diventarlo effettivamente. Il minimo ostacolo lo fa precipitare nella disperazione”.

Questa critica espressa da Zola nei confronti dell’artista rimase valida per tutta la sua vita e la sua carriera.

Cézanne viveva solo per la pittura; fu la sua unica passione, di fronte alla quale tutto passava in secondo piano. Nel 1862 decise allora di trasferirsi a Parigi, dove incontrò Gustave Courbet e strinse amicizia con Camille PissarroClaude Monet e Pierre-Auguste Renoir.

Le prime opere di Cézanne, che rientrano nel cosiddetto periodo romantico, sono segnate dall’influenza di Eugène Delacroix e da un episodio che travolse l’intera scena artistica europea: nel 1863, al Salon des Refusés, venne esposta La colazione sull’erba di Édouard Manet; quel nudo contemporaneo così scandaloso convinse Cézanne che i tempi erano maturi per creare una nuova arte, fuori da ogni accademismo e da ogni scuola.

I dipinti di questi primi anni di lavoro presentano soggetti carichi di erotismo e sono caratterizzati dall’uso di colori molto accesi.

Le opere degli anni Settanta rientrano nel periodo impressionista, durante il quale Cézanne fu legato soprattutto a Pissarro, suo inseparabile amico, che nel 1874 lo invitò a partecipare alla prima esposizione collettiva del gruppo degli Impressionisti, organizzata nello studio del fotografo Félix Nadar. Cézanne espose tre tele, tra cui La casa dell’impiccato a Auvers, dipinto un anno prima. A questa prima mostra la sua pittura ricevette un’accoglienza molto negativa che lo portò a non presentarsi alla seconda esposizione, tenuta nel 1876; partecipò invece alla terza, nel 1877, portando ben sedici dipinti. L’esito fu però il medesimo.

La casa dell’impiccato mostra allo stesso tempo una relazione con la poetica dell’Impressionismo, come la pittura en plein air e la ricerca della massima luminosità dei colori, ma tuttavia ne appare molto distante.

Il quadro è ottenuto attraverso l’assemblaggio di forme geometriche e non trasmette serenità, gioia, ma un sentimento di solitudine e angoscia, accentuato dall’assenza di personaggi e dall’immobilità della natura.

Il gruppo di case è dipinto con pennellate rapide e a piccoli tocchi, senza ordine prospettico e in assenza di un punto di fuga preciso. L'impasto corposo, i grossi contorni neri e le luci dense non piacquero a Manet, che non apprezzò mai questo caratteristico stile pittorico di Cézanne.

Ancor prima di conoscere il titolo, osservando per la prima volta l’opera capiamo subito che in quella casa, in quelle finestre scure, qualcosa di grave è accaduto e dentro di noi ci pervade il presagio di una qualche disgrazia.

Tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta, la pittura di Cézanne subì una profonda trasformazione, in quello che è il cosiddetto periodo costruttivo, culminato con il suo capolavoro della maturità, I giocatori di carte.

I quadri di questa fase sono caratterizzati da una tavolozza più chiara, dall'adozione di pennellate brevi e oblique, dall'uso costante delle linee di contorno e da una ricerca di rigore geometrico e di semplicità. La ricerca del pittore aspirò a conquistare quella verità essenziale che l'impressione visiva delle cose non poteva rivelare. Per scoprire l'essenza, la verità nascosta della realtà, bisognava indagare il mondo con l'intelligenza; come a voler dire che sotto l'apparente complessità delle cose esistono dei modelli eterni che l'artista deve rivelare. Questa verità può essere svelata solo grazie alla geometria.

Scriveva Cézanne ad un amico: "Bisogna trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono, il tutto posto in prospettiva, in modo che ogni lato di un oggetto o di un piano si diriga verso un punto centrale".

L'opera che riassume questa sua poetica è I giocatori di carte, datata 1891-1892 e conservata al Museo d'Orsay di Parigi.

Il dipinto raffigura due uomini seduti a un tavolo di un'osteria di paese, impegnati in una partita a carte, tema caro al pittore a cui aveva dedicato altri lavori.

Il contesto di un bar o di un'osteria è tipicamente impressionista, come per esempio Il bar delle Folies-Bergère di Manet o L'assenzio di Edgar Degas.

La concezione generale del dipinto è però lontana dall'Impressionismo: Cézanne non voleva descrivere un episodio, rendere un'impressione, bensì produrre una sintesi della scena, destinata a rimanere nella mente dell'osservatore. La sua attenzione è infatti posta quasi esclusivamente alla composizione dei due soggetti e del tavolo; l'ambiente intorno appare poco rilevante e descritto sommariamente.

Osservando i volti dei personaggi non riusciamo a capire i loro pensieri; niente lascia trasparire qualcosa della loro intima natura. I due giocatori sono seduti secondo una struttura piramidale, divisi dalla bottiglia di vino, e hanno le braccia piegate a formare degli angoli acuti sopra la tavola orizzontale; persino i loro volti appaiono angolosi.

Dipingendo la natura in questo modo Cézanne si impose come uno dei precursori del movimento cubista.

"Vorrei stupire Parigi con una mela".

Cézanne sviluppò un modo completamente nuovo di dipingere gli oggetti nello spazio; celebre è la serie di nature morte, dipinti che il pittore realizzò nell'arco di tutta la sua carriera.

Essi sono più di ogni altro soggetto la sintesi più completa della sua poetica artistica. Ciò perché la frutta, in particolare le mele e le arance, così come gli oggetti che si possono trovare su un tavolo, per esempio vasi e brocche, possono essere facilmente assimilati alle forme del "cubo, cilindro e sfera". Questi lavori appartengono al quarto periodo della sua produzione, quello definito sintetico.

Anche il nudo, così come la natura morta, fu un genere pittorico classico molto amato da Cézanne, a cui dedicò circa duecento studi.

Le grandi bagnanti è la tela più celebre raffigurante tale soggetto, realizzata in sette anni tra il 1899 e il 1906. I corpi femminili, divisi in due gruppi, non intendono richiamare il tema della seduzione, ma si presentano come natura nella natura, disposti seguendo l'andamento degli alberi.

Vera e propria ossessione e per così dire "musa ispiratrice" di Cézanne fu la Montagna Sainte-Victorie, dipinta in una ventina di copie, con varie tecniche e ogni volta da una prospettiva leggermente diversa.

Al contrario di Monet, che realizzava le serie, ossia la ripetizione in più tele di un medesimo soggetto, al fine di studiare i cambiamenti luminosi nell'arco della giornata, Cézanne ricercò in questo luogo a lui tanto caro l'essenza della natura quasi in senso propriamente religioso, in un esercizio tecnico e meditativo dal profondo significato. Data la visione pessimista e l'angoscia che accompagnò l’artista tutta la vita, la sua solitudine e difficoltà nelle relazioni affettuose, pian piano nelle vedute della montagna si è osservato un segno del suo stato d’animo inquieto e della tardiva conversione religiosa.

Traumatica fu la rottura dell’amicizia, durata una vita, con Émile Zola, il quale nel 1886 pubblicò il romanzo L’opera, il cui protagonista è un pittore che vede svanire tutti i suoi sogni e decide di togliersi la vita. Cézanne trova in essa un chiaro riferimento alla sua persona e, profondamente deluso, ruppe ogni rapporto con lo scrittore.

Nel 1906, mentre era assorto nel dipingere en plein air, fu sorpreso da un violento temporale. Ammalatosi di polmonite, la morte lo colse improvvisamente poco tempo dopo, la mattina del 22 ottobre.

Nonostante in vita non ottenne il successo sperato, vendendo una sola tela al pari di Vincent Van Gogh, solo un anno dopo la morte gli venne dedicata una grande mostra commemorativa, che colpì profondamente autori come Pablo Picasso e Amedeo Modigliani.