Pierre-Auguste Renoir

Ritratto di Pierre-Auguste Renoir - Jean-Frédéric Bazille - 1867

"Bazille immortala il collega in un momento di riposo: Renoir, con estrema disinvoltura, siede posando i piedi su una poltrona di vimini. Lo sguardo è assorto, il giovane sogna forse qualche futura composizione. L'abbigliamento ordinario ma curato - giacca nera, pantaloni chiari senza risvolti, camicia bianca, cravatta blu e stivaletti neri - contribuisce alla naturalezza e all'efficace semplicità della composizione". 

Pierre-Auguste Renoir nacque a Limoges, in Francia, nel 1841.

Come altri impressionisti si formò all'Accademia di Belle Arti e frequentò l'atelier del pittore Charles Gleyre, dove ebbe modo di conoscere Claude Monet, Alfred Sisley e Frédéric Bazille.

Renoir fu influenzato dalla pittura di Raffaello Sanzio, da Jean-Auguste-Dominique Ingres che era stato lasciato da parte in questo periodo dagli altri artisti perché considerato accademico, da Gustave Courbet, soprattutto a livello tecnico, ed Eugène Delacroix.

L'opera di Renoir esprime un sincero entusiasmo nei confronti della vita e una capacità di stupirsi come un bambino davanti alle infinite meraviglie del creato, gustandone a pieno la bellezza e trasmettendo questi sentimenti sulla tela; viene infatti ricordato come il pittore della joie de vivre. Il suo accostarsi all'arte fu semplice, voleva dipingere ciò che vedeva di bello in una visione assolutamente anti-intellettualistica.

"Per me, un dipinto deve essere una cosa amabile, allegra e bella, sì, bella. Ci sono già abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a fabbricarne altre. So bene che è difficile far ammettere che un dipinto possa appartenere alla grandissima pittura pur rimanendo allegro. La gente che ride non viene mai presa sul serio"...

Dal 1869 iniziò a ritrarre figure e gruppi colti nella bellezza del quotidiano, in paesaggi pieni di luce, colore e ombre che otteneva con pennellate frammentate.

La Grenouillère, uno dei suoi primi capolavori, segue il pensiero del poeta e critico d'arte Charles Baudelaire secondo cui la pittura doveva rappresentare l'eleganza e l'importanza della realtà quotidiana. "L'eroismo della vita moderna ci circonda e ci avvolge [...] Modernità è tutto quanto è transitorio, fugace, contingente; una metà dell'arte, l'altra metà è l'eterno, l'immutabile"...

Il dipinto fu realizzato insieme all'amico Claude Monet e testimonia il loro sodalizio artistico di grande fecondità. I due pittori collocarono i propri cavalletti l'uno di fronte all'altro e, in poche ore, ciascuno portò a termine una versione di questo paesaggio, realizzato en plein air. Il luogo è un celebre stabilimento balneare dove i nobili parigini erano soliti trascorrere pomeriggi spensierati, nuotando, andando in barca o godendosi l'aria fresca della bella giornata. La sensazione che proviamo è infatti la serenità di una giornata di vacanza, elemento che differenzia il dipinto con quello di Monet, meno luminoso e più sintetico, in cui le figure sono meno delineate.

Renoir tornò spesso a dipingere questo soggetto, sempre con lo stesso stile in grado di cogliere l'impressione di un momento quasi come una fotografia e da qui realizzò molte altre tele raffiguranti la modernità e la gioia del vivere.

"Com'è difficile capire nel fare un quadro qual è il momento esatto in cui l'imitazione della natura deve fermarsi. Un quadro non è un processo verbale. Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per andarci a spasso".

Alla prima mostra impressionista, datata 1874 e tenutasi nello studio fotografico di Félix Nadar, Renoir presentò due tele: Il palco e La ballerina. L'esposizione non ebbe successo, ma fu un passo fondamentale per l'affermarsi di questo movimento, e se Monet veniva stroncato dalla critica, a Renoir si riconosceva un certo ingegno: "Peccato che un pittore che ha una certa dimestichezza con il colore, non disegni meglio".

Il palco mostra un uomo e una donna vestiti con eleganti abiti da sera in un palco di teatro, lasciando intuire lo spettacolo più vasto che si sta svolgendo intorno.

La ballerina raffigura una giovanissima danzatrice in posa da ballo con lo sguardo rivolto allo spettatore. La giovane, che indossa le scarpette da ballo e il classico tutù di tulle bianco, è avvolta da uno sfondo indefinito.

Nel 1876, alla seconda mostra impressionista, espose Nudo al sole, un dipinto che sintetizza le idee del gruppo. Chiazze di luce e colore avvolgono il sensuale corpo di una ragazza immersa nella vegetazione.

La critica fu scandalizzata dall'opera: "Cercate di spiegare al signor Renoir che il torso non è un ammasso di carne in stato di decomposizione, con quelle macchie verdi, violacee, che denotano lo stato di completa putrefazione di un cadavere".

"Dispongo il mio soggetto come voglio, poi mi metto a dipingerlo come farebbe un bambino. Voglio che il rosso sia sonoro e squillante come una campana, quando non ci riesco aggiungo altri rossi ed altri colori finché non l'ottengo. Non ci sono altre malizie. Non ho regole né metodi; chiunque può esaminare quello che uso o guardare come dipingo, e vedrà che non ho segreti. Guardo un nudo e ci vedo miriadi di piccole tinte. Ho bisogno di scoprire quelle che fanno vibrare la carne sulla tela. Oggi si vuole spiegare tutto. Ma se si potesse spiegare un quadro non sarebbe più arte. Vuole che le dica quali sono, per me, le due qualità dell'arte? Dev'essere indescrivibile ed inimitabile... L'opera d'arte deve afferrarti, avvolgerti, trasportarti".

Renoir partecipò anche alla terza mostra impressionista del 1877, in cui espose un dipinto considerato il suo più alto capolavoro, Bal au Moulin de la Galette. La tela, dimostrazione della piena maturità stilistica del pittore, ha le dimensioni di quelle del Salon, ma il suo tono spensierato e il clima festoso offre una visione ottimistica della vita e lo stesso Renoir sapeva bene quanto fosse difficile che un quadro allegro ottenesse lo stesso successo di quelli impegnati e pieni di significati. Nonostante ciò era solito affermare che "un dipinto può essere grande pur essendo gioioso" e quest'opera ne è la dimostrazione.

L'artista volle raffigurare uno spaccato di vita mondana della Parigi contemporanea, trovando nel Moulin de la Galette il soggetto che cercava. In una piccola piazza situata sulla collina di Montmartre, presso un locale molto amato dalla gioventù dell'epoca, ottenuto dalla ristrutturazione di due mulini a vento abbandonati, una folla è ritratta gioiosa mentre trascorre un pomeriggio chiacchierando e danzando.

La composizione si svolge dal primo piano, in cui vediamo delle persone sedute a tavola, verso lo sfondo, dove numerose coppie stanno ballando. Il movimento della folla è reso da una serie di linee curve e la sovrapposizione delle figure rende l'impressione della moltitudine di gente. L'occhio dell'osservatore viene indirizzato verso lo sfondo dalla disposizione della folla. I personaggi tagliati alle estremità del dipinto vogliono far sembrare che l'azioni continui oltre i limiti della cornice. L'opera, realizzata in studio e non sul posto, prendendo gli amici come modelli, sconcertò il pubblico per gli innovativi effetti di luce.

Straordinario è come possiamo immaginarci e quasi udire il ritmo della musica suonata, le risate e il chiacchierare della gente solo osservando il dipinto.

L'opera è simile, nelle sue caratteristiche, a Musica alle Tuileries di Édouard Manet; entrambe raffigurano un momento di svago della nobile società parigina, ma se in Renoir notiamo un clima sereno di totale spensieratezza, nella pittura di Manet la folla assume invece il significato della poetica di Baudelaire, per il quale immersi nella confusione di una grande città si sperimenta la condizione dell'anonimato, simile alla perfetta libertà, a cui consegue, però, l'angoscia di non esistere e lo smarrimento più assoluto della solitudine.

La carriera di Renoir fu inaspettatamente agevolata dall'amicizia con il giovane collezionista Georges Charpentier, editore, tra gli altri, di Émile Zola. Sua moglie era una delle padrone di casa più in vista di Parigi; il suo salotto era frequentato da scrittori, musicisti e pittori. Renoir, richiesto dalla signora come pittore personale, prese parte così dell'ambiente colto della borghesia parigina.

Madame Charpentier con le figlie, del 1878, raffigura la signora Charpentier nel proprio salotto seduta in compagnia delle sue bambine. Pur non avendo nulla dei ritratti ufficiali del periodo, il dipinto fu accettato al Salon grazie al sostegno della donna.

Realizzato pochi anni dopo Bal au Moulin de la Galette, nel 1880 - 1881, La colazione dei canottieri ne rappresenta per certi versi una continuazione pur raffigurando un tema differente. Il dipinto, uno dei capolavori più celebri dell'artista, fu uno degli ultimi prima del decisivo viaggio in Italia e del conseguente cambiamento di stile.

Nell'opera si possono infatti individuare con più facilità i volti dei personaggi, conoscenti, amici pittori, ricchi borghesi e persino l'amata Aline Charigot, sua futura moglie, seduta con un cagnolino tra le mani. La donna al centro del gruppo di figure che regge un bicchiere in mano e guarda verso l'osservatore, apparendo estraniata dal contesto, è Ellen Andrée, un'attrice già modella di Édouard Manet e di Edgar Degas nel dipinto L'assenzio.

La scena è ambientata nella veranda del ristorante La Fournaise, presso Chatou, un paesino sulla Senna, nelle vicinanze di Parigi. Il locale era frequentato abitualmente dai canottieri, i quali amavano pranzarvi in compagnia dopo essere andati in canoa.

Renoir fece posare i suoi amici e realizzò una serie di bozzetti, concludendo il quadro in studio. Il risultato fu un'opera apprezzata anche dalla critica per la grande complessità. Vi è infatti una raffigurazione della società francese contemporanea e la presenza di tre generi artistici tradizionali: la pittura di paesaggio, la natura morta e  il ritratto.

L'atmosfera è gaia e serena e i dettagli fanno la differenza: pochi tocchi sapienti realizzano una splendida natura morta composta dalla frutta, dalle briciole sulla tovaglia, dai tovaglioli spiegazzati, dalle bottiglie e dai bicchieri.

Aline Charigot, conosciuta nel 1880, divenne modella e compagna di Renoir, restandogli accanto nei momenti felici e di difficoltà, quando il pittore decise di percorrere un'altra strada rispetto l'Impressionismo. Fu l'amore della sua vita. Dai lunghi capelli rossi, l'incarnato chiaro e i lineamenti delicati, era una ragazza semplice, di umili origini e, per sua stessa ammissione, completamente ignorante nel campo dell'arte. "Quando dipingeva, anche se non capivo nulla, mi incantava", racconta la donna riguardo all'innamoramento per quel pittore taciturno che viveva per l'arte. Renoir non era un intellettuale, dipingeva per passione e non amava parlare troppo di pittura; si dice che quando i suoi amici si riunivano al tavolino di un caffè in interminabili discussioni, lui se ne stesse assorto nei suoi pensieri, ascoltandoli distrattamente.

Aline non amava la vita mondana parigina, ma Renoir era attratto da lei proprio per questa semplicità e per la sua gioia nel vivere la vita sempre col sorriso che la rendevano più elegante di tutte le altre nobildonne. Tra loro fu un colpo di fulmine e proprio quella naturalezza, quei modi spontanei, diedero vita a vari splendidi dipinti, come Ballo in campagna.

Lo stesso Degas, dichiarato misogino, vedendola ad una festa vestita in modo semplice confidò all'amico Renoir che la donna sembrava una regina vera tra quelle false.

Ormai pittore affermato, Renoir avvertiva il bisogno di viaggiare, in quanto era sempre rimasto nei pressi di Parigi, e di conoscere i capolavori dell'Italia, meta preferita da tutti gli artisti.

Il viaggio cominciò nel 1881 a Venezia, dove rimase estasiato dal fascino della città, così incantevole e caratteristica: "il problema dell'Italia è che è troppo bella". Realizzò una serie di dipinti cercando di intrappolare la bellezza di quella magica atmosfera che univa aria, acqua e luce.

Italia, autunno 1881.

Alla signora Charpentier.

Dovevo pranzare un mattino con voi, e mi avrebbe fatto infinitamente piacere, perché è già passato tanto tempo. Ma sono diventato improvvisamente viaggiatore e la febbre di vedere Raffaello mi ha preso. Sono dunque sul punto di inghiottire la mia Italia. Ora potrei rispondere apertamente, sì signore io ho visto Raffaello. Ho visto Venezia la bella, ecc. ecc. Ho preso per il Nord, e percorrerò lo stivale tutto intero già che ci sono e quando avrò finito farò la vera festa di venire a pranzo da voi. Allora, nonostante la mia ingratitudine, spero che mi riceverete ugualmente. Un uomo che ha visto i Raffaello. Che pittore eccezionale! Volete che vi racconti quel che ho visto a Venezia. Ecco. Prendete un battello e andate al quai des Orfèvres, o di fronte alle Tuileries, e vedrete Venezia. Per i musei andate al Louvre. Per Veronese andate al Louvre, eccetto Tiepolo, che non conoscevo; ma viene a costare un po’ caro. No, non è vero, è molto bella, molto bella la laguna, quando c’è bel tempo. San Marco, stupendo, il palazzo dei dogi, stupendo il resto. 

Dopo un breve soggiorno a Firenze arrivò a Roma, desideroso di osservare le opere di Raffaello. Furono la vista degli affreschi delle Stanze Vaticane e quelli della Villa Farnesina, "mirabili per semplicità e grandezza", a segnare profondamente l'animo di Renoir, che si rimise in discussione avvertendo dentro di sé nuove incertezze; si sentiva infatti oppresso dalla scelta impressionista e decise di allontanarsi definitivamente, inaugurando una nuova fase della sua carriera, lo stile aigre. Così scriveva con malinconico entusiasmo a Madame Charpentier:

"Raffaello, che non dipingeva all’aperto, aveva però studiato la luce del sole, perché i suoi affreschi ne sono pieni. Io invece, a forza di guardare all'esterno, ho finito per non vedere più le grandi armonie, preoccupandomi troppo dei piccoli particolari che offuscano il sole anziché esaltarlo".

Lo studio dei grandi maestri del Rinascimento gli dava vera soddisfazione dopo anni di studi sul colore e lo portò ad apprezzare un pittore classico come Ingres, modello per le sue bagnanti.

Il viaggio in Italia si concluse passando per Napoli e arrivando sino a Palermo, dove poté incontrare il grande compositore tedesco Richard Wagner, che omaggiò con un ritratto.

Gli ultimi anni di vita del pittore furono segnati da una grave malattia e dalla scomparsa dell'amata moglie Aline.

Si spense nella sua villa a Cagnes nel 1919.