Georges Seurat

Il 1886 segnò la fine dell'Impressionismo, il movimento pittorico di Édouard Manet, Edgar Degas e Pierre-Auguste Renoir, che aveva cambiato per sempre la storia dell'arte, con l'ultima mostra tenutasi a Parigi.
L'Impressionismo era caratterizzato dall'uso della pennellata nel dipingere: a volte netta, altre volte irregolare, quasi sempre piena di colore. Giovani autori come Georges Pierre Seurat e Paul Signac sentivano il bisogno di andare oltre, diminuendo l'aspetto gestuale della pennellata e ponendo una regola alla sua base. Rifiutarono quindi l'emozione soggettiva come fonte dell'opera ritenendo invece che l'arte dovesse muoversi in parallelo con le nuove ricerche ottiche, in diretto legame con la scienza. Nacque così il Neoimpressionismo, quel particolare movimento che si propose appunto di sviluppare e superare l'Impressionismo, dando vita intorno al 1885 alla tecnica del pointillisme, cioè puntinismo. I colori, depositati puri sulla tela con la punta del pennello e sotto forma di piccoli puntini separati, vengono ricomposti e fusi dalla retina dell'occhio di chi osserva il quadro. Il luogo dove si componeva il colore non era più, dunque, la tavolozza, ma il quadro stesso. Così i soggetti raffigurati non erano più la parte fondamentale del dipinto e pian piano non venne più utilizzata la tecnica en plein air, caratteristica del gruppo impressionista.
Oltre a Seurat, il principale esponente, e Paul Signac, tra i massimi rappresentanti del Neoimpressionismo vi erano anche maestri non direttamente legati al nuovo movimento, come l'impressionista Camille Pissarro e il giovane Henri Matisse.
A Seurat non piaceva il termine puntinismo; avrebbe preferito chiamare la sua tecnica "divisionismo", nome che caratterizzò esponenti italiani quali Giovanni Segantini e Giuseppe Pellizza da Volpedo, oppure "cromo-luminismo", espressione che poneva l'attenzione sui valori luministici dei colori, o ancora "Impressionismo scientifico", contrapponendolo a quello più poetico di Claude Monet e gli altri.
Signac, dopo la prematura scomparsa dell'amico Seurat, ne continuò le ricerche viaggiando e studiando molto oltre che dipingendo. Il movimento si diffuse così anche altrove, come per esempio a Milano dove, finalmente, acquisì la definizione di Divisionismo.

Nato a Parigi nel 1859, Georges Seurat fu influenzato da Jean-François Millet, da Jean-Auguste-Dominique Ingres e dai classici, in particolare Raffaello Sanzio e Piero della Francesca, oltre a studiare gli impressionisti con i quali espose nel 1884. La sua vita fu breve e la sua carriera durò solo otto anni. Nonostante ciò il pittore ci ha lasciato sette grandi composizioni, oltre duecento opere più piccole e centinaia di disegni sparsi o raccolti in taccuini.
Uno dei suoi primi lavori fu Spaccapietre, ispirato al celebre capolavoro di Gustave Courbet del 1849. Questa tela, così come il primo grande quadro di Seurat, Il bagno ad Asnières, datato 1884, sembrano voler trasmettere dei messaggi politici, con la denuncia del contrasto tra la classe operaia e quella borghese. In realtà il pittore era poco interessato al significato sociale, preferendo concentrare la sua attenzione all'effetto del colore. Già i contemporanei però, in primo luogo Signac, espressero l'adesione da parte di Seurat agli ideali anarchici, evidenziando il suo carattere rivoluzionario che trovò sfogo nell'arte.
Dipinto a ventiquattro anni, Une baignade à Asnières raffigura alcuni giovani che fanno il bagno nella Senna, nel luogo dove erano soliti recarsi gli appartenenti alla classe plebea, riconoscibili dall'abbigliamento. Nell'opera è evidente l'influsso di Eugène Delacroix nell'importanza assegnata al colore e, soprattutto, di Piero della Francesca nell'immobilità dei personaggi, come sospesi nel tempo, colti in atteggiamento riflessivo ed enigmatico in un'atmosfera silenziosa e quasi surreale. Nessuno di loro interagisce e non vi è segno di conversazione o divertimento: ciò potrebbe simboleggiare l'alienazione che, in quegli anni, tormentava le classi operaie, anche se il dipinto è forse più una declinazione in chiave moderna del tema classico delle bagnanti. Insomma il pittore era semplicemente affascinato da questo soggetto perché, affermava Charles Baudelaire,"la vita a Parigi è piena di soggetti poetici e meravigliosi; il meraviglioso ci avvolge e ci bagna come l'atmosfera che ci circonda".

Signac disse che il quadro era stato realizzato"a grandi colpi piatti stesi gli uni sugli altri e usciti da una tavolozza composta, come quella di Delacroix, di colori puri e di colori terrosi. Questi ultimi fanno sì che il quadro resti offuscato e meno brillante di quelli dipinti dagli impressionisti con la loro tavolozza ridotta ai colori prismatici. Ma l'applicazione delle leggi del contrasto, la separazione metodica degli elementi – luce, ombra, colore locale, reazioni – il loro corretto dosaggio e il loro equilibrio conferivano alla tela una perfetta armonia".

In alto a destra nel dipinto si può notare una coppia con cilindro e parasole che si avvicina a bordo di un'imbarcazione all'isola Grande Jatte, ritrovo privilegiato delle classi agiate. È questo il contrasto sociale espresso dal pittore che, poco dopo, dipingerà l'altra riva del fiume, l'altra realtà di Parigi, nel complesso capolavoro Una domenica pomeriggio all'isola della Grande Jatte.

Presentata all'ultima mostra degli impressionisti nel 1886 dopo quasi due anni di lavoro, l'opera suscitò nella critica reazioni molto negative. Il tema, tipico della pittura impressionista, veniva ora trattato con modalità del tutto diverse. La novità principale era la realizzazione a puntini del quadro e quindi l'eliminazione della classica pennellata, con l'osservatore che veniva colpito da come un insieme separato di puntini potesse dare forma, allontanando lo sguardo, a vere e proprie scene.
L'ambientazione è appunto opposta a quella precedente, con raffigurati i membri della nobile società soliti rilassarsi nelle domeniche pomeriggio all'isola della Grande Jatte.
La tela è divisa verticalmente a metà dall'asse che attraversa la donna vestita di rosso con l'ombrellino, la quale tiene per mano una bambina vestita di bianco, simbolo di purezza. Questa è l'unica figura a guardare verso di noi ed è in piena luce, al contrario dei personaggi in primo piano avvolti nell'ombra, simbolo della corruzione e sorta di condanna da parte dell'autore. Se si osserva attentamente, si nota che la bambina ha la bocca semiaperta, come se stesse urlando; ciò rappresenta forse il sentimento dell’artista nei confronti della società borghese. Anche la donna che tiene al guinzaglio una piccola scimmia è una satira nei confronti dei nobili che potevano soddisfare qualunque loro capriccio. Più che persone reali i soggetti raffigurati appaiono come dei manichini immersi in uno scenario teatrale. Il pittore si recò quotidianamente sul posto e realizzò diverse tavole di preparazione, ma dipinse l’opera in studio, dunque non en plein air.
La Grande Jatte è considerato uno dei dipinti più innovativi della fine dell'Ottocento e già gli amici dell'artista, al contrario della critica, ne erano consapevoli. "Loro vedono della poesia in ciò che io faccio, ma io applico il mio metodo, tutto qui", affermava Seurat.
Il capolavoro compare anche all'interno del dipinto Le modelle, datato 1888, come sfondo dei soggetti rappresentati. In esso il pittore ha trasferito una comune scena di atelier in un'atmosfera senza tempo, richiamando celebri capolavori antichi e rinascimentali, tra cui le Tre Grazie di Raffaello. Le modelle sono la risposta dell'artista ad alcuni critici che consideravano il nudo come il vero problema della sua nuova tecnica. Egli dimostrò che il suo stile era in grado di rappresentare benissimo anche la figura umana. Vincent Van Gogh giudicò l'opera come "una rivelazione di colore"; artisti e poeti contemporanei tra cui Picasso e Apollinaire lo avrebbero indicato come il manifesto di tutte le novità dell'arte moderna.

Con i suoi ultimi lavori Seurat volle affrontare quanto fino ad allora aveva evitato, cioè il movimento, ricercandolo nelle sue espressioni più sfrenate e in ambienti illuminati dalla sola luce artificiale. Questo è il tema della sua ultima grande tela, Il circo, datato 1891, in cui prevale il ritmo dinamico della composizione e della linea. Notiamo un pubblico di estrazione sociale differenziata che osserva una cavallerizza ed un acrobata. L'osservatore vede la scena come il clown mostrato in primo piano, rappresentato di schiena. Lo scenario del circo e dello spettacolo era stato già trattato in pittura, per esempio da Renoir e Degas, ma non in modo così originale. Il circo di Seurat non presenta infatti la pura realtà, bensì assume un carattere simbolico; è l'espressione di una sinfonia di linee e di colori, come il rosso e il giallo, ben collegati alle emozioni gioiose del circo.
L'opera fu esposta al Salon degli Indipendenti sebbene fosse ancora incompiuta. Pochi giorni dopo l'autore si mise a letto colpito da un forte mal di gola che peggiorò improvvisamente in una violenta influenza. Seurat si spense la mattina del 29 marzo all'età di soli trentun anni.