Daniele da Volterra
Pittore e scultore, Daniele da Volterra è noto come il "Braghettone", soprannome attribuitogli dopo essere stato incaricato di ricoprire i nudi considerati scandalosi del Giudizio universale di Michelangelo Buonarroti. L'ingrato compito, destinato a gravare ingiustamente nella memoria futura dell'artista, fu comunque decisivo per salvare il capolavoro che rischiava di essere distrutto.
Fin che vissero Michelangelo e papa Paolo III Farnese il Giudizio fu infatti protetto e difeso contro i critici, ma il Concilio di Trento condannò la nudità nell'arte religiosa mettendo in discussione centinaia di opere, tra cui la Cappella Sistina. Accettando a malincuore l'incarico di intervenire sull'affresco dell'amico Buonarroti, Daniele da Volterra si preoccupò di compiere un lavoro minimo, quasi impercettibile, al fine di non rovinare l'opera. Ciò fu estremamente importante in quanto se l'artista non si fosse preso questa grande responsabilità, probabilmente altri pittori, magari rivali di Michelangelo, ne avrebbero alterato l'intera composizione. Oggi si può ancora avere un'idea dell'originario capolavoro michelangiolesco grazie ad un dipinto di Marcello Venusti conservato al Museo nazionale di Capodimonte di Napoli, eseguito prima degli interventi del "Braghettone".
Michelangelo ritratto da Daniele da Volterra.
Nato nel 1509 a Volterra, Daniele Ricciarelli studiò pittura alla scuola del Sodoma e architettura a quella di Baldassarre Peruzzi. Fu successivamente un apprendista di Perin del Vaga, allievo di Raffaello Sanzio, e uno dei più entusiasti seguaci di Michelangelo, oltre che suo collaboratore e intimo amico.
Giunto a Roma, nel 1541 ricevette la prima commissione importante, vale a dire la decorazione
della Cappella Orsini nella chiesa di Trinità dei Monti, situata sulla sommità della scalinata di piazza di Spagna. Qui è custodito quello che viene considerato il suo capolavoro, la Discesa dalla croce del 1545 circa, a lungo studiata nei secoli seguenti e presa come modello anche dal Caravaggio della Deposizione. Scrive nelle Vite Giorgio Vasari che l'artista dedicò al dipinto ogni suo sforzo ed anni di fatica per farsi conoscere come eccellente pittore nella città.
Per Paolo III lavorò nei Palazzi apostolici, in particolare nella Sala Regia, che separa la Cappella Sistina e la Cappella Paolina, adibita al papa quando riceveva i sovrani giunti in visita ufficiale ad omaggiarlo. Qui si dedicò agli stucchi delle pareti, dando vita a bellissimi nudi, omaggio alla perfetta anatomia michelangiolesca. Il maestro Perin del Vaga si era invece occupato della volta, ma nel 1547 si era spento precocemente. Daniele da Volterra prese il suo posto a servizio del pontefice soprattutto grazie all'aiuto dell'amico Michelangelo.
Il pittore tornò nuovamente a Trinità dei Monti nella cappella dei Della Rovere dove realizza un ciclo di affreschi con le storie di Maria, dipingendo una suggestiva Assunzione della Vergine. A destra si nota un ritratto di Michelangelo nelle vesti di un apostolo che indica la Madonna.
Dipinta per la sua città natale ed oggi alla Galleria degli Uffizi è invece la Strage degli Innocenti, datata intorno al 1557, caratterizzata dalla concitazione e dalla drammaticità. I soldati lottano disperatamente con le madri che tentano di proteggere i loro figli condannati a morte dal re Erode al fine di trovare tra loro anche Gesù.
Quando nel 1564 Michelangelo si ammala, Daniele da Volterra gli è accanto, confidando in una lettera al Vasari tutto il suo dolore per la perdita dell'amato maestro. Lo stesso anno gli dedicò un busto oggi conservato alla Galleria dell'Accademia, dove vi è anche il David, che ritrae con grande intensità realistica il volto stanco e segnato dalle fatiche del Buonarroti. Daniele, che andò a vivere nella casa di Michelangelo promettendo di restaurarla, si spense però poco dopo, nell'anno 1566.