Marcello Venusti

Pittore di origini lombarde, Marcello Venusti nacque intorno al 1510 e fu attratto a livello artistico dalle opere di Leonardo e Correggio.
Una volta giunto a Roma apprese l'arte nella bottega di Perin del Vaga, di poco più anziano, uno dei migliori allievi di Raffaello Sanzio. Fu però influenzato notevolmente anche dalla grandiosa pittura di Michelangelo Buonarroti, che conobbe personalmente dedicandogli un ritratto, e da quella del suo allievo Sebastiano del Piombo.

Ritratto di Michelangelo - 1535 circa - Firenze, Museo Casa Buonarroti

L'opera più preziosa di Marcello Venusti è proprio legata ad un capolavoro del Buonarroti, vale a dire un piccolo dipinto conservato al Museo nazionale di Capodimonte di Napoli, nel quale possiamo osservare il Giudizio universale della Cappella Sistina prima degli interventi di Daniele da Volterra. Si può quindi avere un'idea della composizione originaria, quando ancora il Concilio di Trento non aveva condannato la nudità nell'arte religiosa mettendo in discussione centinaia di opere, tra cui l'immenso affresco michelangiolesco, ritenuto indegno per una cappella papale adibita a solenni cerimonie.
Daniele da Volterra, per salvare la magnifica impresa del maestro dalla possibile distruzione, accettò a malincuore l'incarico di intervenire direttamente sulla parete, cercando di compiere un lavoro quasi impercettibile. L'ingrato compito gli valse il nome con cui divenne celebre nella storia dell'arte, ossia "Braghettone".
Sebbene fedele all'originale, l'opera del Venusti presenta una piccola differenza al centro della composizione, sopra la figura del Cristo giudice, dove vediamo la colomba dello Spirito Santo e, più in alto, la figura di Dio Padre, assenti invece nell'affresco di Michelangelo.

Il Venusti è ricordato però anche per aver diffuso alcuni disegni del Buonarroti attraverso la trasposizione in pittura.
A seguito delle fatiche per la realizzazione del Giudizio, infatti, Michelangelo scoprì, ormai anziano, il sentimento dell'amore vero, rapito nel profondo dell'anima dalla bellezza e dall'intelletto della poetessa Vittoria Colonna. Alla nobildonna l'artista donò due piccoli disegni, una Crocifissione e una Pietà, arrivando a scrivere in suo onore alcuni tra i versi più belli di tutta la poesia amorosa.

Un uomo in una donna, anzi uno dio
per la sua bocca parla,
ond’io per ascoltarla
son fatto tal, che ma’ più sarò mio.
I’ credo ben, po’ ch’io
a me da lei fu’ tolto,
fuor di me stesso aver di me pietate;
sì sopra ’l van desio
mi sprona il suo bel volto,
ch’i’ veggio morte in ogni altra beltate.
O donna che passate
per acqua e foco l’alme a’ lieti giorni,
deh, fate c’a me stesso più non torni.

I due dipinti del Venusti, omaggio al genio di Michelangelo, sono la dimostrazione del buon rapporto che si instaurò tra l'anziano maestro e il giovane pittore lombardo, mentre la loro nobile collocazione, rispettivamente alla Galleria Doria Pamphilj e alla Galleria Borghese di Roma, mostra il vasto consenso che il Venusti ebbe nel panorama artistico di metà Cinquecento.