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La genialità di Gian Lorenzo Bernini, espressa in ogni forma artistica, eccelse anche nella scelta dei collaboratori di cui circondarsi, affidando loro man mano sempre più lavori, privilegiando, soprattutto nella fase matura della propria produzione, la fase dell'ideazione a quella meramente esecutiva.
Dalla sua prolifica bottega uscirono così pittori quali Giovan Battista Gaulli, uno dei migliori interpreti dello stile barocco, nonché scultori come Antonio Raggi, Cosimo Fancelli e lo stesso Andrea Bolgi.
Nato a Carrara l'anno 1606, crescendo dunque circondato dal marmo, Bolgi trascorse gli anni giovanili in Toscana e fu allievo e collaboratore di Pietro Tacca, scultore che a sua volta era primo assistente del Giambologna. A seguito del trasferimento a Roma a soli vent'anni, Bolgi ebbe poi modo di entrare nella cerchia di artisti berniniani.
Il maestro era impegnato in questi anni, per volere di papa Urbano VIII Barberini, nella realizzazione del baldacchino della Basilica di San Pietro, maestoso ornamento - per il quale lavorò anche Francesco Borromini - che unisce simbolicamente il luogo di sepoltura del primo apostolo con il punto più alto di tutta la cristianità, vale a dire la cupola progettata da Michelangelo Buonarroti.

Il baldacchino di Bernini in un'incisione settecentesca di Giovanni Battista Piranesi.
La sfarzosa opera che sovrasta l'altare del pontefice - per la quale Bernini non esitò nel spogliare il pronao del Pantheon dei suoi bronzi - è solamente l'elemento centrale di un programma più complesso, specchio dei tempi che stava vivendo la Chiesa. Negli stessi anni si decise che ognuno dei quattro immensi pilastri che sorreggono la cupola, progettati da Donato Bramante, avrebbero ospitato nel registro inferiore, all'interno di nicchie, quattro enormi statue collegate e in relazione con le venerabili reliquie che all'epoca si conservavano nella basilica, custodite nelle piccole cappelle interne ai pilastri.
Bernini si riservò l'esecuzione del San Longino, posto alla base del pilastro dove era conservata la lancia con la quale il centurione romano aveva aperto il costato di Cristo, affidando invece ai collaboratori, sul suo esempio, le altre tre statue. Nacquero così la bellissima Veronica di Francesco Mochi per la più preziosa delle reliquie, quella del velo sul quale si era impresso il volto di Cristo durante la salita al Calvario, il Sant'Andrea di François Duquesnoy per il cranio dell'apostolo, fratello di Pietro, crocifisso a imitazione di Cristo, infine la Sant'Elena del Bolgi realizzata in onore della reliquia del legno della Croce. Inaugurata nel 1640, la colossale scultura risulta molto più pacata e classicista rispetto allo stile berniniano, connotata da una dolcezza che si esprime nelle pieghe della veste della santa e da una solennità espressa dall'imponente croce che domina l'intera nicchia.

Elena era la madre dell'imperatore Costantino, colui che aveva edificato la primitiva basilica, nonché la protagonista del miracoloso ritrovamento di un frammento della Croce sulla quale Gesù avrebbe scontato la sua Passione.
La statua, su indicazione del Bernini, trae ispirazione dal dipinto raffigurante Sant'Elena di Rubens, originariamente custodito nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma, luogo di culto edificato proprio per conservare quella parte della Croce di Cristo - oltre ad altre preziose reliquie legate alla Passione - che, secondo la tradizione, Elena avrebbe portato a Roma in seguito al suo viaggio in Terra Santa nell'anno 325.
Questo preciso e solenne progetto artistico e iconografico in San Pietro deriva da anni in cui la Chiesa, superato non senza difficoltà il Concilio di Trento, si trovava nel pieno della Controriforma, impegnata a riaffermare quei dogmi messi in discussione da Lutero e dai protestanti, i quali, tra le varie accuse rivolte al cattolicesimo, si scagliarono contro la venerazione delle reliquie. La Basilica di San Pietro divenne in tal senso, proprio nel suo centro architettonico e spirituale, il luogo dove ostentare alcune tra le reliquie più importanti, a testimonianza di come l'arte rivestì un ruolo fondamentale nella lotta contro i protestanti e di come il papato riuscì a superare l'eresia luterana senza perdere il proprio prestigio. Le eleganti nicchie dei pilastri, aperte nella parte superiore, consentono di mostrare i preziosi cimeli ai fedeli giunti nel cuore della cristianità per contemplarli. Le quattro statue assumono anche un atteggiamento contemplativo verso l'Eucarestia posta al centro, di cui l'altare papale rappresenta il rapporto di connessione tra la condizione terrena e celeste, in modo non dissimile da come nella Disputa del sacramento di Raffaello Sanzio i grandi esponenti della storia della Chiesa convergono sull'altare.
Bibliografia
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