Erik Satie

Compositore e pianista, nacque nel 1866 ad Honfleur, in Normandia, regione del nord - ovest della Francia.
Trascorse l'infanzia tra il luogo nativo e la città di Parigi, sino a quando, nel 1872, fu costretto a tornare ad Honfleur dai nonni paterni per la morte della madre. Qui Satie seguì le sue prime lezioni di musica da un organista locale ed abbracciò la religione cattolica.
Quando morì la nonna, nel 1878, Satie fece ritorno a Parigi dal padre che intanto si era risposato con un'insegnante di pianoforte che diede le prime lezioni all'allora dodicenne Satie trasmettendogli le basi dello strumento.
L'anno successivo entrò al Conservatorio di Parigi, ma dopo i primi due anni di corso i professori, giudicandolo privo di talento, lo bocciarono. A diciannove anni, deluso, tentò di iniziare la carriera militare, ma capì che nemmeno l'esercito faceva per lui.
Nel 1887 si trasferì a Montmartre, centro della vita bohémien, luogo prediletto di pittori come Camille Pissarro, Henri de Toulouse-Lautrec, Vincent Van Gogh e di Amedeo Modigliani, celebre per i suoi locali di cabaret come il Moulin Rouge e Le Chat noir.

Boulevard Montmartre di notte - Camille Pissarro - 1897

In questo periodo compose le Ogives, quattro pezzi per pianoforte che rappresentano le sue prime composizioni autonome, ispirate, afferma lo stesso autore, dalla forma delle celebri vetrate della Cattedrale di Notre Dame. Si legò inoltre in amicizia con alcuni poeti tra cui Stéphane Mallarmé e Paul Verlaine.
Nel 1888 Satie componeva le sue famosissime Gymnopédies, tre composizioni per pianoforte solo, orchestrate successivamente da colui che in quegli anni era considerato il musicista più importante e celebre a livello nazionale: Claude Debussy. Egli riteneva che la seconda Gymnopedie non si prestasse a orchestrazione, così, nel 1897, il compositore orchestrò solo la prima e la terza.
Il nome delle tre composizioni deriva dall'antica festività spartana delle Gimnopedie, durante la quale giovani nudi eseguivano danze, canti ed esercizi di ginnastica.
La musica, capace di estraniare l'ascoltatore portandolo in una condizione atemporale, utilizza la tecnica dell'ostinato, cioè il ripetersi di una serie di note, di un ritmo, in maniera quasi ossessiva. I componimenti ripetono sempre gli stessi accordi proseguendo nello stile la strada tradizionale, ma arrivando a privarla di significato. Satie e Debussy erano infatti accomunati dall'idea di riprendere la tradizione musicale al fine di creare qualcosa di innovativo e, più in particolare, dalla volontà di svuotare di senso la tonalità.
In un contesto che avrebbe portato la musica all'atonalità, ci si trova qui in una fase di passaggio in cui si può ancora però individuare il centro tonale. Per musica tonale si intende ogni tipo di musica organizzata attorno ad un suono centrale, chiamato "tonica", a cui convergono tutti i legami e le tensioni musicali.

Satie, che si manteneva da giovane facendo il pianista nei cabaret, conobbe Debussy nel 1890 frequentando il locale Le Chat noir. Luogo d'incontro di artisti d'ogni estrazione, il cabaret era l'occasione per il compositore di dedicarsi ad una scrittura essenziale ed elegante, concepita per una fruizione immediata in un contesto dimesso. Satie maturò così un atteggiamento ironico, sarcastico e dissacratorio. Tra di lui e Debussy nacque una solida amicizia e Satie divenne una figura determinante nella produzione e nello stile musicale di Debussy che, come per ogni grande autore di riferimento, è difficile da collocare in una sola espressione artistica; la sua produzione appartiene sia all'impressionismo che al simbolismo, anche se le teorie degli studiosi sono diverse. A tal proposito si espresse proprio l'amico Satie:
"L'estetica di Debussy si riallaccia, in molti suoi lavori, al simbolismo; ma vista nel suo insieme, è impressionista. Vogliate perdonarmi: non ne sono un po' io la causa? Così si dice".

La carriera di Satie si svolse dunque contemporaneamente a quella di Debussy, sebbene con una notevole differenza. Se quella di Debussy fu infatti splendida, celebrato in patria come uno dei più grandi rappresentanti musicali e culturali della contemporaneità, quella di Satie si svolse invece all'insegna dell'umiltà, predicando la semplicità e la povertà della musica, cercando di ricondurla ai suoi elementi fondamentali, senza tuttavia rinunciare a nuovi stili. Ciò contrastava con quegli anni di forte sperimentazione nei quali il nuovo secolo portò al nascere delle avanguardie, movimenti artistici audaci e innovativi, in anticipo sui gusti, che volevano rompere definitivamente i ponti con la tradizione. Basti pensare alla nascita della dodecafonia, concepita dal compositore austriaco Arnold Schönberg, in grado, grazie anche ai suoi allievi Alban Berg e Anton Webern, di imporsi come elemento fondamentale della storia musicale novecentesca.
Le realizzazioni artistiche di Satie restarono molto inferiori invece rispetto all'importanza che la sua figura rappresentò per il futuro, del farvore di idee e di aspirazioni che suscitò.

Rilevante per Satie fu l'incontro con l'impresario Sergej Diaghilev, il fondatore dei Balletti russi, compagnia di danza classica che a inizio secolo incantava la capitale francese, concependo la danza come un’opera d’arte totale, capace cioè di coinvolgere la coreografia, intesa come l’arte di comporre le figure del balletto, ma anche la musica, i costumi e le scenografie. Attorno a questa nuova espressione artistica gravitarono le figure più importanti dell'epoca, tra le quali musicisti come Igor Stravinskij, ma anche lo stesso Debussy, Maurice Ravel e Sergej Prokof'ev, pittori come Pablo Picasso e Henri Matisse, senza dimenticare Vaslav Nijinskij, vero mito della danza.
Un esempio fu il balletto Parade, musicato da Satie su poema di Jean Cocteau e rappresentato nel 1917, le cui scene e costumi furono affidate a Picasso. Il lavoro, che si presenta come perfetta fusione tra pittura, danza, drammaturgia e musica, è di fondamentale importanza in quanto segna il definitivo abbandono da parte di Diaghilev di una linea artistica prevalentemente ispirata a temi russi per una completa apertura alle avanguardie internazionali.
L'originalità della scrittura musicale è evidente nell'uso di suoni come sirene, macchine da scrivere e altri effetti sonori mai prima di allora utilizzati, capaci con la loro leggerezza di far dimenticare per qualche istante i drammatici momenti della Prima guerra mondiale. L'opera non fu però compresa totalmente dal pubblico e venne fortemente criticata da tutti gli spettatori, tutti eccetto uno: Marcel Proust.
Picasso realizzò per il balletto un immenso sipario, uno dei suoi dipinti più grandiosi, oggi custodito a Roma, città in cui l'autore lo realizzò, presso Palazzo Barberini. Il soggetto è un momento di riposo di alcuni saltimbanchi con i loro animali; si nota anche la figura di Arlecchino, ricorrente nella produzione del pittore.

L'anno seguente Satie si dedicò all'opera Socrate che stupisce e si distacca dalla precedente per la sua compostezza in un'epoca caratterizzata da molteplici rivoluzioni soprattutto in ambito artistico. I dialoghi di Platone, allievo di Socrate che trascrisse i suoi discorsi, dovevano essere espressi attraverso una tradizione antica che ben rappresentasse le sue parole, enunciate in modo sereno e impersonale dal canto di una voce femminile, con un accompagnamento affidato in alternativa al pianoforte o a un'orchestra da camera. Durante la composizione dell'opera il musicista scrisse a un amico che stava facendo qualcosa di "bianco e puro, come l'antichità", qualcosa la cui stessa neutralità divenne un'affermazione non meno rivoluzionaria di qualsiasi nuova sperimentazione.
L'opera venne commissionata da Winnaretta Singer, la principessa Edmond de Polignac, per il suo influente salotto, colpita dal compositore per lo stile greco utilizzato nelle sue Gymnopédies, la cui musica delicata e allo stesso tempo caratterizzata da un colore acceso, era capace di evocare il passato lontano.
I tre episodi della composizione corrispondono ad altrettanti dialoghi platonici: il ritratto che Alcibiade fa di Socrate nel Simposio, una conversazione dal Fedro attorno a un luogo sacro sul fiume Ilisso, e la descrizione della morte di Socrate nel Fedone. Sebbene i passaggi siano piuttosto diversi sia nell'argomento che nel genere, Satie li tratta allo stesso modo, immergendo il canto in una sospensione pressoché costante. Ciò che ne deriva è un lavoro quasi privo di emozione che pone molte domande lasciandole, però, tutte senza risposta.

Satie è anche noto per aver composto il brano più lungo della storia, Vexations, esempio di ostinato volto a svuotare di senso la tonalità, composto da trentacinque battute ripetute 840 volte per una durata complessiva di circa venti ore.
Il musicista si spense all'età di cinquantanove anni nel 1925.