Igor Stravinskij

"Per poter creare ci deve essere una forza dinamica, e quale forza è più potente dell'amore?"

Compositore, pianista e direttore d'orchestra, Igor Stravinskij, nato nel 1882 a Lomonosov, in Russia, fu il capofila del Neoclassicismo novecentesco e il massimo artefice della musica contemporanea.
Il contesto in cui operò fu quello della Russia di inizio secolo, quando nel teatro nacque la compagnia dei Balletti russi, acclamata in seguito a Parigi, che cerca di trasformare la danza in un’opera d’arte totale, capace cioè di coinvolgere la coreografia, intesa come l’arte di comporre le figure del balletto, ma anche la musica, i costumi e le scenografie. Per le musiche furono chiamati i più rilevanti musicisti del momento, tra cui Claude Debussy e lo stesso Stravinskij, per il quale l'incontro e la successiva collaborazione con l'impresario Sergej Diaghilev, il fondatore dei Balletti russi, fu l'inizio della grandiosa carriera.

Diaghilev e Stravinskij nel 1921

La musica per balletto assunse quindi un ruolo centrale nel teatro, mentre in precedenza era tenuta poco in considerazione nonostante il modello di Čajkovskij. A esibirsi nei Balletti venne scelto un giovane bello e sensuale, Vaslav Nijinskij, talento che sarebbe diventato uno dei ballerini più dotati della storia della danza, celebre per il suo virtuosismo e l'intensità delle sue caratterizzazioni. La sua carriera fu sostenuta da Diaghilev, il quale si innamorò del ragazzo, instaurando con lui una turbolenta relazione d'amore. La vita del ballerino fu breve e difficile, segnata dalla sofferenza, ma anche dalla forza di chi possiede un qualcosa di grande. Nel suo celebre diario scrive:"Io amo i pazzi perché so parlare con loro. Quando mio fratello era in manicomio, io lo amavo e lui mi sentiva. I suoi amici mi amavano. Avevo diciotto anni allora. Capivo la vita di un pazzo. Conosco la psicologia del pazzo. Io non li contraddico, perciò i pazzi mi amano. Mio fratello è morto in manicomio. Mia madre ha le ore contate. Ho paura che non la rivedrò più. Io le voglio bene, e perciò prego Dio di concederle una lunga vita". Sin da giovane visse dunque a contatto con la tristezza e la follia, mentre un ragazzo dovrebbe sempre vivere nella spensieratezza, nella leggerezza, proprio quella che nei suoi movimenti riusciva ad esprimere totalmente. Una volta divenuto un mito della danza la sua genialità si trasformò in pazzia, una sorta di schizofrenia sospinta da eccessi di misticismo: una ricerca maniacale di dialogo con Dio. Egli infatti non smise mai di amare, di vivere la vita con passione e di cercare Dio, perché aveva compreso nell'intimo del suo cuore l'esistenza di un qualcosa di più, quella sensazione di non essere solo, nonostante la sofferenza. La sua incredibile umiltà e capacità di essere semplice è ciò che lo estranea dalla bassezza umana e libera la sua danza verso il divino: "La gente pensa di aver bisogno di molte cose, perché più cose si hanno, più si è felici. Io so che meno si ha, più si è tranquilli dentro. [...] Non voglio che si pensi «per me basta e avanza». Io non amo l'egoismo. Io amo tutti. Se mangio poco è perché non ho bisogno di riempirmi lo stomaco. Voglio vivere semplicemente. Voglio amare perché voglio la felicità di tutti. Sarò il più felice del mondo quando saprò che tutti condividono tutto. Sarò il più felice del mondo quando reciterò, danzerò, eccetera, senza essere pagato".

Tutto ciò comportò in lui la capacità di amare senza chiedere nulla in cambio, anzi amare anche chi non lo amava, il più alto tra gli insegnamenti. Viene così ricordato come "il ballerino di Dio".

"Io amo tutti ma non sono amato. [...]  Ho capito che le persone sono tutte uguali. [...] Con ciò voglio dire che dobbiamo amare tutti".

Seduti sui gradini di una chiesa
aspettavamo che finisse messa e uscissero le donne
poi guardavamo con le facce assenti
la grazia innaturale di Nijinskij.
E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario
e dei Balletti russi...
E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario
e dei Balletti russi.
L'inverno con la mia generazione
le donne curve sui telai vicine alle finestre.
Un giorno sulla prospettiva Nevski
per caso vi incontrai Igor Stravinskij [...]

E il mio maestro mi insegnò com'è difficile
trovare l'alba dentro l'imbrunire...
E il mio maestro mi insegnò com'è difficile
trovare l'alba dentro l'imbrunire...

Franco Battiato

Nijinskij e Diaghilev nel 1911

Il primo frutto della collaborazione tra Diaghilev e Stravinskij fu L'uccello di fuoco, datato 1910, uno dei cavalli di battaglia dei Balletti russi dedicato al maestro di Stravinskij, Nikolaj Korsakov.
Seguì poco dopo, nel 1911, un altro balletto, Petrushka, in cui il compositore compie definitivamente la conquista del suo stile, rinnovando per sempre la musica contemporanea grazie a una struggente interpretazione musicale del dramma di una marionetta che ama timidamente in silenzio una ballerina, finendo ucciso dall'amante di lei. Il ruolo del burattino, accostato più avanti alle figure di Pierrot e Pinocchio, venne affidato a Nijinskij, che ne trasse una delle sue interpretazioni più memorabili, unendo alle sue note doti virtuosistiche un'intensa espressione drammatica che diede al burattino una vera e propria anima.
Nello stesso anno Stravinskij era impegnato con tutte le sue forze alla creazione del capolavoro Le Sacre du Printemps, in italiano "Rito Sacro della primavera". Spesso viene erroneamente tradotto come "La sagra della primavera", ma il balletto, il quale unisce ancora una volta i geni dell'impresario Diaghilev, del compositore Stravinskij e del ballerino Nijinskij, non è una festa paesana, bensì una consacrazione che considera la primavera rigeneratrice, quasi santa.

Primavera - Sandro Botticelli - 1482 - Firenze, Galleria degli Uffizi

Quando l'opera fu messa in scena per la prima volta nel 1913 a Parigi, suscitò un grande scandalo con il pubblico che, di fronte a un rito pagano che si concludeva con il sacrificio di una giovane donna in omaggio alla stagione florida, arrivò ad insultare e addirittura aggredire il musicista.
Scritta per orchestra, ma destinata ad accompagnare un balletto, presenta una partitura complessa con la prima parte che è caratterizzata dal suono di molti strumenti a fiato che, in modo originale, presentano il caotico risveglio della natura. Questo stile richiama il primo movimento della Prima Sinfonia di Gustav Mahler.
L'intera introduzione della seconda parte offre temi lirici da parte degli archi, "disturbati" da interventi via via più inquietanti da parte dei fiati, che introducono il concetto di stratificazione dei suoni. Comincia allora il rito sacro di una comunità che celebra all'aperto, con il suono di danze molto particolari, la nascita della primavera. L'autore pone l'attenzione dunque alle musiche popolari, fino ad allora considerate basse ed escluse dalle accademie, ma che in un periodo così critico e vario a livello musicale come quello del Novecento, divengono fondamentali al fine di creare nuova musica colta. In questo senso fu decisivo anche l'apporto di un autore come Béla Bartók, che condivideva con Stravinskij l'idea che la musica popolare fosse il punto stesso da cui ripartire al fine di rinnovare la tradizione musicale.

La danza - Henri Matisse - 1909

Il linguaggio musicale dell’opera non è tonale e nemmeno atonale poiché la tonalità è così difficile da essere quasi superata. Stravinskij riesce a fondere la musica tonale con quella modale, nonostante l’estrema differenza dei due generi; il riuscire a mediare tra essi è ciò che rende l'opera così complessa. Ascoltando Le Sacre du Printemps ci troviamo così dinanzi a una musica sia tonale che modale, colta e popolare; questo rende l’opera una sintesi delle tendenze innovative di quegli anni. Come la primavera comporta la morte di ciò che vi era prima e una rinascita, la partitura di quest'opera cambiò per sempre la musica del Novecento superando la tradizione, rivelando nuovi poteri inaspettati per l'orchestra tardo - romantica di Mahler e Strauss.
Per l'autore essa rappresentò il distacco dalle proprie origini russe, determinato a mostrare il suo valore al nobile ambiente parigino e ai suoi nuovi amici, tra cui Debussy e Maurice Ravel.
Oltre alla ripresa della musica popolare in quella colta e di un diverso utilizzo della tonalità rispetto al passato, caratteristica principale del Neoclassicismo musicale è la rivisitazione dei repertori del passato. Stravinskij fu estremamente capace nel rivisitare e riadattare in musica per balletti i repertori antichi; un esempio è il Pulcinella, omaggio al compositore settecentesco Giovanni Battista Pergolesi datato 1920. Il musicista collaborò con il pittore Pablo Picasso per l'allestimento delle scene.

Ritratto di Igor Stravinskij e Scenografia per il Pulcinella - Pablo Picasso

Stravinskij si spense nel 1971 all'età di ottantotto anni. Oggi riposa, per sua espressa richiesta, vicino al suo collaboratore e amico di lunga data Diaghilev presso il settore ortodosso del Cimitero monumentale dell'isola di San Michele a Venezia.

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