Bartolomeo della Gatta

A partire dall'estate dell'anno 1481 sino al 15 agosto 1483, giorno dell'Assunta, i più grandi pittori umbri e toscani furono chiamati a Roma da Sisto IV per affrescare le due pareti laterali della Cappella Sistina. Pietro Perugino, Domenico Ghirlandaio, Sandro Botticelli e Cosimo Rosselli ebbero qui la loro sfida più importante, lavorare per il papa in quella che sarebbe divenuta la cappella più famosa della storia delle arti.
Ognuno di questi maestri portò con sé la propria squadra, gli allievi della loro bottega, alcuni dei quali collaborarono personalmente alle opere, avendo il privilegio, come nel caso di Biagio d'Antonio, di dipingere anche un intero quadro, in questo caso il Passaggio del Mar Rosso, sebbene l'attribuzione sia incerta.
Nel 1482, in sostituzione del Perugino, probabilmente chiamato a Firenze per un'altra commissione, subentrarono Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta, che lavorarono all'affresco Testamento e morte di Mosè, elogiato da Giorgio Vasari come uno dei migliori della cappella.
L'opera, che mostra in varie scene gli ultimi episodi della vita di Mosè, riconoscibile dalla veste dorata e il mantello verde, è situata sulla parete di sinistra entrando dalla porta principale, dalla parte opposta rispetto all'ingresso del percorso dei Musei Vaticani, dove vi sono raffigurate appunto le Storie di Mosè. Sulla parete opposta, invece, si vedono le Storie di Gesù, a dimostrazione della concordanza tra la vita di Mosè e quella di Cristo, i due legislatori.
Per Bartolomeo della Gatta fu il momento più alto della sua carriera, in cui poté mettere in mostra le tecniche apprese in età giovanile quando frequentava una delle botteghe più prestigiose dell'epoca, quella di Andrea del Verrocchio, dove conobbe Leonardo da Vinci, ma anche gli insegnamenti di Piero della Francesca e Donato Bramante, conosciuti mentre si trovava tra Arezzo e Urbino.

Sicuramente di Bartolomeo, anima sensibile e religiosa che prese i voti divenendo abate, il cui soprannome "della Gatta" deriverebbe dall'amore per questi animali, sono i due bambini che vediamo in primo piano e l'affettuosa donna che stringe tra le braccia il suo bambino. È un'immagine della maternità tra le più dolci della storia dell'arte, prodigio di tenerezza che sembra anticipare le splendide Madonne di Raffaello Sanzio.
Lo stile pittorico lascia pensare che il dipinto sia in massima parte opera di Bartolomeo; del Signorelli dovrebbero essere quasi sicuramente l'elegante donna col bimbo sulle spalle, il giovane di spalle, l'ignudo seduto alla sua sinistra, infine l'uomo anziano appoggiato al suo bastone vicino al trono del patriarca.