Sergej Rachmaninov

La musica basta per un'esistenza ma un'esistenza non basta alla musica.

Nato nel 1873 a Novgorod, in Russia, Sergej Rachmaninov fu un grande virtuoso del pianoforte, tra le figure più rilevanti nel contesto musicale di inizio Novecento.
Pianista, compositore e direttore d'orchestra, eccellente in tutti e tre i campi, distinse sempre i diversi ruoli, considerandosi soprattutto un compositore piuttosto che un pianista, sebbene la sua carriera sembri dimostrare il contrario.
"Comporre è una parte essenziale del mio essere, come respirare o mangiare".

Rachmaninov è considerato uno degli ultimi rappresentanti del tardo Romanticismo, tra i pochi musicisti della sua epoca a riprendere i temi dell'Ottocento e della grande tradizione. Nel Novecento, infatti, sia in ambito letterario, artistico, che, appunto, musicale, si sviluppò la tendenza a rompere i legami con la tradizione, in quanto si pensava che l'unico mezzo di espressione per le discipline umanistiche fosse divenuto quello di adattarsi alle esigenze e ai sentimenti del nuovo secolo. Nacquero così le avanguardie, movimenti audaci e innovativi, in anticipo sui gusti, come nel caso della dodecafonia in musica, concepita da Arnold Schönberg, in grado, grazie anche ai suoi allievi Alban Berg e Anton Webern, di imporsi come elemento fondamentale della storia musicale novecentesca.

Rachmaninov mantenne invece lo sguardo rivolto al passato, ad autori come Fryderyk Chopin e Franz Liszt, convinto che la musica ottocentesca avesse ancora molto da dire. In particolare riprese quel genere sviluppatosi nell'Ottocento con Liszt, noto come recital concertistico, cioè l'esibizione solistica da parte di un musicista, generalmente un pianista, che mette in evidenza tutta la sua bravura e abilità.

Ritratto di Franz Liszt.

Il Preludio op. 23 n. 2 del 1903 mostra per esempio un virtuosismo esasperato, in un pezzo molto complesso con passaggi di agilità che solo le lunghe mani di Rachmaninov riescono a realizzare in pieno.
In musica un preludio è un brano piuttosto breve nato nel Barocco, che in passato anticipava un'altra composizione, per esempio in Bach una fuga e in Mozart una fantasia, mentre nell'Ottocento divenne un pezzo autonomo. Tra i compositori che hanno scritto dei preludi per pianoforte i più celebri sono sicuramente Chopin e il francese Claude Debussy. I preludi di quest'ultimo sono evocazioni di immagini generiche, in accordo con la poetica impressionista di pittori come Claude Monet e Pierre-Auguste Renoir, ma anche lo specchio della sua sensibilità, così come per Chopin. La differenza principale tra i due sta nell'intitolare il componimento; se nel caso di Debussy il titolo suggerisce infatti all'ascoltatore l'immagine precisa che le note vogliono rappresentare, in Chopin la sensazione che comunemente si prova ha in seguito dato il nome al pezzo. Basti pensare al celebre Preludio op. 28 n. 15, noto come La goccia per il particolare effetto onomatopeico dato dal continuo risuonare della stessa nota, oppure al Preludio op. 28 n. 7, meglio conosciuto col nome di Danza polacca in quanto si è soliti ritenere che la brevissima durata rappresenti un fugace pensiero rivolto alla propria terra natale.

Fryderyk Chopin - Eugène Delacroix - 1838 - Parigi, Museo del Louvre

La figura di Rachmaninov, nonostante la popolarità e il grandissimo successo, rimane ancora oggi un enigma; in lui si intrecciano, come tensioni antagoniste, esaltazione e insoddisfazione, entusiasmo e depressione. Tanto che nel momento più alto della sua carriera si chiedeva: "perché, durante tutta la mia vita, la scontentezza di me stesso mi ha sempre tolto la calma?". L'anima del musicista è dunque inquieta e riflessiva, di un uomo che guarda indietro non lasciandosi trasportare dal successo, ma scrutando nei propri sentimenti, provando continuamente una sensazione di infelicità come a non essere diventato quello che si aspettava.

Per comprendere al meglio l'autore bisogna riscoprire gli aspetti più intimi della sua personalità, cercandoli nella musica, a cui forse affida tutti i moti della propria anima.
"Scrivo su un foglio la musica interiore che io sento".

Rachmaninov, nonostante visse sin dall'infanzia circondato dalla musica, non fu affatto un bambino prodigio e neppure un artista precocissimo; preferiva lo svago e giocare all'aria aperta piuttosto che la scuola e lo studio. All'età di quattro anni imparò a suonare il piano, ma si fece notare solo tra i diciotto e i vent'anni, quando venne mandato a Mosca a seguire le lezioni di un maestro piuttosto esigente e con intensi piani di studio giornalieri che resero il carattere del giovane Rachmaninov più calmo e riflessivo. Alla sera partecipava a serate musicali alle quali vi erano molti dei musicisti russi dell'epoca, tra cui Čajkovskij, col quale strinse subito una forte relazione di amicizia ricevendone un'influenza decisiva.
Il Conservatorio di Mosca offrì a Rachmaninov la prima possibilità di esprimersi come compositore. Realizzò così tra il 1890 e il 1891 il Primo concerto per pianoforte e orchestra. Presto decise però di abbandonare il conservatorio, chiedendo di poter anticipare l'esame finale di un anno; si diplomò così nel 1891 dimostrando la sua grandissima abilità al pianoforte.
In poco tempo, dopo il diploma, scrisse come libero artista il Preludio in do diesis minore, op. 3 n. 2, celebre componimento a cui fu legato per tutta la vita.

Rachmaninov in una foto giovanile.

All'anno 1893 risalgono la sua prima opera, Aleko, ma anche la scomparsa prematura di Čajkovskij, suo estimatore e protettore. Nel 1895 compose la Prima sinfonia, la cui prima esecuzione ebbe luogo a San Pietroburgo nel 1897, mal diretta da Aleksandr Glazunov. L'insuccesso portò l'autore non ancora ventiquattrenne in uno stato di prostrazione prolungata che compromise la sua attività compositiva.
Vi pose fine il Secondo concerto per pianoforte, datato 1901, scritto su incoraggiamento dello psichiatra, dedicatario della composizione, alle cui cure, ipnosi inclusa, Rachmaninov si affidò intorno al 1899. La "prima" del concerto significò la ripresa artistica da parte del pianista dopo alcuni dolorosi anni di silenzio.
A questo periodo risalgono i progetti operistici successivi ad Aleko, tra cui Francesca da Rimini, datata 1906, la cui fonte letteraria è ovviamente il Canto V dell'Inferno di Dante, e il poema sinfonico L'isola dei morti, del 1908, ispirata dall'omonimo dipinto di Arnold Böcklin, in particolare ad una versione in bianco e nero delle cinque esistenti.
"La prima volta vidi a Dresda solo una copia del notevole quadro di Böcklin. La composizione massiccia ed il soggetto mistico di questo quadro provocarono in me una grande impressione, ed essa determinò l'atmosfera del poema. In seguito vidi a Berlino il quadro originale. A colori non mi emozionò particolarmente. Se avessi visto per primo l'originale, forse non avrei composto la mia Isola dei morti. Il quadro mi piace di più in bianco e nero".

L'opera Francesca da Rimini venne invece iniziata nel 1900 durante un soggiorno in Italia presso Firenze, nel quale scrisse il duetto di Paolo e Francesca. La musica di Rachmaninov ben si addice ai temi romantici come quello di amore e morte, con note forti e drammatiche che celebrano il destino dell'uomo e divengono lo specchio della sua anima irrequieta. Ad un'amica scrittrice, con la quale tenne a lungo un rapporto epistolare, confidò infatti che i motivi felici e gioiosi non gli riuscivano con la stessa facilità.

La carriera di Rachmaninov era ormai al punto più alto del successo come compositore sia in Russia che Inghilterra e Stati Uniti. Scelse New York per il debutto del suo Terzo concerto per pianoforte del 1909, che l'anno seguente venne diretto dall'ormai malato Gustav Mahler. Tornato poi stabilmente nell'amata Russia, dovette abbandonarla nel 1917 a causa della Rivoluzione d'ottobre, la fase finale e decisiva della rivoluzione russa. La sua attività divenne allora quella di interprete, di virtuoso del pianoforte dal respiro internazionale.
All'ultima parte della sua vita risalgono il Quarto concerto per pianoforte e la Rapsodia su un tema di Paganini op. 43. Si trasferì nel 1939 a Los Angeles, città dove già vivevano alcuni immigrati russi tra cui Igor Stravinskij.
Rachmaninov incontrò varie difficoltà con il suo Quarto concerto, eseguito per la prima volta nel 1926, che non riuscì a replicare il duraturo successo popolare ottenuto dal Secondo e dal Terzo. Si dedicò così alla realizzazione della Rapsodia su un tema di Paganini, a tutti gli effetti il suo quinto concerto per pianoforte, nonché una delle sue composizioni maggiormente eseguite insieme al Secondo concerto.
Il lavoro è un ciclo di ventiquattro variazioni sul ventiquattresimo ed ultimo dei Capricci di Niccolò Paganini per violino solo, già fonte di ispirazione per compositori come Franz Liszt, Robert Schumann e Johannes Brahms.

L'ultima opera di Rachmaninov furono le Danze sinfoniche, una suite per orchestra composta nel 1940. Alla fine del manoscritto della partitura il compositore scrisse "Ti ringrazio, Signore". Si spense il 28 marzo 1943, appena quattro giorni prima del suo settantesimo compleanno. In febbraio aveva tenuto il suo ultimo concerto nel quale eseguì anche la Sonata n. 2 di Chopin, contenente la celebre Marcia Funebre.