Gustav Mahler

"L'invenzione melodica è uno dei segni più certi di un dono divino"...

Gustav Mahler fu un compositore e direttore d'orchestra austriaco vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento.
Tra il 1897 e il 1907 diresse l'orchestra dell'Opera di Vienna, contesto molto prestigioso a livello musicale per i grandi del passato che vi lavorarono tra cui Ludwig van Beethoven e Johannes Brahms. Mahler ottenne grandi successi per la sua attività di direttore d'orchestra, mentre non vide subito riconosciuta la sua opera di composizione. Decisivo per la sua formazione fu il sodalizio intellettuale artistico con Anton Bruckner, il suo insegnante, ma anche il legame d'amicizia col coetaneo Hugo Wolf.
La città di Vienna presentava in quegli anni un panorama culturale vario e pieno di novità. Oltre alla musica vi nacquero nuovi linguaggi artistici nel campo della pittura, basti pensare a Gustav Klimt ed Egon Schiele; inoltre un medico, Sigmund Freud, fondava la psicanalisi, una teoria innovativa sui modi di conoscere e dominare i processi inconsapevoli della mente umana.

Questo sguardo rivolto ala propria interiorità influenzò le composizioni di Mahler, soprattutto per quanto riguarda un genere da lui rinnovato profondamente, la sinfonia. Arrivò a dedicarsi con così tanta passione alle sinfonie fino a riporre nelle loro note il significato ultimo della sua esistenza: "l'intera mia vita è in esse contenuta: ho loro infuso la mia esperienza e la mia sofferenza".

La vita di Mahler non fu infatti facile sia per la triste infanzia che la perdita, nel 1907, di una delle sue due figlie, all'età di soli quattro anni, evento che lo segnò profondamente condizionando la sua salute:
"Quando tua madre apre la porta e appare, illuminata dalla candela, e io volto la testa per guardarla, il mio sguardo non va al suo volto, ma alle sue ginocchia, dove dovrebbe essere il tuo faccino sorridente come quando venivi a darmi la buonanotte, ogni sera.
Quando tua madre apre la porta e appare, illuminata dalla candela, ricordo come sgusciavi dentro correndo verso di me per darmi il bacio della buonanotte.
Ora il buio mi opprime, sono rimasto solo, la mia luce e la mia gioia sono sparite per sempre".

La sinfonia è una composizione strumentale per orchestra che deve raccontare una storia propriamente di temi musicali; è dunque una storia di note, di suoni. Essa è uno dei cardini della musica romantica che dopo Beethoven ha raggiunto un livello sublime, divenendo il mezzo d'espressione più alto per un musicista. Mahler compose nove sinfonie, proprio come Beethoven, la decima rimase incompiuta poiché morì mentre la stava concependo. All'interno di queste sue opere sono racchiusi molteplici significati in quanto nella sua concezione una sinfonia doveva contenere tutte le forme dell'esistenza e fu veramente molto scrupoloso nel tentativo di non nascondere nessun elemento della realtà: mondi diversi, colti e popolari, trovarono voce nella sua musica.

"Una sinfonia deve essere come il mondo. Deve contenere tutto".

Egli allargò l’organico orchestrale e utilizzò una struttura narrativa articolata in episodi, uniformati però dalla sensibilità di un unico protagonista. I temi trattati sono l’infanzia, la morte, la fede e la visione dell’aldilà.

La composizione che meglio sintetizza le caratteristiche e le tematiche dell'autore è la Prima Sinfonia in re maggiore, nota come Il titano per il romanzo da cui è tratta.

La sinfonia è strutturata come musica a programma: ogni movimento narra una tappa del viaggio esteriore e interiore del protagonista, un viandante, tipica figura romantica. La novità introdotta dall'autore è il realismo degli effetti per rappresentare i diversi mondi narrati nei singoli movimenti.

Nel primo movimento vi è il protagonista immerso nel mondo incontaminato della natura, di cui l’orchestra evoca il suono. Il movimento è infatti chiamato Wie ein Naturlaut, che tradotto significa Come un suono di natura. La composizione non è stata pensata esclusivamente per una sala da concerto, bensì per un paesaggio. L’autore vuole proprio che l’ascoltatore riesca a calarsi e a lasciarsi avvolgere da questi paesaggi sonori che non presentano subito i propri temi, ma li fanno sgorgare via via con piccoli frammenti melodici. Essi sono suoni di bosco, versi lontani di animali e canti d’uccelli. Gli archi evocano lo sfavillio e il risplendere dell’aria, mentre trombe e corni lontani sono i suoni della vita campestre. Questa tecnica innovativa del compositore ci introduce nel concetto di stratificazione dei suoni, un’idea complessa che si riscontra in tutto il suo repertorio.

Sulla melodia di una danza austriaca la scena si sposta, nel secondo movimento, in un ambiente di paese, contraddistinto da sonorità forti di trombe e corni. Il viandante sperimenta le prime delusioni.
Nel terzo movimento, il più noto, accade qualcosa di particolare che spiega meglio l'idea di stratificazione. Il tema principale che comincia va infatti a scontrarsi con l’interferenza di altri motivi musicali che subentrano. A cominciare è il contrabbasso solista, scelta molto insolita per una melodia, il quale suona il motivo principale, teso e doloroso, quello di un corteo funebre. Il motivo non è inventato dall'autore, è bensì una canzonetta popolare: la versione tedesca di Fra Martino in tonalità minore. Quella di introdurre musiche popolari e di strada fu una grande innovazione di Mahler, insieme alla loro improvvisa interruzione dovuta ai suoni di una città per esempio. Il corteo funebre, infatti, procede con il suo andamento triste e pensieroso, fino a quando non si imbatte in una sala dove si balla. Qui note acute già ascoltate nel primo movimento frammentano il clima tranquillo. In Mahler i temi non si concludono mai, a volte sembrano abbandonati per poi invece ripartire improvvisamente. La marcia funebre torna ancora in primo piano: il viandante non può che osservare, o meglio, ascoltare l’amaro e ironico contrasto fra tragedia e gioia, dolore e spensieratezza.
Dal punto di vista della scrittura musicale questo movimento è un ripiegarsi dell’orchestra su sé stessa che dai paesaggi sonori sterminati del primo movimento concentra la narrazione in un'ambientazione strumentale più intima e familiare. Questo spostamento verso il personale rende l’atmosfera del movimento pregna di una angoscia terrificante che nasce dalla mescolanza di un gelo mortifero che esala dallo stile funebre della marcia con il ricordo e le sensazioni dell’infanzia.
La musica diviene dunque, in linea con il periodo storico, un’analisi interiore e una riflessione sulla vita in ogni sua forma. Ciò è il motivo principale del quarto ed ultimo movimento. Il viandante guarda dentro se stesso provando una sensazione di dolore che appare insanabile. Nel corso del movimento uno spiraglio di speranza sembra aprirsi con il cauto introdursi di una dolcissima e consolatoria melodia.
Questa sinfonia capolavoro di Mahler è importante poiché riesce a raffigurare varie situazioni, diversi sentimenti; il mondo e l’animo umano in tutte le sue sfaccettature. L'autore inserisce una melodia popolare in modo da realizzare quel desiderio di una musica che abbracciasse ogni realtà, concetto davvero rivoluzionario se si pensa che in passato, ma ancora con Robert Schumann e Johannes Brahms, la sinfonia era un genere riservato ai nobili, ai pochi in grado di raggiungere un alto livello di grandezza estetica. Infine il terzo movimento custodisce un'altra genialità, cioè quella di descrivere l'incontro impossibile con la morte, tramite uno stile fantastico e sognante in grado di anticipare quella che sarà una delle teorie più rivoluzionarie di Sigmund Freud, cioè "Il perturbante", che è il ritorno di qualcosa che ci era molto familiare, intimo, che tuttavia ad un certo punto è diventato orrorifico e angosciante per cui il nostro sistema psichico lo ha rimosso, cioè bandito dalla coscienza e celato.

Nel 1910 Mahler conobbe Freud dopo aver scoperto l'infatuazione da parte della moglie per il giovane e brillante architetto Walter Gropius, uno dei fondatori del Bauhaus. Il musicista fu sconvolto dall'evento e per questo gli fu consigliato di rivolgersi allo psichiatra. I biografi riferiscono di un solo ma lungo colloquio durato tre o quattro ore. Freud, durante l'incontro, svoltosi in una lunga passeggiata, seppe da Mahler che egli chiamava a volte la moglie Alma col nome della propria madre Marie, e quindi formulò l'ipotesi che Mahler fosse affetto dal cosiddetto "Complesso della Vergine Maria". La donna smentì però questo fatto fortificando la sua tesi con la prova che il marito aveva difficoltà a pronunciare la "r", e quindi sarebbe stato scomodo per lui chiamarla col nome della madre. Freud, tempo dopo, ricordando l'episodio dichiarò: "Ebbi la possibilità di ammirare le capacità di penetrazione psicologica di quell'uomo di genio. Nessuna luce illuminò ad un certo punto i sintomi della sua nevrosi ossessiva. Era come scavare con un bastoncino in un edificio misterioso".
L'anno successivo all'incontro Mahler, malato gravemente di cuore, si spense a soli 51 anni.
Uno dei suoi più grandi ammiratori che portò con sé i suoi insegnamenti fu l'allievo Arnold Schönberg. In questa rara foto si può notare Schönberg nel suo studio a Vienna con alla spalle due foto proprio di Mahler.