Melchiorre Cafà

Una delle personalità più interessanti del Barocco scultoreo di metà Seicento è certamente il maltese Melchiorre Cafà, nato l'anno 1636 ed attivo a Roma in un'esistenza tanto breve quanto significativa. Venuto a mancare a soli trentuno anni per un incidente sul lavoro, egli fu capace di riprendere il linguaggio modernissimo di Gian Lorenzo Bernini conducendolo alle forme più alte ed aggiornate, prendendo le distanze dal classicismo di un autore quale Ercole Ferrata, dal quale apprese il mestiere a bottega, a sua volta allievo di Alessandro Algardi. Se Ferrata era per lo più un traduttore delle idee algardiane, Cafà fu capace di lavorare d'inventiva osservando il maestro ma cercando di apportare delle novità al suo stile, arricchendolo con le affascinanti soluzioni berniniane.
Sintesi perfetta dello stile di Cafà è il suo capolavoro nonché una delle poche opere completamente di sua mano di cui impreziosì la città eterna, vale a dire l'Estasi di Santa Caterina da Siena, custodita nella chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli.
Realizzato intorno al 1665, due anni prima della precoce scomparsa, è un raffinatissimo altorilievo in marmo bianco di Carrara che sconfina dai limiti della cornice, con la santa che ascende al cielo rapita dall'amore per il suo sposo mistico. Portata in trionfo da alcuni bellissimi putti, Santa Caterina è avvolta da un mare di luce reso dai caldi colori dello sfondo, nel quale l'autore fu capace di sfruttare tutte le potenzialità cromatiche della pietra d'alabastro, dando la sensazione che la scena avvenga in un tramonto color oro.

Una pala d'altare così unica nel suo genere trova i suoi modelli di riferimento nel Pietro Bernini della cappella Paolina in Santa Maria Maggiore, ma anche dall'Algardi della basilica di San Pietro. Imprescindibile anche il dialogo con l'Estasi di Santa Teresa di Gian Lorenzo Bernini, in particolare nella nube che trasporta la monaca verso il cielo e nello sguardo assorto in comunione con Dio, trafitta dritta al petto dal suo Amore.

Cafà doveva anche avere bene impresse nella mente le logge della crociera della basilica vaticana, dove sopra le statue che adornano i quattro pilastri di Donato Bramante troviamo all'opera il Bernini con alcuni suoi collaboratori in un progetto legato iconograficamente al cantiere del baldacchino.

L'ispirazione finale è poi quella di una statua dello stesso soggetto e degli stessi anni realizzata dal Ferrata per il Duomo di Siena, ossia la Santa Caterina da Siena. In questo caso si tratta di una scultura a tutto tondo di cui però colpisce la medesima posa, in un'espressione del volto che appare sostanzialmente identica. L'opera del maltese risulta sicuramente maggiormente curata nella morbidezza dei panneggi nonché più suggestiva e scenografica.

Molto legato sul piano artistico e su quello personale a Giovan Battista Gaulli, uno dei migliori interpreti del barocco pittorico, Cafà si spense precocemente nel 1667 e così possiamo solamente immaginare quello che sarebbe potuto essere il barocco romano impreziosito della sua opera magnifica.

Bibliografia

  • Il Barocco - Tomaso Montanari - Einaudi
  • Roma barocca - Gerhard Wiedmann - Jaca Book

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