Jacques-Louis David

Jacques-Louis David, nato a Parigi nel 1748, proveniva da un ambiente colto e benestante e manifestò presto il suo interesse per il disegno.
Dopo una formazione compiuta in ambito tradizionale, ancora secondo il gusto rococò, nel 1775 ottenne l'ambitissimo Prix de Rome che gli permise di raggiungere l'Italia. Negli anni passati a Roma si accostò alla poetica classicistica, studiando e copiando i capolavori di Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio e Caravaggio.
David è stato uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo, corrente artistica che coincide con l'Illuminismo. Questo movimento recupera il passato per migliorare il presente. L'Illuminismo segna il cambiamento della figura dell'artista, il quale diviene un intellettuale libero di esprimere il proprio pensiero e divulgare nuove idee, senza più dipendere da mecenati e committenti.
Il manifesto del Neoclassicismo è Il giuramento degli Orazi, uno dei capolavori di David dipinto nel 1784 ed esposto al Salon di Parigi del 1785, celebrato come il quadro più bello del secolo.
Per dipingere l'opera l'autore decise di recarsi nuovamente a Roma per ispirarsi proprio all'antica storia della città, prendendo come modello principale anche il classicismo del suo concittadino seicentesco Nicolas Poussin. Tre giovani romani sono raffigurati mentre giurano di combattere sino alla morte dinanzi al padre che sorregge le loro spade. Le figure sono statuarie, l'ambiente è spoglio e la scena è divisa in tre parti grazie alla disposizione delle figure e alle grandi arcate sullo sfondo. A destra un gruppo di donne in lacrime, rassegnate al dolore, dipinte con pose languide e abbandonate, contrastano con il coraggio degli uomini, i cui muscoli sono tesi e pieni di energia.

Nel 1787 David dipinse La morte di Socrate, una scena struggente in cui il filosofo, dopo aver discusso con i suoi scolari a proposito dell'immortalità dell'anima, allunga la mano destra verso la coppa di cicuta che lo avvelenerà. La mano sinistra è invece rivolta al cielo, in un gesto di continuità tra il suo pensiero e quello di Platone, che qui vediamo ai piedi del letto, ma che nella celeberrima Scuola di Atene di Raffaello lo ricordiamo anch'egli con il dito alzato verso l'alto, verso il Bene.

"È giunto ormai il tempo di andare, o giudici, io per morire, voi per continuare a vivere. Chi di noi vada verso una sorte migliore, è oscuro a tutti, tranne che al dio".

L'artista neoclassico, essendo libero di esprimersi, può dedicarsi anche ad eventi della contemporaneità, quindi non solamente religiosi, dando vita a raffigurazioni che mostrano episodi del presente, schierandosi politicamente e assegnando importanza a figure che magari sarebbero passate inosservate, riuscendo a volte persino a consegnarle alla storia.

È il caso del capolavoro La morte di Marat, datato 1793, considerato il primo quadro contemporaneo in quanto rappresenta un fatto di cronaca di quegli anni che il pittore voleva omaggiare, rendendo eterno l'insegnamento di uno degli eroi della Rivoluzione francese. Marat ha creduto nei suoi ideali fino alla morte, vivendo in umiltà, senza arricchirsi con il potere. Ciò fa di lui un santo laico.

Una volta concluso il periodo rivoluzionario e insediatosi il governo di Napoleone Bonaparte, David ne divenne il pittore ufficiale.
Il ritratto di Bonaparte al Gran San Bernardo del 1801, è uno dei più celebri raffiguranti il giovane generale francese. Dipinto mentre valica il passo del Gran San Bernardo, Bonaparte tende il braccio destro verso l'alto, simbolo della sua ascesa; il mantello è gonfiato dal vento e il cavallo è pronto alla corsa. Il suo nome, inciso nella roccia, e la sua figura, sono già quelle di un eroe romantico, celebrato come tra i più grandi della storia.

Fu Napoleone stesso ad affidare a David il compito di tramandare ai posteri la gloriosa scena della sua incoronazione, avvenuta nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi il 2 dicembre 1804.
Realizzata tra il 1805 e il 1807 dopo un gran numero di studi preparatori, Incoronazione di Napoleone e Giuseppina è una composizione immensa, di sei metri per nove, in cui sono fedelmente documentati più di duecento personaggi presenti all'evento. Il soggetto è dunque contemporaneo e vuole celebrare la gloria di un imperatore quasi sacralizzato. I colori, sempre più caldi e vivaci, sottolineano la fastosità della cerimonia. Tutti gli sguardi sono rivolti con attenzione verso la corona che Napoleone, dopo essersi auto-incoronato, sta posando sul capo della moglie. L'artista stesso era presente e riesce a restituirci la scena quasi come una fotografia. Scrisse a proposito dell'impresa:
"Disegnai la scena dal vivo e fissai separatamente tutti i gruppi principali. Annotai quello che non potevo fare in tempo a disegnare […] Ciascuno occupa il posto secondo l'etichetta, vestito degli abiti propri alla sua dignità. Dovetti affrettarmi a riprenderli in questo quadro, che contiene più di duecento figure".

Alla caduta di Napoleone, David scelse l'esilio volontario a Bruxelles dove, nel 1824, dipinse Marte disarmato da Venere e le GrazieIl soggetto è mitologico e rispecchia il gusto neoclassico molto richiesto dai committenti. L’attenzione è rivolta al tema della bellezza ideale e alla rappresentazione della perfezione fisica. Marte e Venere sono sdraiati sopra un letto; mentre la dea gli cinge la testa con una corona di fiori, e Cupido gli scioglie i calzari, il dio della guerra consegna le sue armi alle Grazie.

Nel 1825 il genio di David si spense dopo un attacco cardiaco. Morì in esilio; il suo cuore, racchiuso in un'urna d'argento, venne portato a Parigi.
Anni prima, rispondendo agli inviti di fare rientro in Francia, aveva scritto in una lettera al figlio:"Tutti i miei colleghi rientrano in Francia; io sarei certamente del numero se avessi la debolezza di chiedere per iscritto che mi si faccia tornare. Ma tu conosci tuo padre e la fierezza del suo carattere. Può egli fare un simile passo? Sapevo quel che facevo. Ero adulto, avevo l'età per sapere quel che facevo".
L'influenza di David a livello artistica fu davvero enorme; numerosissimi sono gli allievi che frequentarono il suo atelier, tra i quali un giovane prediletto destinato anch'egli a divenire uno dei massimi rappresentanti del Neoclassicismo e dell'arte francese, Jean-Auguste-Dominique Ingres, a cui il maestro dedicò un ritratto.