Antoine-Jean Gros

L'artista in un ritratto di François Gérard del 1791 circa.

Pittore neoclassico francese nato nel 1771, Antoine-Jean Gros, allievo di Jacques-Louis David, fu attivo durante il periodo di Napoleone Bonaparte e successivamente nella Restaurazione.
Recatosi in Italia a causa della Rivoluzione francese, soggiornò a Genova, Milano e infine Firenze, studiando gli antichi maestri ed in particolare Masaccio, Andrea del Sarto, Pontormo e Rubens.
Proprio a Milano, città di primaria importanza per la politica napoleonica, diede vita nel 1796 al dipinto Napoleone ad Arcole, nel quale il giovane protagonista della campagna d'Italia guida con eleganza i suoi soldati in una celebre vittoria, avanzando con un gesto privo di enfasi e di eroicità ma capace di riassumere a pieno il valore morale e la capacità di comando del futuro imperatore dei francesi.

A cominciare dalla Rivoluzione il Neoclassicismo, caratterizzato dalla ripresa del passato e dalla ricerca di armonia, subì una netta trasformazione legata alle grandi vicende politiche che segnarono l'Europa intera, portando l'arte a ricoprire un ruolo fondamentale in chiave propagandistica. Gros si distinse tra i migliori artisti nel produrre opere d'arte finalizzate all'encomio del Bonaparte.

Napoleone sul campo di battaglia di Eylau - 1808 - Parigi, Museo del Louvre

Si sviluppò notevolmente la pittura di storia, raffigurante le nobili gesta di Napoleone, di cui si servì il generale per celebrare l'ascesa al potere e il proprio trionfo politico, consapevole che un mito nascesse anche dal culto delle immagini. Il preciso programma iconografico dell'epoca napoleonica era finalizzato ad esaltare le virtù del re dei francesi, posto in relazione con i grandi imperatori romani e rappresentato mentre cavalca trionfalmente, arringa le folle, perdona i ribelli o visita gli ammalati.

Bonaparte visita gli appestati di Jaffa - 1804 - Parigi, Museo del Louvre

A seguito della caduta di Napoleone, nel periodo della Restaurazione, sul trono di Francia tornarono i Borbone nella figura di Luigi XVIII, che qui vediamo in un ritratto dell'artista datato 1816, fratello minore di Luigi XVI, il sovrano decapitato durante la Rivoluzione.

Il capolavoro assoluto di Gros è probabilmente Saffo a Leucade, realizzato a inizio Ottocento e avvolto in un tenebroso scenario notturno rischiarato dalla luna che sembra anticipare di qualche anno il bellissimo componimento Ultimo canto di Saffo di Giacomo Leopardi. In primo piano vi è raffigurata la poetessa greca Saffo nell'episodio leggendario secondo cui, in preda all'assoluta disperazione per un amore non corrisposto, si tolse la vita gettandosi da una scogliera. L'episodio dovette segnare profondamente anche il pittore che, incompreso a livello artistico, si suicidò nel 1835 annegandosi nella Senna.
In un'opera come questa si capisce l'importanza che Gros ricoprì nella pittura, affascinando con la sua sensibilità grandi autori romantici come Eugène Delacroix.