Montesquieu

Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, conosciuto come Montesquieu, fu un filosofo, giurista, storico e pensatore francese nato nel 1689.
Con il suo capolavoro Lo spirito delle leggi divenne il fondatore della teoria politica della separazione dei poteri; a lui viene infatti attribuita la suddivisione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario.

Spesso dipinto come un magistrato serio e metodico, Montesquieu era anche un fine scrittore che amava molto la letteratura, come mostra il Saggio sul gusto nelle cose della natura dell'arte, inserito nell'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert. Il suo gusto estetico era maturato in seguito ad un viaggio in Italia - di cui riportò le esperienze e le tappe più significative in un'opera diaristica - di fondamentale importanza al fine di approfondire il bello ed il patrimonio artistico.
Nel 1721 il romanzo epistolare Lettere persiane raggiunse subito una fortuna straordinaria. Si tratta di una satira spiritosa e pungente dei costumi francesi contemporanei, analizzati dallo scambio epistolare di due persiani che visitano la Francia durante gli ultimi anni di regno di Luigi XIV. Attraverso queste due figure l'autore esprime il suo giudizio critico riguardo la società e le istituzioni, attaccando il regime monarchico e in particolare il sovrano. L'opera anticipa lo spirito critico proprio del suo capolavoro.

«Il re di Francia è il principe più potente d'Europa. Non possiede miniere d'oro come il re di Spagna suo vicino, ma ha più ricchezze di lui, perché le ricava dalla vanità dei suoi sudditi, più inesauribile delle miniere. Gli si è visto intraprendere e sostenere grandi guerre senza altri fondi che titoli d'onore da vendere, e per un prodigio dell'orgoglio umano le sue truppe erano pagate, le sue piazzeforti munite, le sue flotte equipaggiate. D'altronde questo re è un gran mago: esercita il suo impero anche sullo spirito dei suoi sudditi, li fa pensare come vuole. Se nel suo tesoro c'è solo un milione di scudi, e gliene occorrono due, gli basta persuaderli che uno scudo ne vale due, ed essi ci credono. Se deve sostenere una guerra difficile, e non ha denaro, non deve far altro che metter loro in testa che un pezzo di carta è denaro, ed essi ne sono tosto convinti. Arriva a far loro credere che può guarirli di ogni male toccandoli, tanto è grande la forza e il potere che ha sugli spiriti».

Ricevimento alla Reggia di Versailles.

Altra opera fondamentale sono le Considerazioni sulle cause della grandezza dei romani e della loro decadenza, riflessione storica edita nell'anno 1734 che tratta temi politici e morali preannunciando Lo spirito delle leggi, analizzando in particolare i motivi della gloria di Roma antica e delle cause che hanno portato al suo tramonto e alla caduta. La grandezza di Roma, sottolinea Montesquieu, era affidata all'eccellenza dell'organizzazione militare nonché alla politica estera, ai principi di libertà che la governavano nonché al senso civico. La decadenza si spiega invece con la vastità stessa dell'impero, con la corruzione dei costumi e con la fine della libera repubblica, alla quale si sostituì il regime imperiale con il dispotismo, ossia il potere tirannico, di Tiberio e Caligola.

Un "capriccio" romano del pittore Giovanni Paolo Pannini datato 1735.

La sintesi del pensiero di Montesquieu confluisce nella sua opera principale, datata 1748, vale a dire Lo spirito delle leggi, frutto di quattordici anni di lavoro. Pubblicata nella Ginevra di Jean-Jacques Rousseau, analizza le caratteristiche, lo "spirito" appunto, che accomunano tutte le leggi umane, scoprendo infinite differenze fra i costumi e le istituzioni esistenti tra i vari popoli. Con quest'opera Montesquieu fondò la scienza politica, dando vita ad una vera e propria enciclopedia del sapere amministrativo e giuridico del Settecento.
Concretamente egli distinse fra tre tipi di governo: repubblicano, monarchico e dispotico, guardando con simpatia al sistema monarchico inglese, in cui il re esegue e i due rami del Parlamento prendono le decisioni discutendo e confrontandosi reciprocamente. Questa visione era in linea con la cosiddetta "anglomania", quella tendenza, che dominò la Francia del XVIII secolo, per la quale era forte la volontà di imitare la cultura anglosassone più di ogni altro paese europeo, come dimostrano le Lettere inglesi di Voltaire.
Un'ultima e centrale teoria è quella della separazione dei poteri al fine di salvaguardare l'efficacia del potere stesso e la libertà individuale, in quanto la monarchia assoluta non rispondeva più, nella concezione di Montesquieu e degli illuministi, alle esigenze dei cittadini. La posizione del filosofo era dunque nettamente contraria alla figura del sovrano che esercitava in sé i tre tipi di potere - legislativo, esecutivo, giudiziario - sancendo così, attraverso i trentadue libri di cui è costituita l'opera, i principi che caratterizzano le moderne democrazie parlamentari.

Gli ultimi anni di vita furono segnati per Montesquieu dalla perdita quasi totale della vista che non gli impedì, tuttavia, di collaborare all'Encyclopédie. L'aggravarsi delle condizioni di salute lo portarono alla morte nel 1755 a Parigi.

Bibliografia

  • Storia europea della letteratura francese. Dal Settecento all'età contemporanea - Lionello Sozzi (a cura di) - Einaudi
  • La scrittura e l'interpretazione. Volume 4 - Palumbo Editore
  • Il senso del tempo. Volume 2 - Alberto Mario Banti - Editori Laterza
  • Viaggio in Italia - Montesquieu - (a cura di Giovanni Macchia e Massimo Colesanti) - Editori Laterza

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