Denis Diderot

Il progetto più ambizioso dell'Illuminismo, vero e proprio manifesto degli ideali di un intero secolo, il Settecento, fu l'Encyclopédie o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, a cui è associato il nome del filosofo francese Denis Diderot, direttore e promotore dell'opera.
Realizzata in collaborazione con Jean Baptiste Le Rond d'Alembert, fu un'impresa alla quale parteciparono i più grandi intellettuali di Francia, fra cui Montesquieu, Voltaire e Jean-Jacques Rousseau, in un tentativo grandioso, scrisse Diderot, di "mutare il modo di pensare comune".
Il progetto era quello di creare un compendio di tutto lo scibile umano, una vasta enciclopedia appunto, del cui genere fu il primo straordinario esempio, che rivela la sensibilità culturale ed editoriale del suo autore. L'opera, che cominciò a uscire a partire dal 1751, venne subito tradotta in tutta Europa e anche in Italia, pubblicata per la prima volta a Lucca nel 1758 e in seguito, in un'altra edizione, a Livorno.
Nonostante il successo l'Encyclopédie fu accusata di diffondere atteggiamenti di indipendenza e ribellione, influenzando la visione e il pensiero riguardo il potere, divenendo infatti un potente strumento durante la Rivoluzione francese, per questo venne messa all'Indice dei libri proibiti e condannata da papa Clemente XIII.

Quadro raffigurante alcuni filosofi illuministi riuniti a cena a casa di Voltaire. Tra loro si possono riconoscere anche d'Alembert e, a destra di profilo, Diderot.

Nato a Langres, in Francia, l'anno 1713, Diderot apportò il suo contributo, oltre come enciclopedista e filosofo, nel nascente genere del dramma borghese e nel romanzo, infine come critico d'arte, a testimonianza della pluralità dei suoi interessi.
Le grandi novità del secolo a livello letterario riguardarono soprattutto il melodramma e il dramma borghese, un nuovo genere che si sviluppò proprio grazie a due opere di Diderot, Il figlio naturale del 1757, ma rappresentato solo nel 1771, e, soprattutto, Il padre di famiglia, scritto nel 1758 e rappresentato nel 1761, dunque dieci anni prima dell'altro. Diderot, con queste messe in scena teatrali, fissò i valori principali del dramma borghese, che sono il valore pedagogico del teatro, volto dunque all'insegnamento, e il trarre i contenuti drammaturgici dalla vita vissuta, attingendo dalla quotidianità e dando vita così a vicende maggiormente realistiche rispetto alla tragedia o alla commedia.
Il Settecento fu un secolo nel quale i generi del saggio, che poteva essere filosofico, scientifico o economico, e del romanzo, dunque della produzione in prosa, prevalsero nettamente sulla poesia. Diderot è infatti conosciuto soprattutto per la sua opera narrativa, di cui uno dei romanzi maggiormente importanti è La monaca del 1760, ma pubblicato solamente nel 1796. Lo scrittore, a differenza che per l'Encyclopédie, testo che doveva circolare al di fuori della stretta cerchia di philosophes al fine di diffondere il sapere, non darà in genere circolazione pubblica ai propri componimenti, per questo molti rimasero a lungo sconosciuti per essere riscoperti e pubblicati a distanza di anni dalla sua scomparsa.
La monaca, romanzo anticlericale, condanna duramente una forma di vita considerata contraria alle leggi di natura, vale a dire quella di una monacazione forzata più volte accostata alla vicenda della monaca di Monza narrata da Alessandro Manzoni.

Diderot in un ritratto del 1773.

Altro capolavoro del pensatore francese, composto negli anni Sessanta e rielaborato in quelli Settanta, è Il nipote di Rameau, un romanzo originale a livello di impostazione e per la modernità del suo protagonista, ossia il nipote di un grande musicista intento a dialogare con il narratore. Diderot immagina una conversazione della durata di solo mezz'ora che rispetta le unità aristoteliche di tempo, luogo ed azione, con il filosofo che, in qualità di narratore, è intrattenuto dal racconto della vita di questo musicista fallito, adulatore per professione, di cui lo colpisce però la contraddittorietà e la vena di artista. Rameau sopravvive facendo il buffone di corte nei salotti della borghesia parigina, dichiarando la propria immoralità ma mostrando allo stesso tempo una eccezionale sensibilità musicale e artistica, sebbene inespressa. Tuttavia Diderot è affascinato dalla contraddittorietà di Rameau, il quale è potenzialmente un artista, dotato anche di un notevole talento musicale, sebbene inespresso. La funzione di questa figura è quella di mettere in discussione le facili certezze del narratore, nonché della società del suo tempo; Rameau ha infatti il coraggio di confessare quello che tutti pensano e di comportarsi liberamente senza alcuna formalità.

Nel 1773 Diderot scrisse infine Giacomo il fatalista e il suo padrone, pubblicato postumo come La monaca nel 1796, altro romanzo che si colloca ai vertici espressivi nella produzione dell'autore. Il racconto si basa sui racconti di Jacques durante un viaggio con il proprio padrone, continuamente interrotti dall'incontro con nuovi personaggi o da comiche disavventure. Il protagonista crede che tutto quello che accade nella vita sia già stato scritto dal destino, da qui il titolo del romanzo, la cui principale novità è la forma del dialogo che permette di mettere continuamente in discussione le idee esposte dai due protagonisti.

Presunto ritratto raffigurante Diderot in età matura.

A causa del romanzo I gioielli indiscreti, dove a parlare per magia, come una sorta di bocca della verità, sono gli organi sessuali femminili, e del saggio Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono, vero e proprio manifesto dell'ateismo, Diderot fu arrestato e conobbe l'esperienza del carcere, liberato forse anche grazie all'intercessione di Madame de Pompadour, favorita di Luigi XV nonché protettrice di Voltaire e degli intellettuali illuministi.

Nel 1766 Diderot conobbe l'illuminista italiano Cesare Beccaria, rimanendo positivamente colpito dal libro Dei delitti e delle pene, condividendo l'abolizione della pena capitale.
Gli ultimi anni di vita del filosofo furono segnati dalla perdita dei suoi collaboratori e compagni di pensiero; Montesquieu era mancato nel 1755, Voltaire e Rousseau nel 1778, l'amico d'Alembert nel 1783. Diderot si spense l'anno seguente a Parigi, il 31 luglio 1784, per un improvviso attacco cardiaco.

Bibliografia

  • Storia europea della letteratura francese. Dal Settecento all'età contemporanea - Lionello Sozzi (a cura di) - Einaudi
  • La scrittura e l'interpretazione. Volume 4 - Palumbo Editore
  • L'età moderna. Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione - Francesco Benigno - Editori Laterza

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