Felice Romani

Nel prestigioso contesto teatrale italiano della prima metà del XIX secolo, negli anni che vanno tra il ritiro dalle scene di Gioacchino Rossini e l'affermarsi del genio di Giuseppe Verdi, un librettista di particolare rilevanza fu Felice Romani, nato a Genova l'anno 1788 da famiglia benestante e destinato a segnare profondamente l'ambiente letterario e operistico dei suoi anni. Di educazione classicista, studiò Lettere presso l'Università degli Studi di Genova e frequentò molto il contesto milanese, ammirando un autore come Vincenzo Monti, ma criticando senza timore Alessandro Manzoni ed in particolare la tragedia Adelchi, di così difficile rappresentazione scenica.
Determinanti per Romani furono gli anni Trenta dell'Ottocento, quando si affermarono i due maggiori operisti tra Rossini e Verdi, vale a dire Gaetano Donizetti e Vincenzo Bellini. Se da una parte il rapporto di Romani con il bergamasco Donizetti - uomo teatrale che voleva intervenire personalmente nella stesura dei libretti - fu tanto prolifico quanto problematico, connotato da animate discussioni, con Bellini il sodalizio fu particolarmente sereno e fortunato. Il raffinato musicista, particolarmente sensibile e attento alla componente psicologica dei propri personaggi, trovò infatti nel Romani un poeta congeniale alla propria ispirazione, nonostante le incomprensioni sorte negli ultimi anni della brevissima carriera del compositore catanese. Nacque grazie a tale collaborazione il capolavoro di Norma, portato in scena al Teatro alla Scala nel 1831.
La Norma fu il naturale punto di arrivo di un percorso nato quattro anni, sempre alla Scala, con Il Pirata e proseguito a Venezia, al Teatro La Fenice, con la tragedia shakespeariana I Capuleti e i Montecchi, per arrivare sino a La sonnambula, datata anch'essa al 1831 e portata in scena per la prima presso il milanese Teatro Carcano.
Romani, che fu un seguace di Pietro Metastasio nel porre in risalto la parola sul palcoscenico, si caratterizzava per dei versi molto sonori e scorrevoli, che consentivano un'importante vocalizzazione consona ad esprimere il "bel canto" romantico belliniano. I libretti di Romani, che sono di impostazione classica, ma allo stesso consapevoli delle innovazioni portate da autori romantici come George Byron e Victor Hugo, sono dunque il motivo per cui un musicista come Bellini divenne noto per il suo armonioso connubio fra classicità e componente romantica.

Anche il primo grande successo di Donizetti, avvenuto al Teatro Carcano nell'anno 1830 con la messa in scena di Anna Bolena, porta la firma di Romani nell'opera di versificazione ed è incentrata sul manifestarsi di intense ed infelici passioni che culminano nella pazzia. L'opera fu realizzata da Donizetti in soli trenta giorni, a testimonianza di un autore che, essenzialmente per motivi di guadagno, oltre che per soddisfare il cospicuo pubblico, fu sempre disposto ad accettare i ritmi frenetici della vita teatrale del tempo.
Nel catalogo donizettiano, diviso fra genere tragico e comico, bisogna menzionare anche L'elisir d'amore, composto in pochi giorni da Romani nella primavera del 1832 insieme al musicista, febbrile lavoratore.

Da ricordare è infine la collaborazione del Romani con l'astro nascente nel panorama melodrammatico italiano, ossia Giuseppe Verdi, con il quale realizzò nel 1840 l'opera Un giorno di regno, tuttavia Verdi, romantico convinto, non poteva trovare in Romani un librettista idoneo alla sua musica, preferendogli Cammarano, Piave e poi Boito.