William Shakespeare

Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore...

William Shakespeare è stato un drammaturgo e poeta inglese, nato probabilmente il 23 aprile 1564 a Stratford-upon-Avon.

Considerato il poeta più rappresentativo del popolo inglese e uno dei più grandi drammaturghi esistiti, ha realizzato 37 testi teatrali e 154 sonetti.

Eccelse sia nella tragedia che nella commedia, riuscendo ad aggiornare costantemente il suo stile secondo le richieste del pubblico.

La biografia è poco conosciuta e la sua figura legata al mistero; i personaggi delle opere sono rimasti nella storia e conosciuti universalmente, ma non ci mostrano il suo pensiero e qualcosa di quella persona, così umana, capace di scrivere versi d'amore immensi.

"Se leggi questi versi

dimentica la mano che li scrisse:

t'amo a tal punto

che non vorrei restar

nei tuoi dolci pensieri,

se il pensare a me

ti facesse soffrire".

Tra il Quattrocento e il Cinquecento, si realizza in Italia, nell'ambiente delle corti, una rottura con la tradizione teatrale medievale. Nelle piazze si continua ad assistere a spettacoli religiosi, mentre nei palazzi del principe un pubblico raffinato assiste a spettacoli laici. I Medici a Firenze, i Gonzaga a Mantova, gli Estensi a Ferrara, i Montefeltro ad Urbino, sono questi i signori e i prestigiosi ambienti del Rinascimento, in cui avviene il fenomeno della riscoperta dei classici grazie agli umanisti. 

Questo cambiamento non avviene in tutta Europa; viene influenzata la Francia, grazie alla vicinanza con l'Italia, ma non la Germania, la Spagna e l'Inghilterra. Qui Elisabetta I finanzia il teatro e lo protegge dai contrasti con la Chiesa; è l'importante periodo della scena elisabettiana di cui Shakespeare, fondatore del teatro moderno, diviene l'assoluto protagonista.

Egli si discosta dal dramma classico e dal teatro religioso medievale, ma ritroviamo in lui quella mescolanza di stili, cioè la contaminazione fra tragico e comico, tipica dello spettacolo medievale. Le sue opere sono legate a un mondo umano, lacerato da un dubbio e un senso di precarietà, di cui Amleto ne è l'emblema, che caratterizza la società moderna.

Questo sentimento lo accosta ad uno dei più grandi poeti italiani, Francesco Petrarca, anch'egli lacerato da un dissidio interiore che ne caratterizza l'intera produzione. Shakespeare avrebbe preso a modello l'autore del Canzoniere nei versi d'amore dei Sonetti, di cui sotto è riportato il 116, uno dei più profondi.

"Non sia mai ch'io ponga impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l'altro s'allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato".

La costante e sempre innovativa produzione di Shakespeare era dovuta alla richiesta del pubblico che, nella Londra di fine Cinquecento, si recava tantissimo a teatro come momento di svago e divertimento. Si formò una vera e propria industria dello spettacolo in cui gli autori e le compagnie vivevano del loro lavoro; l'ambiente non era più, dunque, riservato ad una élite, ma aperto a tutti. A teatro gli esponenti della corte e i sovrani, stavano nei palchetti, e appena sotto di loro vi era il pubblico polare, che pagava solo un penny, il quale assisteva alla scena in piedi, appena sotto il palco, spesso anche sotto la pioggia. Shakespeare occupò per molti anni con la sua compagnia il teatro Globe e in seguito, divenuto ricco, il teatro coperto di Blackfriars.

Divenuto celebre, si ritirò nella città natale fino alla morte, avvenuta, come attesta la scritta sul suo monumento funebre, lo stesso giorno della nascita, il 23 aprile del 1616.

Col tempo crebbe il mito di Shakespeare e furono fatte molte ipotesi sulla sua figura. Per alcuni non sarebbe addirittura mai esistito; il suo era solo il nome dietro al quale una compagnia di vari autori firmavano le loro produzioni. Altri sono convinti che fosse in realtà il filosofo e scrittore Francesco Bacone. I rivali Christopher Marlowe e Ben Jonson, il quale raccolse tutte le sue opere dopo la morte, sono altre ipotesi di autori che potevano celarsi dietro il nome di Shakespeare.

Le opere

Numerosi sono i capolavori teatrali di Shakespeare: in ordine cronologico si comincia da Riccardo III (1591 - 1594) e Sogno di una notte di mezza estate (1594 - 1597).

"L'amore guarda non con gli occhi ma con l'anima".

Datata 1594 - 1597 è la celeberrima tragedia Romeo e Giulietta.

"Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente".

Segue subito dopo la commedia Il mercante di Venezia (1596 - 1597) e il dramma di ispirazione romana Giulio Cesare (1599).

Composto intorno al 1600, Amleto è uno dei più grandi capolavori di Shakespeare, una tragedia il cui motivo principale, "Essere o non essere", è tra i versi più famosi e interpretati nelle scene teatrali.

Importanti sono anche le altre principali tragedie scritte tra il 1602 e il 1606: Otello, Re Lear e Macbeth.

Un altro dramma romano è quello di Antonio e Cleopatra (1606 - 1607) e per ultimo, nel 1611, vi è il dramma romantico La tempesta.

"Siamo fatti della materia di cui sono fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita".

Amleto

"Essere o non essere, questo è il dilemma"...

Amleto e Orazio al cimitero - Eugène Delacroix - 1839 - Parigi, Museo del Louvre

L'Amleto è il testo più rilevante dell'autore che pone il dubbio come motivo della tragedia. Questo sentimento è generato da un'epoca di incertezze per l'emergere di nuove teorie scientifiche e politiche (Copernico, Bacone, Machiavelli).

La crisi e il dubbio sono tratti essenziali della condizione umana e sono rappresentati dal protagonista, il giovane principe di Danimarca che appare sulla scena vestito a lutto per recarsi al rito funebre del padre, il re. Trova invece la madre che si sposa con il cognato. Amleto ha la visione del fantasma del re che gli rivela di essere stato avvelenato proprio dal fratello, Claudio. Lo spettro chiede vendetta e Amleto gli promette che sarà fatta. Il protagonista indugia però per tutto il tempo della tragedia, è incapace di compiere il gesto e rinvia l'azione, riflette, cerca disperatamente prove.

Così facendo compie una serie di errori, isolandosi dal fidato amico Orazio e rinnegando i sentimenti per la fidanzata Ofelia, per non coinvolgerla nelle trame dello zio.

Giunge poi a corte una compagnia di attori, vi è dunque un elemento metateatrale, a cui Amleto chiede di rappresentare un dramma che simuli l'assassinio dello zio, le cui reazioni avrebbero dovuto portarlo a confessare. L'idea riesce al meglio, infatti, durante la scena dell'avvelenamento, il re esce infuriato dal teatro. La madre, per placare la collera del marito, fa chiamare allora Amleto in camera sua per indurlo a spiegarsi con lo zio sui motivi della rappresentazione di quel dramma.

La regina stabilisce insieme a Polonio, il consigliere, padre di Ofelia, che mentre lei parlerà con il figlio, lui sarebbe rimasto nascosto in ascolto delle sue parole, in modo da poterle riferire al re. Amleto, mentre sfoga la sua rabbia con la madre, si accorge della presenza di qualcuno nella stanza e, pensando si tratti di Claudio, aggredisce Polonio che viene ucciso. Amleto porta con sé il corpo senza alcun rimorso per seppellirlo velocemente.

Saputo di ciò che è accaduto, il re dichiara pazzo Amleto e ordina la sua partenza. Intanto Ofelia torna a palazzo in preda alla pazzia per la morte del padre causata dall'amato che già l'aveva delusa. Ella porrà fine alla sua vita gettandosi in un corso d'acqua.

Ophelia - John Everett Millais - 1852

Solo alla fine, quasi casualmente, nel corso di una strage generale, Amleto riesce a compiere la vendetta, uccidendo lo zio, ma trovando anche lui la morte nel duello.

Amleto è l'eroe del dubbio, l'intellettuale riflessivo in cui l'eccesso di riflessione frena e impedisce l'azione. La tragicità dell'opera sta proprio nel dubbio, nell'incertezza, nell'essere o non essere...

Lo psicanalista e filosofo Sigmund Freud ritiene che la causa delle esitazioni di Amleto sia un inconscio conflitto edipico. In fondo il protagonista si identifica nello zio, che ha realizzato i suoi desideri inconsci, cioè quelli di uccidere il padre e sposare la madre; ucciderlo sarebbe come uccidere sé stesso.

Eugène Delacroix - 1844

Romeo e Giulietta

"Buonanotte, buonanotte! Separarsi è un sì dolce dolore, che dirò buonanotte finché non sarà mattino".

L'ultimo bacio di Giulietta e Romeo - Francesco Hayez - 1823

Romeo e Giulietta è la più intensa e romantica opera di Shakespeare; una delle storie d'amore più rappresentate, conosciute e commoventi mai scritte.

La tragedia, ambientata a Verona, segue le vicende dello sfortunato amore di due giovani appartenenti a due famiglie da sempre rivali.

Lo stesso Dante, nella Divina Commedia, esule da Firenze ed ospite di Cangrande della Scala, signore di Verona, aveva citato queste famiglie nel Canto VI del Purgatorio come simbolo delle divisioni politiche dell'Italia del suo tempo. "Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: color già tristi, e questi con sospetti!". Proprio il Sommo Poeta aveva raccontato nel Canto V dell'Inferno di una vicenda amorosa simile a quella shakesperiana, da cui probabilmente l'inglese trasse ispirazione, vale a dire quella dei due innamorati più celebri dell'intera letteratura, Paolo e Francesca. Entrambe le storie narrano del tema di Amore e Morte, con la differenza sostanziale che quella dantesca è accaduta davvero, mentre quella di Romeo e Giulietta è frutto dell'invenzione poetica di Shakespeare.

Nonostante i contrasti tra le due famiglie, i due innamorati vogliono stare insieme; quello che sentono è più forte di qualsiasi proibizione e Romeo, di nascosto, si reca a trovare l'amata.

"Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?"

Nessuna restrizione avrebbe potuto contrastare il loro amore, soprattutto le antiche rivalità legate ai loro nomi, come dichiarano nella famosa scena del balcone.

"Che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo".

Romeo e Giulietta - Frank Dicksee - 1884

Frate Lorenzo, francescano amico dei due innamorati, con l'aiuto della balia di Giulietta, li unisce in matrimonio, sperando che l'unione possa portare la pace tra le famiglie.

Il giorno seguente, però, Romeo è coinvolto in una rissa nella quale l'iracondo cugino di Giulietta, Tebaldo, ferisce Mercuzio, l'amico di Romeo, che perde la vita. Romeo, accecato dall'ira, vendica l'amico uccidendo Tebaldo. È così costretto il giorno seguente a fuggire in esilio a Mantova; la notte riuscirà, però, grazie a frate Lorenzo e alla balia, a trascorrerla con l'amata Giulietta.

"Quando non sarai più parte di me ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte".

La ragazza, distrutta dal dolore, è costretta dai genitori a sposare un gentiluomo, e al suo rifiuto, il padre la minaccia di diseredarla e cacciarla di casa. Si reca allora da frate Lorenzo che escogita una soluzione. Esperto di erbe mediche, spiega alla ragazza che dovrà bere una soluzione che l'avrebbe portata a uno stato di morte apparente, cadendo in un profondo sonno con rallentamento del battito cardiaco.

Il frate manda allora il suo fidato assistente, frate Giovanni, a informare Romeo, affinché possa raggiungere Giulietta al suo risveglio e fuggire insieme da Verona. Il messaggero non arriva però a dare la notizia in quanto Mantova è sotto quarantena per la peste.

Romeo viene invece a sapere dal servo Baldassare della morte di Giulietta. Decide allora di procurarsi un veleno e tornare a Verona per dare un ultimo saluto all'amata. Si reca nella cripta di famiglia dove è stata sepolta e, teneramente, la bacia, bevendo poi il veleno per unirsi a lei nella morte. "Così, con un bacio, io muoio"...

Intanto giunge frate Lorenzo che incontra Baldassare e apprende che il suo padrone Romeo è già da mezz'ora nella cripta. Il frate capisce che qualcosa di grave è accaduto e si precipita preoccupato, trovando il corpo di Romeo senza vita vicino a Giulietta, la quale si risveglia. Sentendo arrivare qualcuno, il frate scappa spaventato, lasciando però la giovane con l'amato. Giulietta si toglie allora la vita con un pugnale per raggiungere il suo amore e finalmente restare insieme nell'eternità.

Nella scena finale i genitori dei due innamorati accorrono alla tomba dove frate Lorenzo rivela l'amore e il matrimonio segreto di Romeo e Giulietta. Le famiglie si riconciliano e pongono fine alle loro sanguinose dispute.

"Con le ali dell'amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all'amore e ciò che amor vuole amore osa".

Una visita alla tomba di Giulietta e Romeo - Tranquillo Cremona - 1862 - Milano, Galleria d'Arte Moderna