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Nella storia politica francese si è soliti riconoscere in Luigi XVI l'ultimo "vero" re, ossia un sovrano assoluto asceso al trono per diritto divino. Le idee dell'Illuminismo avevano contribuito alla nascita di un'opinione pubblica consapevole e informata, ad un pensiero democratico volto a colmare le distanze sociali e nel quale ognuno aveva diritto di esprimere la propria idea. Tale cambiamento avrà come estrema conseguenza la caduta della monarchia durante la Rivoluzione francese e la decapitazione del monarca nel 1793.

Nato nella reggia di Versailles l'anno 1757, il futuro Carlo X era fratello minore di Luigi XVI e di Luigi conte di Provenza. Insignito dal nonno, l'allora sovrano regnante Luigi XV, del titolo di conte di Artois, Carlo era il terzo in linea di successione e mai si sarebbe aspettato un giorno di dover salire al trono. I drammatici eventi che si preparava a vivere la Francia misero però in discussione ogni certezza.
Il paese non era ancora pronto ad accogliere fino in fondo gli ideali rivoluzionari, tanto che per l'effettiva instaurazione della repubblica, dopo la Rivoluzione, ci vollero ancora diversi anni. Si passò inizialmente per l'epoca di Napoleone Bonaparte, un "uomo forte" al potere che seppe sfruttare i grandi sconvolgimenti politici del proprio tempo ed imporsi come una figura di riferimento sia per i repubblicani fedeli ai principi della rivoluzione, sia per i filo monarchici. La sua gloriosa ascesa militare gli permise di farsi nominare prima "sovrano dei francesi" e poi addirittura imperatore, incarnando nella sua persona le caratteristiche proprie del monarca assoluto, divenendo dunque un "erede imperfetto" della Rivoluzione.

Napoleone sul trono imperiale - Jean-Auguste-Dominique Ingres - 1806
Lo spiega bene lo scrittore e politico romantico François René de Chateaubriand in un breve pamphlet di questi anni, diffuso in migliaia di copie e capace di riscuotere un immediato successo, che rappresenta un'aggressiva ma lucida analisi del governo napoleonico, condannato duramente, nonché una celebrazione del ritorno del legittimo sovrano: «Fu dunque necessario insediare un capo supremo che fosse figlio della rivoluzione, un capo nel quale la legge, corrotta fin dalle sue stesse origini, proteggesse la corruzione e se ne facesse complice. Magistrati integerrimi, fermi e coraggiosi, uomini di comando famosi per la loro probità come per i loro talenti erano emersi in mezzo alle nostre discordie; ma non fu affatto offerto loro un potere che in virtù dei loro princìpi non avrebbero mai potuto accettare. Si disperò di trovare tra i Francesi una testa che osasse portare la corona di Luigi XVI. Si presentò uno straniero: fu scelto».
A seguito della caduta di Napoleone, nell'epoca della Restaurazione, in Francia tornarono dunque al potere i Borbone nella figura del conte di Provenza, Luigi XVIII, incoronato re nel 1814. Il sovrano non aveva figli e quindi Carlo, fratello minore di due re - dopo aver vissuto la tanto odiata Rivoluzione, l'esilio e la fine della monarchia - si ritrovava inaspettatamente erede al trono. Nel 1773 sposò la principessa Maria Teresa di Savoia, figlia del re Vittorio Amedeo III.
Il conte di Artois aveva da sempre difeso i privilegi dell'assolutismo, mostrando un durissimo atteggiamento contro le posizioni reazionarie. Per tale motivo si era scontrato varie volte a Versailles con Luigi XVI, ritenendo necessario intervenire con la forza durante le insurrezioni popolari.
Anche con Luigi XVIII, di orientamento moderato, si trovò in disaccordo, scegliendo tuttavia di sostenerlo in nome della dinastia.

Luigi XVIII ritratto da Antoine-Jean Gros nel 1816.
Nell'analisi di Chateaubriand non emerge tale profilo conservatore del futuro re, descritto invece con queste parole di carattere celebrativo: «Il conte di Artois, di carattere così franco, così leale, così francese, si distingue oggi per la sua pietà, la sua dolcezza e la sua bontà, così come nella prima giovinezza si faceva notare per il suo stile principesco e le sue grazie regali».
Appariva dunque - quantomeno nella visione dello scrittore francese, come il principe migliore per ai fini degli ideali di restaurazione che seguirono la caduta del regime napoleonico, finalizzati ad una istituzione monarchica così descritta nel pamphlet: «Noi vogliamo la monarchia fondata sulle basi dell'uguaglianza dei diritti, della morale, della libertà civile, della tolleranza politica e religiosa».
Alla morte del fratello nel 1824, quando Carlo salì al trono mostrò tuttavia sin dalle prime decisioni di voler ripristinare integralmente tutti gli aspetti propri della monarchia assoluta, denotando la sua ostilità nei confronti della monarchia costituzionale agognata da Chateaubriand come dalla maggior parte dei francesi, una forma di governo tipicamente inglese che egli riteneva priva di senso al punto da preferire l'abdicazione e l'esilio.
Il nuovo sovrano decise di ristabilire così alcuni rituali che non si vedevano più dai tempi del Re Sole, come l'unzione dei malati e la solenne incoronazione, avvenuta nella cattedrale di Reims e descritta in questa immensa tela del pittore François Gérard.

Intransigente e ligio nei protocolli reali, sostenitore della destra reazionaria, Carlo apparteneva alla corrente degli ultrarealisti, il partito dei monarchici conservatori i cui membri erano chiamati ultras.
Con la "legge del miliardo", nel 1825, decise di risarcire almeno in parte i beni confiscati ai nobili durante la rivoluzione; incoraggiò il ripristino delle congregazioni religiose soppresse e reintrodusse la pena di morte per gli atti sacrileghi.
Il popolo non accolse positivamente le misure adottate dal sovrano, tanto che per un momento Carlo sembrò cedere, optando per un governo liberale, ma poco dopo tornò sui suoi passi e decise di forzare la situazione nominando Primo ministro Jules de Polignac, leader degli ultras.
Il 26 luglio 1830 Carlo X promulgò quattro ordinanze con cui sciolse il Parlamento, limitò la libertà di stampa e ridusse il numero degli elettori, violando la Costituzione.
La piazza reagì in poco tempo con decisione, dando vita quella che è nota come la "rivoluzione di luglio", alzando barricate a Parigi e scontrandosi con l'esercito, episodio descritto nel capolavoro La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix, oggi al Museo del Louvre, che prende spunto da tale episodio per esprimere un vero e proprio inno universale alla libertà dell'uomo.

Pochi giorni più tardi Carlo abdicò, scegliendo la strada dell'esilio; tramontava così definitivamente il regno della dinastia Borbone. Morirà nel 1836 a Gorizia, in Friuli-Venezia Giulia, al confine con la Slovenia dove oggi riposa. Con la sua politica, il sovrano aveva tradito un ideale, quello monarchico, che nonostante tutte le ribellioni vissute in questi anni godeva ancora di un notevole consenso popolare, quasi la corona, come scrive Chateaubriand, fosse radicata nell'identità francese e potesse sopravvivere ad ogni difficoltà, tuttavia Carlo non seppe capire i nuovi sentimenti sorti nel corso della restaurazione e rese profetiche le parole dello scrittore, con un esito ben più drammatico per i Borboni: «In Francia si comprende solo fino a un certo punto il regime repubblicano: in un momento di follia, un popolo può anche voler cambiare la forma del suo governo, e non riconoscere più un capo supremo; ma se vogliamo la monarchia, volerla senza il sovrano legittimo, e credere che possa esistere senza di lui, sarebbe un colmo di vergogna e di assurdità. Si modifichi pure, se si vuole, la costituzione di questa monarchia, ma nessuno ha il diritto di cambiare il monarca. Può succedere che un re crudele, tirannico, che viola tutte le leggi, che priva il popolo delle sue libertà, sia deposto a seguito di una rivoluzione violenta; ma, in questo caso straordinario, la corona passa ai suoi figli o al suo erede più vicino».
La corona fu offerta al ramo cadetto dei Borbone, nella figura di suo cugino Luigi Filippo d'Orléans, evitando in tal modo una soluzione di tipo repubblicano-democratico e tornando alla monarchia costituzionale, in quanto il nuovo sovrano fu proclamato dal Parlamento "re dei francesi per volontà della nazione", segnando una netta frattura con le idee del predecessore. Luigi Filippo sarà l'ultimo monarca di Francia.

Luigi Filippo d'Orléans in un ritratto del 1841 custodito alla Reggia di Versailles.
Bibliografia
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