Seguimi su instagram! @_ilsommo
Troverai contenuti inediti e curiosità storiche.

Luigi XVIII ritratto da François Gérard nel 1814.
Tra il novembre del 1814 e il giugno del 1815 il Congresso di Vienna dette inizio all'età della Restaurazione, che in ambito artistico e culturale corrisponde al Romanticismo.
L'obiettivo era quello di ridefinire gli assetti politici europei, ridisegnando la cartina geopolitica sulla base del principio della "restaurazione" dei poteri legittimi, spodestati dalla Rivoluzione francese e da Napoleone Bonaparte, tornando dunque all'Ancien Régime.
Le grandi potenze vincitrici si preoccuparono di evitare che la Francia - dominatrice sull'Europa intera negli anni precedenti - tornasse a minacciarne gli equilibri.
Con la formazione della Santa Alleanza fra Russia, Austria e Prussia, i vincitori, a eccezione dell'Inghilterra, fecero un patto antirivoluzionario volto a mantenere l'ordine europeo.
L'intento di riportare il mondo politico e sociale a come era prima si rivela però impossibile da concretizzarsi, in quanto la Rivoluzione aveva cambiato definitivamente il ruolo e il modo di pensare del popolo.
I sovrani, che si richiamano ai valori tradizionali, soprattutto religiosi, cercarono di rassicurare tutti coloro che erano stati spaventati dai cambiamenti rivoluzionari, attraverso l'aiuto della Chiesa cattolica, in quella che gli studiosi definirono "alleanza fra il trono e l'altare".
Parte dell'opinione pubblica manifestò però il proprio dissenso nei confronti delle idee della Restaurazione e, poiché le opinioni contrarie erano proibite, si organizzarono società segrete, sul modello della Massoneria. In Italia per esempio, dove la repressione era particolarmente dura, nacque la Carboneria, che promosse ideali di unità ed indipendenza del paese dal dominio straniero. L'investitura divina dei sovrani era nuovamente messa in discussione.
Come spiega bene un pamphlet nato nel 1814 dall'aggressivo ma alquanto lucido pensiero dello scrittore e politico romantico François René de Chateaubriand - deluso dal governo napoleonico e favorevole alla restaurazione borbonica - l'istituzione monarchica rappresentava ancora, nonostante le rivoluzioni repubblicane, l'assetto istituzionale migliore, l'unico in grado di ripristinare la pace, sebbene restituire la fiducia ai Borboni comportava la necessaria abolizione del potere assoluto, conferendo alla Francia un moderno assetto monarchico-costituzionale.
«Francesi! amici, compagni di sventura, dimentichiamo le nostre dispute, i nostri odi, i nostri errori per salvare la patria; abbracciamoci sulle rovine del nostro caro paese; e chiamando in nostro aiuto l'erede di Enrico IV e di Luigi XIV, venga egli ad asciugare il pianto dei suoi figli, a restituire la felicità alla sua famiglia, e a coprire caritatevolmente le nostre piaghe con il mantello di san Luigi, che noi stessi abbiamo per metà lacerato con le nostre mani. Pensiamo che tutti i mali che stiamo soffrendo, la perdita dei nostri beni, dei nostri eserciti, le sofferenze dell'invasione, il massacro dei nostri figli, lo scompiglio e la decomposizione di tutta la Francia, la perdita delle nostre libertà, sono l'opera di un solo uomo, e che a un solo uomo saremo debitori di tutti i beni recuperati. Facciamo dunque salire da tutte le parti il grido che può salvarci, il grido che i nostri padri facevano risuonare nella disgrazia come nella vittoria, e che sarà per noi il segnale della pace e della felicità: Viva il Re!».

In questo dipinto, raffigurante l'allegoria del ritorno della dinastia dei Borbone, si può vedere Luigi XVIII che rialza metaforicamente la Francia, quando, a seguito della caduta di Napoleone, nel paese si era restaurata la monarchia, fatta eccezione dei "cento giorni" nei quali l'imperatore rientrò dall'esilio per poi subire la definitiva sconfitta a Waterloo.
Prosegue Chateaubriand a proposito della figura del sovrano: «Il Re richiama subito alla mente l'idea di autorità legittima, di ordine, di pace, di libertà legale e monarchica. I ricordi della vecchia Francia, la religione, le antiche usanze, le tradizioni di famiglia, le abitudini della nostra infanzia, la culla, la tomba, tutto si riallaccia a questo sacro nome: il re non spaventa nessuno; al contrario, rassicura».
Luigi XVIII era il fratello minore di Luigi XVI, il sovrano decapitato durante la Rivoluzione, così descritto da Chateaubriand: «Il fratello del nostro re, Luigi XVIII, che deve regnare per primo su di noi, è un principe conosciuto per la sua saggezza, inaccessibile ai pregiudizi, estraneo alla vendetta. Tra tutti i sovrani che possono governare oggi la Francia, è forse quello che meglio risponde alla nostra situazione e allo spirito del secolo. [...] Un principe amante delle lettere, istruito ed eloquente come molti dei nostri re, di spirito aperto e illuminato, di carattere fermo e razionale».
Luigi XVIII divenne erede al trono in seguito alla scomparsa del figlio di suo fratello Luigi XVI, che sarebbe dovuto salire al trono con il nome di Luigi XVII, venuto a mancare da piccolo per la prigionia e la malnutrizione patita ingiustamente, nella sua totale innocenza, a seguito dell'uccisione del padre e di sua madre Maria Antonietta.

Luigi XVIII si preoccupò di dare sepoltura al fratello e alla cognata, riconosciuti come martiri dalla Chiesa, ma gettati in una fossa comune dopo la decapitazione. I loro resti riposano oggi nella basilica di Saint-Denis, il mausoleo dei re francesi, vicini al cuoricino del loro figlio, vittima sacrificale di uno dei periodi più brutali della storia.
Chateaubriand pone in risalto, sempre nel suo pamphlet, le parole affidate da Luigi XVI al proprio testamento poco prima di salire al patibolo: «Raccomando a mio figlio, se avrà la sventura di diventare re, di pensare ch'egli deve dedicarsi tutto intero alla felicità dei suoi concittadini, che deve dimenticare ogni odio e ogni risentimento, soprattutto in relazione alle disgrazie e ai dispiaceri che mi sono toccati in sorte; che non si possono fare felici i popoli se non regnando in obbedienza alle leggi».

Il monumento funebre dedicato a Luigi XVI e Maria Antonietta nella basilica di Saint-Denis.
Durante il Congresso di Vienna la Francia era riuscita, grazie all'abile azione diplomatica di Charles-Maurice Talleyrand, vescovo dapprima collaboratore di Napoleone e poi ministro degli esteri di Luigi XVIII, a non essere penalizzata eccessivamente sul piano territoriale, tornando di fatto ai confini precedenti alla Rivoluzione e mantenendo una costituzione liberale.
Il monarca dovette ovviamente rinunciare ai regni conquistati dal Bonaparte, così l'Austria riprese il controllo dell'Italia settentrionale, il Regno di Sardegna fu restituito ai Savoia e il papa tornò ad avere il potere temporale nello Stato pontificio.
A livello politico Luigi XVIII fu sostanzialmente un moderato, con il paese che durante il suo regno adottò come detto una monarchia costituzionale, vale a dire che il re era il capo del governo e il governo a sua volta era responsabile nei suoi confronti.
Alla sua morte, però, l'anno 1824, il potere passò nelle mani di Carlo X, suo fratello minore, che voleva ripristinare integralmente gli assetti propri della monarchia assoluta.

Sia Luigi XVIII che Carlo X erano legati all'Italia da rapporti dinastici, poiché si sposarono con due principesse sabaude figlie di Vittorio Amedeo III, sovrano del Regno di Sardegna, entrambe venute a mancare però prima dell'ascesa al trono dei consorti.
Il nuovo sovrano decise di rimettere in scena l'antico rituale dell'incoronazione e l'unzione dei malati con l'imposizione delle mani, gesti tipici dei tempi del Re Sole. Tali misure non furono accolte positivamente dal popolo, la cui reazione fu decisa e inaspettata, dando vita nel luglio 1830 a quella che è nota come la "rivoluzione di luglio", alzando barricate a Parigi e scontrandosi con l'esercito, episodio ben descritto nel capolavoro di Eugène Delacroix, La libertà che guida il popolo, custodito al Louvre, vero e proprio inno universale alla libertà dell’uomo.

Bibliografia
Seguimi su instagram! @_ilsommo
Troverai contenuti inediti e curiosità storiche.