Ciacco e Biondello

Biondello fa una beffa a Ciacco d'un desinare, della quale Ciacco cautamente si vendica faccendo lui sconciamente battere.

Protagonista dell'ottava novella della nona giornata, nella quale ognuno è libero di scegliere il tema che più gli aggrada, è il fiorentino Ciacco, celebre per essere il goloso con cui dialoga Dante nel Canto VI dell'Inferno in merito al futuro della loro città. Insieme alla burla che vede protagonista Ciacco, ai danni di Biondello, la novella si rivela profondamente dantesca anche per la presenza di altri due personaggi presenti nel poema, come per esempio Corso Donati, capo della fazione dei guelfi neri, nonché fratello di Forese, incontrato nel Canto XXIII del Purgatorio, e di Piccarda, che il Poeta trova nel Canto III del Paradiso. L'altro personaggio è invece l'iracondo Filippo Argenti, la cui rabbia si scatena nel Canto VIII del regno infernale contro l'imbarcazione su cui Dante e Virgilio attraversano la palude Stige.
La trama della novella, ricca di argute battute, è relativamente semplice, con Biondello che decide di burlare Ciacco, il quale saprà controbattere degnamente.
Nella prima parte emerge la netta contrapposizione fra i due personaggi; Ciacco è infatti descritto come un uomo ghiotto e goloso che, non avendo abbastanza denaro per soddisfare la sua fame, viveva frequentando qualsiasi banchetto, anche quelli a cui non era stato invitato, dedicandosi ad allietare i commensali con i suoi motti di spirito. Biondello è invece presentato come un ometto smilzo e ricercato nei modi, senza nemmeno un capello fuori posto e raffinato nel vestire.
In una mattina del periodo di Quaresima, Biondello si reca al mercato per comprare due grosse anguille a messer Vieri de' Cerchi, capo dei guelfi bianchi a Firenze. Ciacco, vedendolo, gli chiede per quale banchetto siano destinate. Biondello risponde che la sera precedente, tre anguille ancora più grosse aveva portato a Corso Donati e che oggi egli darà un'altra cena luculliana. Ciacco, allora, dichiara la sua intenzione di recarvisi. Alla sera giunge così da Corso Donati, felice di vederlo, ma le anguille, attese con desiderio da Ciacco, non si vedono, anzi quello che trova è solamente un pasto povero. Biondello, che le aveva comprate per Vieri de' Cerchi, lo ha beffato e nei giorni seguenti continuava a chiedergli se le anguille fossero state di suo gradimento, continuando a prendersi gioco di lui.
La vendetta di Ciacco, personaggio virtuoso e astuto, non si fa attendere, mostrando come l'architettare e il ribattere le beffe fosse una vera e propria arte nella Firenze del tempo. Ciacco manda così un barattiere, con una bottiglia di vino scadente, a chiedere in cambio a Filippo Argenti un po' del suo prezioso vino a nome di Biondello, così da poter far baldoria con i propri compagni. Questo gesto scatena la rabbia dell'irascibile Argenti, pensando di essere deriso, il quale viene descritto come un uomo nerboruto e violento proprio per mettere in risalto la differenza di corporatura con il povero Biondello, a cui Ciacco dice poi che l'Argenti ha chiesto di lui. Recatosi all'appuntamento, per Biondello saranno guai, vittima della furia dell'iracondo Argenti, inoltre tutti continuarono a prendere in giro il povero Biondello per essere stato così poco accorto sciocco da tendere un simile scherzo ad un uomo noto per la sua collera.
Da quel momento Biondello capì che non poteva competere con Ciacco, il quale, incontrandolo per strada, gli chiese come fosse il vino di Filippo Argenti. Biondello, ancora frastornato, rispose che era più o meno come le anguille di Corso Donati.