Il Re Sole e la moda

La grande sfida con Carlo II

Gli studiosi hanno utilizzato il termine "epidemia" per descrivere la modalità di diffusione del fenomeno della moda nelle varie culture europee tra Seicento e Settecento.
In poco tempo nacquero trattati, opuscoli e riviste periodiche sull'argomento, che commentavano le nuove tendenze e l'inarrestabile propagazione della moda, ormai motivo d'interesse per buona parte della popolazione.
La Francia ricoprì un ruolo di primaria importanza in tale contesto, soprattutto grazie al suo sovrano Luigi XIV, che nel 1682 trasferì la sua corte e la nobiltà nella magnifica corte di Versailles, non lontano da Parigi, facendone il luogo dove mettere in scena il suo teatro del potere. Lo sfarzo in cui vivevano i nobili divenne però col tempo una vera e propria prigione dorata che permetteva al monarca di tenere sotto il suo controllo l'aristocrazia.
Oltre all'attenzione per ogni forma di espressione artistica, dalla danza alla pittura sino alla musica, il Re Sole si servì della moda per costruire una supremazia culturale francese sull'Europa intera.

La corte era il cuore del sistema della moda francese, dalla quale venivano lanciate le novità in materia d'abbigliamento. In un'altra visione si potrebbe definire tale ambiente come il "grande untore" dell'epidemia della moda, sovente criticato per l'atteggiamento frivolo e dissoluto di cui dava l'immagine. Si elevarono così delle voci che condannavano gli eccessi della moda come espressione di una civiltà cortigiana creata e manipolata a uso e consumo dell'assolutismo monarchico.
Bisognava però constatare che il fenomeno moda dilagava senza sosta nell'intera società, grazie per esempio a quello che è considerato il primo giornale di moda, Le Mercure Galant, un periodico che narrava della vita a Versailles, con i suoi stili vestiari ed avvenimenti mondani, pensato come una rivista rivolta ad una signora di provincia che desiderava essere aggiornata sulle ultime novità che giungevano dalla corte. Si trattò di un primo esempio del cosiddetto processo di "femminilizzazione della moda", destinato ad imporsi nei secoli successivi.
La moda si diffondeva così, a partire dalla corte, in modo simile a una struttura piramidale, per Parigi, le periferie, sino alle province, influenzando l'intero popolo, che dimostrava un interesse sempre più crescente a riguardo.
Il Re Sole fu in grado di creare un modello di riferimento per tutti gli altri sovrani europei, i quali vollero competere con il potente rivale su ogni fronte, dal momento in cui la Francia minacciava seriamente di poter porre sotto la propria egemonia tutta l'Europa.
L'Inghilterra, da sempre opposta alla Francia, fu per esempio soggetta all'influenza della moda, sebbene con uno stile maggiormente sobrio rispetto a quello francese. L'intenzione inglese era dunque quella di proporsi come alternativa principale nel panorama europeo, sfruttando la moda anche nella celebrazione del ruolo della dinastia regnante e della corona.
Nella seconda metà del Seicento scoppiò così una "guerra della moda" tra Francia e Inghilterra, che rifletteva anche le grandi differenze fra le due nazioni, contrapposte per cultura e religione, oltre che sul piano politico ed economico.
Interessante fu il caso di Carlo II Stuart, cugino di Luigi XIV, che cercò di reagire all'imperialismo vestimentario francese.

I due sovrani avevano in linea generale una visione di governo molto simile, basata sull'assolutismo e la convinzione di essere posti sul trono per volere divino, così come erano accomunati dalla difesa della fede cattolica che, se in Francia non era in discussione, nell'Inghilterra anglicana fu una delle questioni che condussero alla "Gloriosa Rivoluzione" e alla fine della dinastia Stuart.
Nonostante un'alleanza politica, criticata soprattutto fra gli inglesi, Carlo II e Luigi XIV furono protagonisti di una sorta di sfida per quanto riguarda la moda, con il sovrano inglese intenzionato a contrastare il primato del cugino e quello francese, che sembrava sempre averne la meglio.
Re Carlo ebbe allora l'idea di adottare un abito-modello destinato a non cambiare nel tempo e al quale tutta l'aristocrazia si sarebbe dovuta adeguare, ovviamente creato sulla base della caratteristica sobrietà dello stile inglese, da contrapporre al pomposo stile francese.
Nacque così l'abito a tre pezzi, destinato ad imporsi nel corso dell'evoluzione della moda maschile, composto da una casacca lunga fino al ginocchio, i calzoni, e infine il vest, vale a dire l'antenato del panciotto, rigorosamente di lana.

La guerra della moda aveva infatti ripercussioni anche nell'ambito economico, con entrambi i re che erano i primi difensori della manifattura nazionale, e la lana era un tessuto tipicamente inglese.
Da parte sua il Re Sole aveva adottato invece una politica economica, grazie al suo fidato ministro Jean-Baptiste Colbert, che favoriva le esportazioni e ostacolava le importazioni con pesanti dazi protettivi, ossia imposte che venivano fatte pagare sulle merci che entravano nel territorio francese. Tale politica economica fu chiamata "mercantilistica". Ovviamente le materie prime provenienti dall'estero ma fondamentali per le industrie del paese non erano sottoposte a dazi, mentre quelle che facevano concorrenza ad analoghe produzioni francesi erano pesantemente tassate.

L'idea di Carlo II non sortì notevoli effetti nel contenimento della diffusione del gusto francese, ormai affermato nella stessa Inghilterra, tuttavia il monarca non poteva rendersi ancora conto di quali conseguenze aveva generato nell'ambito della moda maschile, imponendo un abito articolato in tre capi, semplice nella linea e dalla sobria eleganza, che divenne il punto di riferimento per l'uomo di buon gusto.
La sua volontà era invece quella di distinguersi dal re di Francia, forse proprio per mascherare l'accordo diplomatico che avevano sottoscritto nel 1672. Lo stile sobrio e privo di sfarzo era finalizzato infine a rassicurare i sudditi, dimostrando che la corte non era più dissoluta, in un periodo estremamente delicato per la monarchia inglese, che solo qualche anno prima aveva assistito alla decapitazione di Carlo I per la sua politica tirannica ed il lusso di cui si era circondato insieme ai suoi favoriti.

Il Re Sole, che nel ventennio che va dal 1655 al 1675 portò la moda di corte al proprio vertice per ricchezza e opulenza, reagì all'abito di Carlo II in modo provocatorio, adottandolo come uniforme per i suoi servitori. Ogni forma di semplicità e moderazione era da lui rifiutata, del tutto inadeguata per un re che considerava la moda lo "specchio della storia" e il cui splendore avrebbe dovuto, proprio come un sole, irradiare l'intero continente.
Il suo sogno di dominio totale si infranse però negli ultimi anni di regno, con Versailles che perse man mano la propria centralità a scapito di Parigi, che ancora oggi divide il primato della moda insieme a Milano e la stessa Londra.
La passione della moda, che riprese vigore durante il regno di Luigi XVI grazie alla regina Maria Antonietta, diverrà anzi l'emblema di un'insanabile frattura tra la corte e il resto della popolazione, pretesto per lo scoppio della Rivoluzione francese.

Note

L'immagine di copertina è la Galleria degli Specchi della reggia di Versailles.

Bibliografia

  • Civiltà della moda - Carlo Marco Belfanti - il Mulino
  • L'età moderna. Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione - Francesco Benigno - Editori Laterza
  • Il senso del tempo. Volume 2 - Alberto Mario Banti - Editori Laterza
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