Silvestro Lega
Silvestro Lega, insieme a Giovanni Fattori e Telemaco Signorini, è considerato uno dei maggiori esponenti del movimento dei Macchiaioli, affermatosi dopo la metà dell'Ottocento in Toscana sull'onda degli ideali del Realismo francese, corrente pittorica francese di cui l'indiscusso protagonista fu Gustave Courbet.
A differenza di Fattori e Signorini, Lega non era toscano, ma romagnolo, anche se già in giovane età si trasferì a Firenze per frequentare l'Accademia di Belle Arti, dove imparò a dipingere seguendo la tradizione.
Fu la frequentazione del Caffè Michelangelo, luogo prediletto dei futuri Macchiaioli, che portò Lega a concentrarsi nella pittura del vero, cercando di rapire la realtà e la bellezza della vita quotidiana. Gli artisti che si riunivano in questo luogo respiravano un'atmosfera patriottica e antiaccademica allo stesso tempo, in anni politicamente fondamentali per la nostra storia, vivendo l'unificazione nazionale nonché la nomina di Firenze a capitale del regno dopo Torino e prima di Roma. I Macchiaioli si legarono così in un sodalizio con il quale si promettevano di rinnovare la pittura italiana, riprendendo le esperienze francesi e cercando di distaccarsi dalla sensibilità romantica, emblema di ideali ormai giunti al tramonto.
Il Caffè Michelangelo in un acquerello di Adriano Cecioni datato 1867 circa.
Le opere di Lega appaiono come delle fotografie, delle scorci di quotidianità in cui vengono messi in risalto la serenità della vita di ogni giorno e la dolcezza degli affetti familiari. Esempio ne è Il canto dello stornello, del 1867, una tela che ottenne subito un notevole successo nella quale sono raffigurate tre sorelle dedite a cantare insieme. Una di loro è seduta al pianoforte dinanzi ad uno spartito, tuttavia il quadro ci trasmette una sensazione di quiete, quasi di assoluto silenzio, caratteristica che richiama la produzione di un pittore come Piero della Francesca. Diversi sono infatti i critici che riconoscono nell'impostazione della tela un richiamo allo stile dell'artista di Borgo Sansepolcro.
La stanza è elegante, con una raffinata tenda fiorata sulla destra che sembra un sipario sulla scena; le dame sono ben vestite, a testimonianza della loro nobile condizione sociale; la finestra si apre su un paesaggio illuminato dalla luce della calda giornata estiva. Le fanciulle non sembrano accorgersi della presenza del pittore, così l'immagine appare proprio come una fotografia rubata che coglie tutta l'intimità e la pace del momento di svago.
Di simile impostazione è il Ritratto della famiglia Bellelli del francese Edgar Degas, un autore fondamentale per l'Impressionismo che soggiornò a Firenze tra il 1858 e il 1860. La tela, un capolavoro di intimismo domestico al pari del dipinto di Lega, dimostra come l'artista macchiaiolo fu attento alle problematiche del primo Impressionismo ricavandone fondamentali insegnamenti.
L'anno successivo Lega diede vita ad uno dei capolavori del movimento macchiaiolo, vale a dire La visita, dove in una fredda giornata invernale delle giovani donne si salutano dinanzi ad una casa di campagna, in un abbraccio che diviene un tenero, malinconico omaggio alla semplicità e ai veri valori dell'esistenza. L'autore, che sembra portarci sulla scena, riesce infatti quasi a farci percepire il sincero affetto che lega le due dame, il calore delle loro mani che dolcemente si congiungono dopo la lunga attesa. La donna a sinistra vestita di nero è la padrona di casa, mentre altre due al centro della composizione sono sicuramente sorelle essendo vestite uguali, secondo l'uso dell'epoca. A destra le raggiunge una donna più anziana, la madre.
Nello stesso anno Lega si dedicò ad un'opera oggi custodita alla Pinacoteca di Brera di Milano intitolata Il pergolato, ennesima testimonianza delle qualità pittorica dell'artista che riuscì a dipingere questa semplice scena di vita quotidiana con un realismo fotografico straordinario, vero e proprio saggio di virtuosismo. Il momento del caffè pomeridiano, la serenità familiare, ancor di più l'esistenza di queste dame sembra sia sospesa eternamente grazie alla tela, come se i personaggi ancora vivessero in un'altra dimensione che è quella dell'arte, della sensibilità del pittore.
Sedute all'ombra di un pergolato da cui il quadro, prima noto come Un dopo pranzo, prende il titolo, alcune donne attendono il momento del caffè pomeridiano. Si tratta di una scena semplice che acquisisce un significato universale per la quiete e l'intimità con cui è rappresentata, oltre che per l'attento e minuzioso studio del paesaggio e della natura. Le signore stanno per prendere il caffè che la cameriera in primo piano sta portando con una elegante caffettiera su un vassoio sotto l'attento sguardo della dama con in mano il ventaglio, con molta probabilità la padrona di casa. Più lontano due donne ascoltano il racconto di una bimba, mentre la madre le pone con amore una mano sulla spalla.
Note
La foto del dipinto Il Pergolato è stata scattata durante la mia visita alla Pinacoteca nel dicembre 2019.