Canto IX

La porta del Purgatorio

Tu se' omai al purgatorio giunto:
vedi là il balzo che 'l chiude dintorno;
vedi l'entrata là 've par digiunto.

Addormentatosi nell'amena valletta dei principi con il sopraggiungere della notte, quando nel Purgatorio, secondo una disposizione divina, non si può procedere nel cammino, Dante sogna all'alba di essere rapito da un'aquila, risvegliandosi spaventato ma subito rassicurato da Virgilio, accanto a lui, che gli annuncia di trovarsi al cospetto della porta del Purgatorio, preceduta da tre gradini e custodita da un angelo dal volto luminosissimo e con in mano una spada. Virgilio spiega inoltre che a portare Dante sino alle soglie della porta del secondo regno dell'oltremondo è stata, con amore materno, Santa Lucia, una delle tre donne benedette che hanno voluto il suo viaggio, come spiegato nel Canto II dell'Inferno
L'angelo custode dinanzi alla soglia è uno dei tanti messaggeri celesti incontrati dal Poeta nel suo percorso, dall'Angelo nocchiero del Canto II, traghettatore delle anime sino alla spiaggia sottostante la montagna del Purgatorio, per arrivare ai due angeli che nel Canto VIII hanno allontanato la biscia tentatrice delle anime penitenti. L'angelo guardiano si pone anche in dialogo con Catone, custode dell'Antipurgatorio incontrato all'inizio del viaggio, nel Canto I.
Così come nell'Inferno, è una porta a separare i due pellegrini dall'ingresso nel regno ultraterreno, tuttavia, se negli inferi si era entrati poco dopo l'inizio della cantica, nel Canto III, nel Purgatorio l'ingresso vero e proprio avviene in questo canto a seguito di vari incontri fondamentali con anime che attendono, tramite le preghiere, di scontare la loro attesa per cominciare l'effettivo percorso di purificazione.
Al cospetto dell'angelo portiere, i due pellegrini, inginocchiatesi in segno di reverenza e pentimento, sono invitati a farsi avanti e sulla fronte di Dante il messo celeste incide con la punta della spada sette P, quante sono le cornici del Purgatorio, le quali saranno cancellate da un angelo con il progredire della salvifica ascesa.
L'angelo, servendosi di due chiavi, una d'oro e l'altra d'argento, apre finalmente la porta, avvertendo che è il volere divino a permettere il passaggio e che le chiavi gli sono state consegnate da San Pietro. Come un sipario si alza sul palcoscenico, oltre la porta, spalancatasi con un gran stridore, si odono inni sacri ed il canto del Te Deum, una sensazione uditiva che quasi riusciamo a percepire, invitandoci con curiosità a proseguire nello straordinario racconto.