Canto II

Le tre donne benedette

O muse, o alto ingegno, or m'aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch'io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate.

A seguito dell'incontro provvidenziale con Virgilio nel Canto I, che ha permesso al Poeta di vincere la paura provocata dalle tre fiere, Dante, solo fra i viventi, si accinge sul far della sera ad affrontare il viaggio nel regno dell'Inferno. Per riportare con adeguate parole quanto vedrà egli invoca l'aiuto delle Muse, deciso a dimostrare le sue capacità poetiche.
Il Poeta non è però privo di dubbi e insicurezze, domandando a Virgilio da chi discenda la volontà del suo miracoloso viaggio nei tre regni ultraterreni. L'affettuosa guida risponde che mentre si trovava nel Limbo, dove è stato relegato per la volontà divina, fu la stessa Beatrice a chiedergli con trepidazione di recarsi in suo soccorso. Dante si mostra subito confortato dalla notizia.
L'amata Beatrice non è l'unica donna benedetta per la quale sarà possibile il pellegrinaggio dantesco; il destino e la salvezza del Poeta sono infatti stati voluti dalla Vergine Maria e da Santa Lucia.
Il motivo della presenza di Santa Lucia è dagli studiosi ricondotto al fatto che Dante, che aveva problemi agli occhi, era a lei molto devoto in quanto protettrice della vista.
Virgilio sollecita infine il Poeta ad abbandonare ogni timore e incertezza, in quanto il viaggio è volontà del progetto celeste, nonché delle tre donne benedette. Dante comincia allora il proprio cammino e si addentra finalmente nel mondo degli Inferi, nel Canto III.