Canto II

Casella

Io vidi una di lor trarresi avante
per abbracciarmi, con sì grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante.

Sulla spiaggia ai piedi della montagna del Purgatorio, una volta acconsentito il loro passaggio da Catone nel Canto I, Virgilio e Dante si ritrovano smarriti essendo il luogo della seconda cantica estraneo a Virgilio, il quale, nato prima della venuta di Cristo, è costretto ad attendere il Giudizio finale nel Limbo, come si legge nel Canto IV dell'Inferno.
Dal mare i due poeti vedono avvicinarsi alla riva una barca leggera e luminosa guidata da un Angelo nocchiero, al cui cospetto Virgilio invita Dante ad inginocchiarsi, ponendo le mani giunte in preghiera, dichiarando di trovarsi dinanzi al primo angelo del Purgatorio, il quale, con le ali spiegate verso l'alto ed emanando una luce chiarissima, non ha bisogno di servirsi di mezzi umani per muovere l'imbarcazione, che avanza solamente secondo la sua volontà divina.
Le anime sulla barca, a seguito della benedizione del messo celeste, scendono sulla riva cantando salmi in coro ma denotano incertezza sulla strada da intraprendere. Alcune di loro chiedono informazioni ai due poeti, ma anche Virgilio ammette di non conoscere il cammino. Fra la folla un'anima riconosce con stupore Dante e cerca di abbracciarlo con sincero affetto, tanto che il Poeta prova a ricambiare l'abbraccio, accorgendosi però dell'inconsistenza della figura dinanzi a lui. Si tratta del musico e cantore fiorentino Casella, amico di Dante, personaggio storico di cui però non si hanno notizie sicure se non quelle fornite dall'opera.

Investitura di San Martino (dettaglio con un gruppo di musici) - Simone Martini - 1315 circa - Assisi, basilica inferiore di San Francesco

Casella, sorridendo per il vano gesto di Dante, dimentico del fatto di avere dinanzi un'anima, rassicura l'amico: "Così com'io t'amai nel mortal corpo, così t'amo sciolta". Comincia in questo canto e con tale incontro uno dei temi portanti del Purgatorio, vale a dire quello dell'amicizia, divisa fra quella reale tra il Poeta e alcuni personaggi conosciuti durante la vita mortale, ma anche quelle ideali instaurate da Virgilio con altri spiriti, in particolare i poeti Sordello e Stazio.
Dante domanda poi a Casella il motivo del lungo tempo che ha dovuto attendere per giungere nel regno del Purgatorio, ma l'anima risponde, in armonia con la giustizia divina, che nessun torto gli è stato fatto. Dichiara poi di essersi imbarcato per quel viaggio alle foci del fiume Tevere, allusione al ruolo di mediazione della Chiesa romana per la salvezza delle anime. Qui l'Angelo nocchiero attende le anime che dovranno recarsi verso la spiaggia del Purgatorio, mentre i dannati scenderanno verso gli inferi attraverso le acque dell'Acheronte, percossi dal remo di Caronte, furioso demone traghettatore descritto da Dante nel Canto III dell'Inferno.
Il Poeta chiede infine a Casella di intonare il suo componimento Amor che ne la mente mi ragiona, contenuto nel Convivio, ma la dolcezza del canto è bruscamente interrotta dall'austero rimprovero di Catone, che sollecita le anime a riprendere il loro percorso verso la purificazione. Tutti accorrono allora in direzione del monte, disperdendosi come colombi spaventati da un rumore durante il pasto.