Canto IV

Belacqua

E ivi eran persone
che si stavano a l'ombra dietro al sasso
come l'uom per negghienza a star si pone.

L'incontro con Manfredi nel Canto III era avvenuto per Dante e Virgilio ancora sulla spiaggia sottostante alla montagna del Purgatorio, mentre nel Canto IV comincia la vera e propria ascesa di purificazione che consente ai due poeti di accedere al secondo balzo del monte, dove vi è la seconda schiera di anime purganti, ossia i pigri, spiriti tardi a pentirsi o negligenti per natura, costretti a rimanere in attesa, seduti all'ombra di grandi macigni, per un tempo pari alla durata della loro esistenza terrena.
Come già accaduto in diversi momenti nei primi tre canti, i due pellegrini esprimono la difficoltà del percorso e dell'ascendere la ripida montagna, che cominciano a salire, effettivamente, solamente in questo canto dopo essersi trattenuti a lungo sulla spiaggia ignari della strada da intraprendere e rimproverati da Catone a conclusione del Canto II per il loro tergiversare.
Virgilio, guida premurosa e saggia, rassicura Dante sul fatto che la salita andrà man mano addolcendosi sino a quando sulla sommità del monte, nei pressi del Paradiso terrestre, non vi sarà fatica alcuna, come se il salire fosse una discesa. Evidente è il valore allegorico dell'ascendere, in quanto la via della redenzione è inizialmente aspra e scoscesa per poi farsi più lieve verso la fine a purificazione quasi completa.

Il colloquio fra Dante e il suo maestro è d'improvviso interrotto dalla visione di alcune anime sedute accanto a delle rocce, intente a riposarsi, e dalle parole di una di loro che sembra riconoscere l'Alighieri. Si tratta del liutaio fiorentino Belacqua, personaggio storico contemporaneo al Poeta e noto per la sua indolenza. Dante lo riconosce per la propria apatia che è anche morale, avendo rimandato sino in punto di morte il proprio pentimento. Il tono dell'incontro è inizialmente scherzoso e disteso, con il Poeta che rimprovera all'amico, quasi scherzosamente, il ritrovarlo pigro anche nell'aldilà come lo era stato in vita, mentre Belacqua ribatte: "Or va tu sù, che se' valente!", come a incitare il pellegrino sottolineando ironicamente la sua prestanza fisica che in realtà, conoscendo i problemi di salute di Dante, sappiamo non essere vera.
Le parole di Belacqua divengono poi più malinconiche e rassegnate, esprimendo, essendo sfaticato e demotivato, i suoi dubbi sulla fatica dell'ascendere e la vanità del gesto in quanto probabilmente non vi è preghiera sincera al punto di permettergli di abbreviare la sua attesa e, probabilmente, l'angelo del Signore posto dinanzi alla porta d'accesso al Purgatorio non lo lascerebbe passare a causa dell'errore di pigrizia commesso in vita e il suo indugiare nel pentirsi.
Virgilio, nel frattempo, ha ripreso il cammino e sollecita Dante a seguirlo, in una conclusione che ci lascia una sensazione di malinconia che si ritroverà anche nel Canto V.