Pietro Francavilla

L'apoteosi della scultura manierista, che aveva trovato in Giambologna il massimo interprete, continuò anche grazie ad alcuni suoi allievi, come il fiammingo Pietro Francavilla, nato intorno alla metà del Cinquecento, un secolo che da Michelangelo Buonarroti sino a Giambologna appunto, aveva toccato l'apice in scultura per espressività e morbidezza conferite al marmo.
Giunto in età giovanile a Firenze per studiare Michelangelo, il Francavilla ebbe il privilegio di entrare subito nella prestigiosa bottega del Giambologna, che lo accolse con molta gioia perché specializzato nel marmo e soprattutto perché concittadino, come lui, infatti, proveniente dalle Fiandre.

Un ritratto di Pietro Francavilla realizzato intorno al 1590.

In poco tempo il Francavilla divenne l'allievo prediletto del Giambologna, fondamentale aiutante per le numerose commissioni richieste dalla famiglia Medici al suo maestro.
La sua mano si può trovare nel gruppo scultoreo raffigurante Firenze vittoriosa su Pisa, oggi al Museo nazionale del Bargello, elegante allegoria politica dedicata dai due artisti alla loro città adottiva.

Francavilla coadiuvò il maestro anche nel suo capolavoro conservato in piazza della Signoria a Firenze sotto la Loggia dei Lanzi, vera e propria antologia della grande statuaria, passata e recente, nonché simbolo artistico e politico del capoluogo toscano. Si tratta ovviamente del celeberrimo Ratto delle Sabine, la prima scultura nella storia che richiede una pluralità di vedute da parte dello spettatore, meraviglioso vortice di corpi nato senza tema specifico né tantomeno commissione, ma solamente come tentativo del Giambologna di superare se stesso donando a quel palcoscenico quasi incantato un ulteriore tocco di magia, un prodigioso istante rapito per sempre in tutta la sua teatralità.

È però dietro al Ratto delle Sabine, dove si trova un'altra statua del Giambologna in cui vediamo Ercole e il centauro Nesso, che l'allievo Francavilla trovò maggiore possibilità di esprimersi; a lui vengono infatti attribuite l'esecuzione dei volti, incredibilmente eloquenti, della vittima e dell'eroe suo carnefice.

Il Francavilla lavorò non solo sotto la guida del Giambologna, ma anche in autonomia, ricevendo in prima persona le committenze di chi probabilmente non aveva la possibilità economica di permettersi le opere di quello che al suo tempo era lo scultore più noto in città, le cui capacità lavorative erano quasi leggendarie. Fu così che un nobile banchiere fiorentino chiese al Francavilla il suo capolavoro assoluto, il Giasone, custodito nel verone del museo del Bargello. Il soggetto è piuttosto insolito, vale a dire l'eroe che guidò gli Argonauti alla conquista del vello d'oro, che il colossale e trionfale Giasone alza con la mano destra mostrandolo all'osservatore.

Si tratta di una scultura di estremo interesse perché mostra tutta l'attenzione all'anatomia e alla perfetta resa marmorea di un autore come Francavilla, che qui riprese modelli celeberrimi del passato, a partire dal David michelangiolesco, ma ancor di più nello sguardo e nel profilo, sempre del Buonarroti, il Giuliano duca di Nemours delle tombe medicee di San Lorenzo, di cui il Giasone imita anche la folta capigliatura curata nei dettagli grazie ad un attento utilizzo del trapano. Nella posa, infine, è evidente l'omaggio ad uno dei protagonisti del manierismo fiorentino, Benvenuto Cellini, che nel 1554 aveva lasciato tutti senza fiato scoprendo in piazza della Signoria il suo maestoso e terribile Perseo.

Il corrispettivo dell'altro capolavoro di Michelangelo nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo si può trovare nella basilica di Santa Croce, luogo di illustri sepolcri, tra cui quello del Buonarroti stesso, dove Francavilla ebbe modo di scolpire due statue. Una di queste è il solenne Aronne, fratello di Mosè, che siede tormentato dai propri pensieri proprio come il Lorenzo de' Medici duca di Urbino michelangiolesco, la cui staticità non esprime affatto una tranquillità interiore.

L'altra opera è il Mosè, il cui riferimento non poteva che essere l'omonima scultura di Michelangelo che veglia nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma sul sepolcro di Giulio II della Rovere, grande papa guerriero del Rinascimento di cui il volto temibile dell'anziano patriarca sembra un ideale ritratto.

All'inizio del secolo Francavilla si recò in Francia, su invito dell'allora sovrano Enrico IV, lasciando il ruolo di primo assistente del Giambologna a Pietro Tacca. Si spense a Parigi l'anno 1616.


Note

Le fotografie di Firenze vittoriosa su Pisa, di Ercole e il centauro Nesso e di Giasone sono state scattate a Firenze nel luglio 2023.