Teognide
L'opera superstite del poeta elegiaco Teognide di Megara Nisea è di gran lunga superiore rispetto a quelle degli altri lirici arcaici. Vissuto durante la crisi socio - economica che colpì Atene tra il VII e il VI secolo a.C. e che non risparmiò la vicina e rivale Megara, Teognide fu un conservatore appartenente convinto del ceto aristocratico. Compose elegie piuttosto brevi distribuite in due libri di diversa lunghezza e tematica. Tuttavia bisogna tener presente che non tutti questi scritti sono suoi, sebbene a lui attribuiti; per questo si parla di corpus teognideo.
Nell'opera rientrano infatti anche componimenti di Tirteo, Mimnermo e Solone. Ciò che distingue lo stile di Teognide dagli altri è la sentenza gnomica, vale a dire l'uso di affermazioni e massime di tipo proverbiale riguardanti la morale.
Il primo libro, oltre ai valori morali, presenta trattazioni politiche, mentre il secondo, più breve, è di tipo amoroso.
L'amore è di tipo omoerotico, ossia omosessuale, aspetto tipico del codice culturale e comportamentale degli ambienti aristocratici. Questo sentimento, però, non era solamente legato alla sessualità, da qui il nome, bensì poteva essere un sincero affetto che si instaurava tra persone dello stesso sesso con una funzione di tipo pedagogico. Diversi componimenti sono infatti rivolti a un giovane, oggetto d'amore del poeta, invocato con l'appellativo di "ragazzo", col quale si era instaurata una tenera e solidale amicizia tipica del rapporto tra maestro e allievo.