Mimnermo

Scarse sono le notizie della vita del poeta elegiaco Mimnermo, vissuto nella seconda metà del VII secolo a.C., ed originario, come Callino, dell'aria ionica dell'Asia Minore, probabilmente nativo di Colofone, città situata sulla strada che collegava Efeso a Smirne.
Dalle fonti antiche conosciamo due titoli di raccolte elegiache: Nannò, che prende il nome dalla donna amata del poeta, e Smirneide, che comprendeva elegie su episodi bellici legati alla città di Smirne.
Tra i pochi frammenti superstiti ritroviamo il motivo del destino e della condizione dell'uomo, destinato alla vecchiaia, alla sofferenza e alla morte, riconducibile in parte al repertorio tematico dell'epica, nel quale è ricorrente la contrapposizione fra la sorte infelice ed effimera dei mortali e quella beata ed eterna degli dei.

Noi, come le foglie che genera la stagione fiorita di primavera, quando il raggio del sole le fa crescere in fretta, simili ad esse, per breve tempo, dei fiori della giovinezza godiamo, dagli dei niente sapendo del male e del bene.

Il lamento per il destino umano di vecchiaia e di morte è quindi legato al doloroso rimpianto della giovinezza, paragonata ad un fiore che sboccia e dura sempre troppo poco.

... resto smarrito alla vista del fiore di giovinezza piacevole e bello insieme: durasse più a lungo! Ma è di breve durata come un sogno la giovinezza amata: la spregevole e deforme vecchiaia subito incombe sul capo...

È un'immagine veramente moderna e ricorrente in tutta la letteratura che vale anche per il sentimento dell'amore, che il poeta sentiva più che mai fuggevole e talmente importante che, se perso, è preferibile morire.