Federigo Tozzi

Talvolta sento la mia anima piena di occhi chiusi.


Nato a Siena nel 1883, Federigo Tozzi è stato uno scrittore per molto tempo quasi sconosciuto, riscoperto anni dopo la sua scomparsa e considerato oggi tra i più importanti autori del nostro Novecento.
Le sue vicende autobiografiche sono molto importanti perché vicine alla trama del suo capolavoro, Con gli occhi chiusi, datato 1919.
Trascorse l'infanzia a Siena, continuamente in difficoltà a causa del rapporto travagliato con suo padre, contadino arricchito e proprietario di una trattoria, figura severa che segnò l'animo sensibile del giovane scrittore. La madre era invece una donna mite e gentile, ma affetta da epilessia. Morì nel 1895 quando Federigo aveva appena dodici anni.
"La mia anima, per aver dovuto vivere a Siena, sarà triste per sempre: piange, pure che io abbia dimenticato le piazze dove il sole è peggio dell'acqua dentro un pozzo, e dove ci si tormenta fino alla disperazione. Ma i miei brividi al tremolio bianco degli olivi! E quando io stavo fermo, anche più di un'ora, senza saper perché, allo svolto di una strada, e la gente mi passava accanto e mi pareva di non vederla né meno! Città, dove la mia anima chiedeva l'elemosina, ma non alla gente! Città, il cui azzurro mi pareva sangue!"
Insofferente verso gli studi, si formò in modo caotico, ma sviluppò un grande amore per la lettura. Si avvicinò inoltre a livello politico al socialismo in opposizione al padre.
Intanto scoprì il sentimento amoroso per una ragazza, Isola, a cui ispirò il personaggio di Ghìsola nel suo romanzo più celebre. Conobbe in seguito Emma Palagi, sua futura moglie, con cui intrattenne un rapporto epistolare.
Un periodo di svolta fu segnato dall'anno 1913, quando cominciò a scrivere Con gli occhi chiusi, e dal successivo, col trasferimento a Roma insieme alla moglia e il figlio Glauco che gli permise di entrare in contatto con il critico Giuseppe Antonio Borgese, colui che nel 1910 scoprì i poeti crepuscolari, e Luigi Pirandello, recensore entusiasta del suo capolavoro, che lo incoraggiò nel continuare a scrivere. A questa fase della sua carriera risalgono la raccolta di aforismi Bestie, del 1917, Ricordi di un giovane impiegato, scritto nel 1919 a partire da un diario privato tenuto anni prima, infine il romanzo Tre croci, uscito poco dopo la sua morte, avvenuta precocemente nel 1920 per una polmonite. Riuscì a vedere comunque una prima copia stampata, grazie alla casa editrice Treves di Milano, già editrice di Gabriele d'Annunzio, la quale venne poi messa nella sua bara al momento della sepoltura.

Con gli occhi chiusi

L'amore, inteso come illusione che si può vivere solo nei sogni, con gli occhi chiusi, il rapporto con il padre, l'inettitudine, tipici anche dei romanzi di Italo Svevo, la violenza della natura e degli uomini rappresentata con una scrittura "crudele" che osserva la realtà dalla psicologia del personaggio, sono questi i temi del capolavoro di Tozzi, che sono anche quelli principali della letteratura contemporanea italiana ed europea.

Il protagonista del racconto è Pietro Rosi, giovane timido e sognatore, ultimo di sette fratelli tutti morti dopo la nascita, incapace di liberarsi dalla prepotente figura paterna che determina in lui lo stato di frustrazione e i fallimenti che ne conseguono.

Giovane con i capelli rossi o lo studente - Amedeo Modigliani - 1919

Il padre di Pietro, Domenico, è un uomo rude e severo, contadino arricchito e proprietario della trattoria "Il pesce azzurro". La figura prende ispirazione ovviamente dal padre di Tozzi. Il romanzo si apre proprio con una scena che vede protagonista Domenico, intento alla sera nel contare i soldi di una giornata di lavoro alla trattoria, ricordando i primi guadagni che trent'anni prima gli diede quell'attività.

Usciti dalla trattoria i cuochi e i camerieri, Domenico Rosi, il padrone, rimase a contare in fretta, al lume di una candela che sgocciolava fitto, il denaro della giornata. Gli si strinsero le dita toccando due biglietti da cinquanta lire; e, prima di metterli nel portafoglio di cuoio giallo, li guardò un'altra volta, piegati; e soffiò su la fiammella avvicinandosi con la bocca. Se la candela non si fosse consumata troppo, avrebbe contato anche l'altro denaro nel cassetto della moglie; ma chiuse la porta, dandoci poi una ginocchiata forte per essere sicuro che aveva girato bene la chiave. Di casa stava dall'altra parte della strada, quasi dirimpetto.
Ormai erano trent'anni di questa vita; ma ricordava sempre i primi guadagni, e gli piaceva alla fine d'ogni giorno sentire in fondo all'anima la carezza del passato: era come un bell'incasso.

Anna, la madre di Pietro, è una donna segnata dai lutti dei figli, che sembra amarlo quasi con superstizione. La sua dolcezza contrasta con la violenza di Domenico, il quale non sembra riuscire a provare affetto per quel figlio debole ed ingenuo che non potrà essere il suo degno erede.

La vicenda è ambientata a Siena, città circondata da colline tra cui sorgono numerosi casali e fattorie, tra cui il podere di Domenico, che ama profondamente, presso Poggio a' Meli. Qui vivono Giacco e Masa, contadini alle dipendenze di Domenico, i quali hanno una figlia, Rebecca, ma ospitano anche Ghìsola, una loro nipote nata nel paesino di Radda. Pietro scopre in lei il sentimento del primo amore, anche se ha solo tredici anni. Passato un anno, l'amore di Pietro diviene più vero e intenso. Le pulsioni sessuali adolescenziali sono così forti che il protagonista, non riuscendo ad esprimerle se non in modo aggressivo, ferisce la ragazza con un temperino.
Col passare del tempo, Ghìsola diviene sempre più bella ed è ormai donna. Domenico intuisce i sentimenti del figlio, preoccupato che la contadina possa sedurlo e approfittarsi di un ragazzo così inesperto. Proprio durante un incontro tra i due giovani, il padre lo sottopone ad una vera e propria prova di iniziazione, descritta nei dettagli dall'autore, che il ragazzo fallisce davanti agli occhi dei contadini e dell'amata.
Ghìsola attira sempre più le attenzioni dei contadini, anche se sembra preferire Pietro, trascorrendo molto tempo con lui; in realtà se ne sta prendendo gioco, il suo amore è infatti riservato ad Agostino, ragazzo violento figlio di un proprietario terriero delle vicinanze.
Pietro, intanto, ha abbandonato la scuola e ha iniziato a dedicarsi alle belle arti, ma il suo essere inetto gli impedisce di trovare una propria strada e portare al termine qualsiasi impegno preso.
Anna, preoccupata, si prepara per recarsi da un parroco per chiedergli consiglio su Pietro, ma improvvisamente viene colta da un malore che la uccide. Quella perdita sarà traumatica per Pietro e costituirà anche la fine dei suoi rapporti col padre, il quale, senza la moglie, sfoga liberamente su di lui la propria rabbia.
Pietro si rifugia sempre più in sé stesso, nei suoi sogni e nella sua fantasia, mentre il padre sembra perdere pian piano il controllo delle proprietà e, iniziando a corteggiare altre donne in cerca di una nuova moglie, perde definitivamente suo figlio, iscrittosi all'istituto tecnico di Firenze. Il giovane si accosta al socialismo e conduce una vita che contrasta nettamente con quella del padre. Nonostante ciò l'autore si sofferma nel descrivere il lato umano di Domenico quando, il sabato, dona gli avanzi della trattoria a dei poveri disperati.
Ghìsola viene allontanata da Poggio a' Meli, per volere di Domenico, recandosi così a Radda, dove la sua reputazione peggiora rapidamente. Intreccia infatti una relazione con un vedovo, senza però essergli fedele; ormai perduta fugge con un amante di nome Alberto nei pressi di Firenze.
In un periodo di pausa dagli esami, Pietro decide di recarsi a trovare Ghìsola, al fine di dichiararle ciò che ha sempre provato per lei. Quando la rivede gli sembra ancora più bella di come se la ricordava e scopre di esserne ancora perdutamente innamorato. La fanciulla continua però a giocare con lui, su consiglio dell'astuto Alberto. La ragazza, infatti, era rimasta incinta ed Alberto le suggerisce di sedurre Pietro per poi fargli credere che il figlio sia suo. Ghìsola si presenta a casa di Pietro, a Firenze, ma il giovane rifiuta qualsiasi contatto fisico, perché troppo innamorato e deciso a sposarla. Il suo rimarrà però il sogno di un finale felice che avrà come unica consolazione il non essere stato ingannato da colei a cui ha sempre voluto bene con tutto il cuore.
Il tempo passa e Ghìsola deve affrettarsi, in quanto a breve non potrà più nascondere la gravidanza, ma Pietro continua a respingere i suoi tentativi di sedurlo. Man mano quelle insistenze infastidiscono Pietro, che nella sua mente si era fatto l'immagine di una donna pura e angelica, ma ancora non riesce a vedere la verità.
Intanto Domenico si interroga sulle proprie colpe nei confronti del figlio e i suoi pensieri ruotano con ossessione attorno a Ghìsola, diviso tra la rabbia nell'apprendere che i suoi sospetti erano fondati e la speranza di vedere finalmente Pietro soddisfatto e in grado di assumersi le proprie responsabilità. Insomma Ghìsola poteva essere per lui la figura di svolta, di cambiamento.
Un giorno, però, Pietro riceve una lettera anonima in cui gli viene detto che Ghìsola lo tradisce. Per averne la prova dovrà recarsi in via della Pergola. Presentatosi all'indirizzo indicato, il giovane si ritrova in una casa di tolleranza che ospita anche ragazze in stato di gravidanza. Ancora convinto di aver sbagliato posto, vaga smarrito per i corridoi, tra le prostitute, fino a quando vede proprio lei, la sua fidanzata, in piedi davanti a una stanza. Dopo che la padrona li lascia soli, la ragazza mostra finalmente a Pietro la gravidanza, che ancora cercava di nascondere. Nel guardarla, il protagonista rivede in quell'attimo tutta la propria vicenda che ingenuamente non era stato in grado di comprendere. È proprio allora che Pietro riesce ad aprire i suoi occhi chiusi. In ginocchio, sconsolato, capisce ora di non amarla più. Tozzi lascia aperto il finale interrompendo così la storia, senza che il lettore possa conoscere le conseguenze di questo incontro.

L'uomo e la donna - Edvard Munch - 1898