Dante e l'arte

Nella Cappella del Podestà o Cappella Maddalena del Palazzo del Bargello a Firenze, è custodito un grande affresco realizzato, afferma Giorgio Vasari, da Giotto, pittore contemporaneo al Sommo Poeta. L'opera è fondamentale in quanto rappresenta il più antico ritratto di Dante che possediamo e mostra dunque l'autentico volto del Poeta, o almeno è quello che più gli assomiglia. Di lui non è rimasto nulla, nemmeno un vestito, una firma, uno scritto originale. Giovanni Boccaccio nel suo Trattatello in laude di Dante abbozza un suo ritratto fisico: volto lungo, naso aquilino, occhi grandi e mascelle sporgenti. Sono particolari che diventeranno canonici nella ritrattistica posteriore, soprattutto quattrocentesca. Inoltre Boccaccio ci dice che aveva una bassa statura, il colorito scuro e che fosse un po’ curvo. Nel dipinto di Giotto sicuramente notiamo molti dei particolari descritti, sicuramente quello del naso aquilino.
Il Palazzo del Bargello era, al tempo dell'Alighieri, il luogo della città in cui si amministrava la giustizia. I malfattori venivano qui condannati a morte, a partire dal Medioevo passando per il Rinascimento, sino alla svolta dell'anno 1786 quando a Firenze venne abolita la pena di morte.
Proprio nella Cappella della Maddalena i condannati trascorrevano, con tutti i loro travagli interiori, gli ultimi momenti prima di essere impiccati o decapitati. La Maddalena, con la sua storia di redenzione, è forse il personaggio del Vangelo più adatto in un simile contesto; ad ella molto viene perdonato perché capace di pentirsi e amare davvero. Ai condannati questo luogo offriva un'ultima possibilità e una vera e propria scelta, attraverso gli affreschi di Giotto. Dietro a dipinti di questa cappella vi è infatti un messaggio pedagogico: i criminali alzando la testa potevano osservare le immagini raffiguranti il paradiso, con i santi distinguibili dall'aureola che godono della gioia e della vita eterna, ma anche chi non ha l'aureola ed è comunque in attesa di essere beatificato perché anche un semplice uomo che ha commesso dei peccati può salvarsi e divenire parte dell'immenso. Giotto inserisce, tra i molti volti dipinti nell'affresco, anche quello del Poeta che quel regno lo ha descritto così pienamente nella terza cantica della Commedia.
Di fronte all'opera, ormai segnato dal tempo, a dare il messaggio uguale e opposto, l'altro grande dipinto della cappella, l'inferno, con al centro il gigantesco giudice Minosse.