Le stirpi canore

Composta da Gabriele d'Annunzio nell'estate del 1902, è collocata subito dopo a La pioggia nel pineto nella seconda sezione di Alcyone ed è una vera e propria lode della parola poetica dell'autore. La poesia, si legge nei primi versi, nasce dalla natura e i carmi di cui si compone sono essi stessi entità naturali, dichiarazione di poetica posta in risalto dall'anafora "altri".
La poesia si identifica con gli elementi della natura ed il poeta è l'unico in grado di accedere nell'autenticità delle parole nonché nell'essenza della vita, punti fondamentali della tradizione del Simbolismo francese che accomunano questa poesia al sonetto Corrispondenze di Charles Baudelaire, ma che in d'Annunzio ha il suo tratto distintivo nell'aspirazione alla comunione panica con la natura.

I miei carmi son prole
delle foreste,
altri dell’onde,
altri delle arene,
altri del Sole,
altri del vento Argeste.
Le mie parole
sono profonde
come le radici
terrene,
altre serene
come i firmamenti,
fervide come le vene
degli adolescenti,
ispide come i dumi,
confuse come i fumi
confusi,
nette come i cristalli
del monte,
tremule come le fronde
del pioppo,
tumide come le narici
dei cavalli
a galoppo,
labili come i profumi
diffusi,
vergini come i calici
appena schiusi,
notturne come le rugiade
dei cieli,
funebri come gli asfodeli
dell'Ade,
pieghevoli come i salici
dello stagno,
tenui come i teli
che fra due steli
tesse il ragno.