Paul Verlaine

Nato a Metz nell'anno 1844, Paul Verlaine è stato un esponente del Simbolismo francese e del Decadentismo europeo.
Questi due movimenti artistici e letterari vengono spesso accomunati nel complesso panorama culturale della seconda metà dell'Ottocento, vera e propria stagione d'oro per la poesia francese.
Il Simbolismo nacque con la pubblicazione della poesia-manifesto Corrispondenze di Charles Baudelaire, pubblicata nel 1857 nella celebre raccolta Les Fleurs du mal. Poeti come Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé e, appunto, Verlaine, indagavano l'ignoto scrutando nell'intima essenza delle cose, riuscendo a scoprire con la loro sensibilità delle realtà nascoste agli uomini comuni. Pur essendo dei rappresentanti privilegiati dell'umanità, il loro condurre vite sregolate, fatta eccezione per Mallarmé, li portò ad essere incompresi, sino ad assumere la figura di poeti maledetti.
Fu Rimbaud a parlare del poeta come un veggente capace di vedere oltre la realtà concreta: "Io dico che bisogna esser veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente attraverso un lungo, immenso, ragionato disordine di tutti i sensi". Scompare dunque la figura romantica del poeta-vate, della quale il massimo esempio era stato Victor Hugo, autore che rimarrà imprescindibile sino alla fine del secolo. Il vate si proponeva come un modello da imitare e da seguire per il popolo, capace di indicare la strada verso la conoscenza in quanto egli ha accesso attraverso la poesia a un mondo più alto, ma sebbene in Italia questa figura viva ancora in Gabriele d'Annunzio, il poeta come veggente era al contrario un emarginato che rifiutava la società borghese, nella quale non si rispecchiava, adottando uno stile di vita e un comportamento scandaloso e ribelle. Al fine di comprendere l'abisso dell'ignoto, l'artista doveva infatti perseguire in prima persona lo sregolamento dei sensi, passando attraverso ogni forma d'amore, di eccesso, di sofferenza, di follia.

Il bevitore d'assenzio - Édouard Manet - 1859

Verlaine, che svolse un ruolo di primaria importanza nella storia della poesia francese non solo per la sua opera ma anche per la promozione di quelle altrui, fu determinante per il successo di autori quali Rimbaud, Mallarmé e Tristan Corbière, raccogliendo le loro poesie in un saggio del 1884 intitolato Les poètes maudits, I poeti maledetti, nel quale Verlaine scrive sotto lo pseudonimo di Pouvre Lelian. Da notare è l'assenza di Baudelaire, considerato già il loro maestro, precursore di questa nuova poesia capace di scrutare nella profondità dell'esistenza e nel senso misterioso e più oscuro della natura.

Ritratto di un giovane Paul Verlaine, opera del 1867 di Frédéric Bazille.

Il Decadentismo fu invece un movimento culturale, tipicamente francese e solo più tardi proprio del resto d'Europa, che si sviluppò nell'ultimo ventennio dell'Ottocento, in concomitanza con la Belle Époque, a partire convenzionalmente da quando, nel 1883, Verlaine pubblicò il sonetto Langueur, Languore, sulla rivista Le Chat Noir, "Il gatto nero". Nel componimento il poeta parla di "décadence", ossia decadenza, dove questo termine assunse un duplice significato: quello negativo, di cui si servì la critica per riferirsi con tono dispregiativo alla nuova generazione dei poeti maledetti, i quali davano scandalo con i loro comportamenti, e quello positivo, rivendicato dai poeti stessi, inteso come nuovo modo di pensare.

Sono l'Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti dove danza
il languore del sole in uno stile aureo.

Soletta l'anima soffre di noia densa al cuore.
Laggiù, si dice, infuriano lunghe battaglie cruente.
O non potervi, debole e così lento ai propositi,
o non volervi far fiorire un po' di quest'esistenza!

O non volervi, o non potervi un po' morire!
Ah! Tutto è bevuto! Non ridi più, Batillo?
Tutto è bevuto, tutto è mangiato! Niente più da dire!

Solo, un poema un po' fatuo che si getta alle fiamme,
solo, uno schiavo un po' frivolo che vi dimentica,
solo, un tedio d'un non so che attaccato all'anima!

Il Decadentismo deriva dunque da un momento di crisi della società, il cui senso di fallimento e di decadenza erano da attribuire all'avvento della società di massa e al mito del progresso. Se in letteratura il Naturalismo, di cui Honoré de Balzac fu il precursore e Émile Zola il massimo esponente, erano stati interpreti di questi ideali e del pensiero positivista, il Decadentismo si opponeva alla fiducia nella scienza e alle teorie positivistiche, ponendo l'attenzione agli aspetti più irrazionali e al mistero segreto dell'esistenza, rifiutando una società cinica e utilitaristica basata sul culto del denaro per rifugiarsi nella nobiltà della solitudine e in una concezione aristocratica dell'arte. In quest'ottica, se gli scrittori naturalisti avevano adottato una narrazione oggettiva, osservando con precisione quasi scientifica la realtà, nei poeti decadenti domina un esasperato soggettivismo intriso di malinconia.
Gli intellettuali e gli scrittori reagirono in modo differente a questa crisi, condividendo alla base la consapevolezza di una loro netta distanza dalla massa, posizione già definita da Baudelaire con l'immagine della perdita d'aureola da parte del poeta nella folla delle strade parigine.

Verlaine fotografato nel 1892 al tavolo di un caffè mentre beve assenzio.

A partire dal 1866 Verlaine iniziò a scrivere per il Parnasse contemporain, una raccolta antologica di diversi autori che prendeva il nome dal movimento del Parnassianesimo, vale a dire di quelli autori, Théophile Gautier su tutti, che volevano riportare la poesia sul monte Parnaso, restituendole il ruolo che meritava e focalizzandosi sul concetto dell'arte per l'arte, ossia che l'unico scopo della poesia doveva essere quello di essere bella, senza perdersi dietro fini politici o intenti morali. Verlaine, insieme all'amico Mallarmé con il quale aveva cominciato un fitto rapporto epistolare, era uno dei più giovani poeti a vedere pubblicati sulla raccolta i propri componimenti, che poi confluirono nella sua prima raccolta di poesie, Poèmes saturniens, Poemi saturnini, opera dedicata a tutti coloro i quali, come lui, vivono sotto l'influenza di Saturno, il pianeta degli spiriti spiriti malinconici costretti a vivere un destino travagliato. Una di queste poesie è Mon rêve familierIl mio sogno familiare, caratterizzato da questa sottile malinconia che sarà una delle peculiarità di Verlaine, per il quale anche l'amore appare motivo di sofferenza ma allo stesso tempo incolmabile desiderio di protezione, sogno di dolcezza e serenità. Il sonetto evoca il sogno di una donna misteriosa e, allo stesso tempo, familiare, in un paradosso per il quale inizialmente l'amata sembra condividere un sentimento con l'io poetico, che poi dichiara di non ricordare i suoi capelli, il suo nome ed il suo sguardo, che sembra alludere all'immagine della morte e alla malinconica presenza di coloro i quali non ci sono più.

Io faccio spesso questo sogno strano e penetrante
d'una misteriosa donna, che amo, e che m'ama,
e ch'ogni volta non è mai sempre la stessa,
né mai del tutto un'altra, e m'ama e mi comprende.

Si, mi comprende, e il mio cuore, trasparente,
per lei sola, ah! cessa d'essere un problema
per lei sola, e il madore della mia livida fronte,
lei solo lo sa rinfrescare, piangendo.

È ella bruna, bionda o rossa? - io l'ignoro.
Il suo nome? ricordo ch'è dolce e sonoro
come quello degli amanti dalla Vita esiliati.

Il suo sguardo è simile a quello delle statue,
e, la sua voce, lontana, calma, e grave, ha
il suono delle care voci ormai estinte.

Ritratto di Berthe Morisot - Édouard Manet - 1872

Decisivo per Verlaine fu l'incontro, nel 1871, con l'allora diciassettenne Arthur Rimbaud, del quale lo colpirono il temperamento ribelle e lo spirito anarchico, oltre alla potenza oscura dei suoi versi, espressione di un talento precocissimo. Tra i due nacque una relazione amorosa passionale e tormentata, fatti di pubblici scandali e di eventi drammatici, come quando nel 1873 Verlaine, che si trovava insieme a Rimbaud in Belgio, ferì con un colpo di pistola l'amico intenzionato a lasciarlo.
Questo dipinto di Henri Fantin-Latour, intitolato Le coin de table, datato 1872 e conservato al Museo d'Orsay di Parigi, ci mostra un gruppo di commensali riuniti intorno ad un tavolo a conclusione di un pasto. Fra loro si riconoscono, a sinistra, Verlaine e Rimbaud, quest'ultimo verso l'osservatore con sguardo provocatorio.

Proprio durante il periodo più intenso della relazione con Rimbaud, nel 1873 uscì l'opera più rilevante di Verlaine, Romanze senza parole, una raccolta di poesie che segna l'apice della propria maturazione artistica, il cui titolo è la traduzione di Lieder ohne Worte di Felix Mendelssohn.
Gli elementi che caratterizzano i componimenti sono la musicalità del verso, l'indefinito e lo spleen baudelairiano. Il titolo spiega come le parole siano solo un pretesto, in quanto è al loro ritmo e alla forza di suggestione sonora che viene affidata ogni sorta di evocazione. La musica è dunque un elemento fondamentale nella poetica di Verlaine, così sensibile e profonda, caratterizza da una languida dolcezza e da una malinconica che la avvicina alle note di un compositore come Claude Debussy.
Le Romanze senza parole uscirono contemporaneamente a Una stagione all'inferno dell'ancora giovanissimo Rimbaud; due anni più tardi, nel 1875, fu la volta di un altro capolavoro, L'après-midi d'un faune di Mallarmé, con illustrazioni di Manet, testimonianza del periodo straordinario per la poesia francese della seconda metà del XIX secolo.
Vittima dell'alcolismo, proprio mentre cresceva la sua fama Verlaine si isolava nella più cupa solitudine trascorrendo gli ultimi anni di vita nella miseria più nera, ammalato a causa della continua frequentazione di prostitute. Si spense a causa di una polmonite nel gennaio del 1896 a Parigi, dopo che nel 1894 era stato eletto Prince des poètes, titolo onorifico non ufficiale che si assegnava in Francia e che, alla sua morte, passò all'amico Mallarmé.

Bibliografia

  • Storia europea della letteratura francese. Dal Settecento all'età contemporanea - Lionello Sozzi (a cura di) - Einaudi
  • Poesie - Paul Verlaine - BUR
  • I poeti maledetti - Paul Verlaine - Il Saggiatore
  • La letteratura e noi. Il secondo Ottocento - Palumbo Editore