Benedetto XV

Il papa della Grande Guerra

Un'atmosfera surreale avvolse l'estate del 1914, quando sui giornali titoli a caratteri cubitali richiamarono l'attenzione di tutti interrompendo il periodo di riposo per annunciare la guerra. Dovrebbe essere un momento di tristezza, di lutto, invece questo conflitto al quale parteciperanno le principali potenze d'Europa sembrò quasi non far paura. Solamente pochi intellettuali e politici capirono la gravità della situazione e l'imminente catastrofe che avrebbe portato la guerra. Tra questi vi era Giacomo Della Chiesa, da poco ordinato cardinale e destinato in pochissimo tempo a salire al soglio di Pietro con il nome di Benedetto XV. Sarà il papa della Grande Guerra, eletto, come avverrà per Pio XII Pacelli nel secondo conflitto mondiale, all'alba dell'intervento italiano nel conflitto, in un momento più che mai delicato per la storia del nostro paese. A lungo dimenticato, quasi sconosciuto, rimasto nell'ombra di un periodo tanto drammatico, Benedetto XV è stato riscoperto solo in tempi recenti, soprattutto grazie a papa Benedetto XVI Ratzinger, che scelse di prendere questo nome in segno di continuità con le idee del predecessore, del quale condivideva la vocazione per le virtù benedettine e la dedizione alla causa della pace.

La Prima guerra mondiale si scatenò quando l'Austria dichiarò guerra alla Serbia. L'episodio decisivo fu l'assassinio a Sarajevo, capitale della Bosnia, di Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco, compiuto pubblicamente da uno studente universitario il 28 giugno 1914. La Bosnia era stata da poco annessa all'Austria e contesa in precedenza con la Serbia, che si sentì minacciata nelle sue ambizioni espansionistiche. L'episodio mise in risalto anche altri conflitti internazionali tra le varie potenze europee. Tutti avevano infatti ambizioni nazionalistiche e il timore di un'egemonia austriaca.

L'Italia optò inizialmente per una posizione di neutralità, tuttavia si erano costituiti sin da subito due schieramenti opposti, uno deciso a non entrare in guerra ed uno a favore dell'intervento.

A Roma, nell'agosto del 1914, morì improvvisamente papa Pio X, a causa di una polmonite, e a settembre si riunì il conclave per eleggerne il successore, in un clima fortemente influenzato dal timore dell'imminente conflitto.

Papa Pio X, a sinistra in piedi, nomina vescovo il suo successore Benedetto XV, seduto in primo piano.

Soprese non poco la scelta dei cardinali di votare per un uomo come Della Chiesa, nato a Genova da una nobile famiglia ormai in modeste condizioni economiche. Per sei anni, quando era vescovo, si vide negare la nomina a cardinale, probabilmente a causa della sua non comune capacità politica, finendo per essere allontanato dalla Curia romana e mandato in "esilio" nella diocesi di Bologna. Questa scelta fu proprio di Pio X che, pur stimandolo, si fece consigliare dal proprio segretario di Stato, il quale nutriva una profonda avversione per Della Chiesa.
L'ingiustizia dell'emarginazione dal Vaticano non indebolì Della Chiesa, che anzi ne guadagnò in prestigio divenendo una figura di riferimento. Ordinato cardinale solamente nel maggio 1914, poco più di tre mesi dopo, all'inizio di settembre, Benedetto XV si ritrovò alla guida della Chiesa. L'esperienza bolognese, invece che emarginarlo, ne aveva messo in luce la sua grandezza e si rivelò decisiva per la sua elezione.
La timidezza, la dedizione alle opere di carità in favore dei bambini poveri e la sua posizione moderata avevano conquistato le simpatie dei cardinali riuniti in conclave, nonostante fosse ancora forte l'influenza del segretario di Stato. Esile, emaciato, si pensò che sarebbe durato poco e che il suo sarebbe stato un pontificato di passaggio, invece presto furono in molti a doversi ricredere, perché papa Benedetto prese subito in mano la non facile situazione trasmettendo i valori della vera fede e la sicurezza di un uomo di potere.
Consapevole della gravità del momento, Benedetto optò per una semplice incoronazione in forma privata nella Cappella Sistina e non nella basilica di San Pietro dove avveniva di solito.

L'incoronazione nella Cappella Sistina il 6 settembre 1914.

In Italia, tra le voci più influenti a favore della neutralità vi erano, oltre al pontefice, i liberali, su tutti Giovanni Giolitti, capo del governo a inizio secolo sino alla fine della Belle Époque, ma anche i socialisti, guidati dall'allora direttore del quotidiano "Avanti!", Benito Mussolini, che presto cambierà completamente idea intuendo che il conflitto avrebbe potuto avere una valenza rivoluzionaria. Un'altra figura rilevante contro la guerra era la regina madre Margherita di Savoia che, nonostante i difficili rapporti fra Stato e Chiesa, era una donna molto religiosa e devota, convinta che il conflitto avrebbe potuto causare l'avvento delle democrazie decretando il tramonto delle grandi dinastie.
Spiccavano invece fra gli interventisti il poeta soldato Gabriele d'Annunzio, protagonista di gesta eroiche come il volo su Vienna, ma, soprattutto, il sovrano Vittorio Emanuele III, convinto della necessità di un ultimo sforzo per concludere la parabola risorgimentale e completare l'unità nazionale.

Il pontificato di Benedetto aveva permesso di avviare un progressivo riavvicinamento nei rapporti tra lo Stato e la Santa Sede, sino ad allora ancora compromessi dalla breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870 e dal conseguente Non éxpedit voluto da Pio IX, con il quale veniva vietato ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana. Il gelo proseguì anche sotto il pontificato di Leone XIII e il regno di Umberto I, per arrivare a papa Pio X, il primo ad allentare le restrizioni del Non éxpedit, sino a quando nel 1919 Benedetto lo revocò definitivamente.

In un fatale momento storico nel quale le grandi potenze erano accecate dall'idea dell'utilità della guerra a fini espansionistici, la forza di papa Benedetto fu quella di assumersi la responsabilità e il peso di essere una figura fuori dal coro, basti pensare che sino ad allora la Chiesa non era mai stata neutrale nelle guerre, divenendo un profeta inerme rimasto inascoltato, anzi criticato da coloro che ritenevano antipatriottica e disfattista ogni voce contraria alla guerra. A nulla valsero infatti i molti appelli contro l'intervento nel conflitto, definendo la guerra "un'inutile strage", in quanto il paese, a seguito della sottoscrizione del segreto Patto di Londra il 26 aprile 1915, decise di seguire il proprio re, mentre i neutralisti, dapprima in maggioranza, finirono per eclissarsi nel silenzio.
Nonostante la vittoria del nostro paese, uscito però in gravissime condizioni dall'esperienza bellica, si capì presto che il pontefice aveva ben compreso la vanità del conflitto, destinato, a seguito della cattiva pace firmata a Versailles nel 1919, a prolungare le sofferenze dei popoli dando vita sostanzialmente ad un armistizio della durata di vent'anni: "Se quasi dovunque la guerra in qualche modo ebbe fine, e furono firmati alcuni patti di pace, restano tuttavia i germi di antichi rancori", scrisse Benedetto nella propria enciclica.
Nel secondo grande conflitto mondiale sarà la volta del suo stretto collaboratore, Eugenio Pacelli, che molto aveva appreso da Benedetto, di difendere la Chiesa da minacce ancora più spaventose, come le politiche totalitarie con i suoi folli dittatori.
Quando Benedetto venne a mancare, nel gennaio 1922 - salito al soglio petrino papa Pio XI - in Italia erano cresciuti sempre più i consensi per il fascismo, considerato un potere forte capace di ristabilire ordine e disciplina al paese. La rapida successione di governi deboli e la mancanza di alternative portarono così alla marcia su Roma del 28 ottobre, mentre il re preoccupato incaricava due giorni dopo Mussolini di formare un nuovo governo.

Oltre ai diversi appelli per la pace, Benedetto XV aiutò concretamente i bisognosi, costituendo per esempio in Vaticano l'Opera Prigionieri, con la quale consentiva la comunicazione, i contatti e il ricongiungimento fra i soldati al fronte e le loro famiglie. Nel suo cuore custodiva molte preoccupazioni ed un profondo dolore per la guerra, che riteneva un vero e proprio castigo divino, riuscendo però ad agire sempre nello spirito della vera cristianità. Il suo operato è stato per questo rivalutato col tempo e mai verrà dimenticato da chi ancora oggi si reca per una visita alla Grotte Vaticane, dove riposa vicino a Giovanni Paolo I, il "papa del sorriso", oppure dinanzi al monumento eretto in suo onore in San Pietro accanto a quello di papa Giovanni XXIII, un pontefice che anni dopo riprenderà l'idea di pace universale tra i popoli del mondo.

Note

Le fotografie del monumento in San Pietro e della tomba nelle Grotte Vaticane sono state scattate nel giugno 2022.

Bibliografia

  • Benedetto fra le spie - Annibale Paloscia - Mursia
  • I papi. Storia e segreti - Claudio Rendina - Newton Compton Editori
  • Il senso del tempo. Volume 3 - Alberto Mario Banti - Editori Laterza

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