La pubertà - Edvard Munch

  • Storia dell'arte: espressionismo e "Marcella" di Ernst Ludwig Kirchner.
  • Filosofia: la teoria della sessualità e l'inconscio di Sigmund Freud.
  • Letteratura italiana: "Il gelsomino notturno" di Giovanni Pascoli.
  • Storia della musica: "Lo schiaccianoci" di Čajkovskij.
  • Storia della danza: "Lamentation" di Martha Graham.
  • Storia: la Sinistra storica.

All'inizio del Novecento si diffusero a livello europeo le cosiddette avanguardie storiche, movimenti artistici audaci e innovativi, in anticipo sui gusti, in grado di rinnovare nel profondo la concezione stessa di arte e letteratura.
Una di queste fu l'Espressionismo, nato nel 1905 in Francia con Henri Matisse e i Fauves, in Austria con Egon Schiele ed in Germania con Kirchner.
Il precursore di questo movimento è considerato Edvard Munch, pittore norvegese che per mezzo dell'arte riuscì ad esprimere tutta l'angoscia esistenziale ed il dolore che lo perseguitava sin dall'infanzia.

"Nella casa della mia infanzia abitavano malattia e morte. Non ho mai superato l’infelicità di allora".

Chiara espressione di questo stato d'animo oscuro e tormentato è La Pubertà del 1895, nel quale viene affrontato, tra disagio e solitudine, il tema della sessualità giovanile. La protagonista è con molta probabilità la sorella dell'artista, morta da piccola a causa della tubercolosi e ritratta in uno dei suoi primi capolavori, La bambina malata, ma è ancor di più il tema dell'universalità del dolore e dell'angoscia, centrale nella filosofia del danese Søren Kierkegaard, a dominare la scena.
A questo quadro si ispirò Kirchner in quello che è il suo dipinto più celebre, Marcella, realizzato dieci anni dopo circa. Quello che avvertiamo nell'osservare la ragazza, nuda e con le braccia raccolte a coprire il ventre, è una sensazione di dolore ancora maggiore e di un devastante senso di colpa. L'inquietudine e il trucco pesantissimo lasciano pensare ad un'adolescente destinata alla prostituzione, così come l'espressione amara con cui ci osserva il soggetto. L'opera è divenuta una delle immagini simbolo della pittura espressionista.

Nei primi anni del XX secolo le avanguardie furono influenzate dall'affermarsi della psicanalisi di Sigmund Freud, che dimostrò l'esistenza dell'irrazionalità e di zone nascoste nel profondo della mente, vale a dire l'inconscio, sede dei ricordi e ancor di più del rimosso, il luogo che comprende quegli elementi psichici stabilmente inconsci che sono mantenuti tali da una forza specifica, la cosiddetta "rimozione", che Freud cercò di superare con tecniche apposite come l'ipnosi. Queste dovrebbero vincere le resistenze che ha creato la mente per celare un determinato ricordo doloroso che tuttavia non è mai stato eliminato definitivamente.
Munch sembra addirittura anticipare le scoperte freudiane raffigurando un'ombra minacciosa che appare come una sorta di fantasma che incombe sulla ragazza, vera e propria propagazione dell'anima afflitta da qualche ricordo sofferto, dell'inconscio appunto.

È però ancor di più la teoria della sessualità, la scoperta più sconvolgente e criticata della psiconanalisi di Freud, ad essere protagonista sia nell'opera di Munch che in quella di Kirchner.
Prima di Freud la sessualità era vista come il solo congiungimento con un individuo di sesso opposto, ai fini della riproduzione, dunque assente nell'infanzia. Lo psicoanalista austriaco demolì questo pregiudizio per cui la sessualità apparterrebbe solo all'età adulta e cancellò l'immagine del bambino come sorta di "angioletto asessuato". Il bambino è anzi capace di perseguire il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi mediante tre fasi che caratterizzano l'età che va dai primi anni di vita sino ai sei anni e che coinvolgono alcune specifiche zone erogene.
Connesso al tema della sessualità è anche un'altra celebre dottrina freudiana, ossia quella relativa al cosiddetto complesso di Edipo, per il quale si manifesta un attaccamento verso il genitore di sesso opposto con un atteggiamento ambivalente, con componenti negative come l'ostilità, la gelosia, ma anche positive come la tendenza all'identificazione, verso il genitore dello stesso sesso. Questo complesso si sviluppa tra i tre e i cinque anni ed ha un impatto determinante, a seconda della sua risoluzione o meno, sulla futura strutturazione della personalità.

"Si vede facilmente che il maschietto vuole avere la madre soltanto per sé, avverte come incomoda la presenza del padre, si adira se questi si permette segni di tenerezza verso la madre e manifesta la sua contentezza quando il padre parte per un viaggio o è assente. Spesso dà diretta espressione verbale ai suoi sentimenti, promette alla madre che la sposerà. Si penserà che ciò è poca cosa in confronto alle imprese di Edipo, ma di fatto è abbastanza, in germe è la stessa cosa".

Uno dei poeti italiani in cui ritroviamo il tema della sessualità, celata tra i legami di uomo e natura in chiave simbolista, è Giovanni Pascoli, sin dall'adolescenza segnato dall'assassinio del padre e per tutta la vita bisognoso di ricostruire un nido di affetti sicuri.
Della raccolta Canti di Castelvecchio del 1903 fa parte Il gelsomino notturno, poesia scritta in occasione delle nozze di un amico, che vorrebbe celebrare la serenità dell'amore coniugale. È importante soffermarsi sulle ultime due quartine del testo in cui l'autore mostra lo spostarsi della luce di una lampada all'interno di una casa avvolta nel buio della sera. Attraverso una scala essa giunge al piano superiore. Improvvisamente il lume si spegne: è il momento della prima notte di nozze degli sposi. All'alba i petali dei gelsomini si chiudono un po' sgualciti al sopraggiungere dei primi raggi del sole, emblema della fecondazione. Il poeta nei versi precedenti si era immedesimato in un'ape tardiva che non trova più spazio nell'alveare; è l'intimo senso di esclusione che prova il suo animo e che ritorna nell'ultimo verso quando afferma di non conoscere questa felicità, cioè di non essere amato.

E s'aprono i fiori notturni
     nell'ora che penso a' miei cari.
     Sono apparse in mezzo ai viburni
     le farfalle crepuscolari.
     Da un pezzo si tacquero i gridi:
     là sola una casa bisbiglia.
     Sotto l'ali dormono i nidi,
     come gli occhi sotto le ciglia.
     Dai calici aperti si esala
     l'odore di fragole rosse.
     Splende un lume là nella sala.
     Nasce l'erba sopra le fosse.
     Un'ape tardiva sussurra
     trovando già prese le celle.
     La Chioccetta per l'aia azzurra
     va col suo pigolio di stelle.
     Per tutta la notte s'esala
     l'odore che passa col vento.
     Passa il lume su per la scala;
     brilla al primo piano: s'è spento...
     È l'alba: si chiudono i petali
     un poco gualciti; si cova,
     dentro l'urna molle e segreta,
     non so che felicità nuova.

Nell'anno 1892 andava in scena per la prima volta a San Pietroburgo Lo schiaccianoci di Čajkovskij, ancora oggi nei teatri un autentico capolavoro. L'opera non è solo la rappresentazione fantastica di un sogno adolescenziale nel quale lo spettatore è condotto in uno zuccherato Regno dei dolci, ma la storia di un'iniziazione alla vita tra il desiderio di crescere e la paura di diventare grandi. La sensibilità del compositore, che visse questo periodo con la sensazione di abbandono causata dalla precoce perdita dei genitori e con le difficoltà legate alla sua omosessualità, si manifesta in una partitura che ben riflette sulla nostalgia della fanciullezza, vista come un paradiso perduto, e i conseguenti turbamenti dell'esistenza.

La danza può essere un mezzo di espressione delle profondità dell'umano attraverso il corpo, che si fa manifestazione dell'inconscio e dei suoi ricordi. Sostenitrice di questa tesi fu Martha Graham, che con il corpo era in grado di comunicare le emozioni più recondite. Nel 1930 portò in scena a New York Lamentation, uno spettacolo della durata di solo quattro minuti e dalla scenografia quasi assente, che inevitabilmente fa sì che l'attenzione si rivolga al movimento, ad un corpo rinchiuso in un costume elastico, ideato dalla stessa danzatrice, che lascia scoperti solo i piedi. Questo costume diviene confine tra interiorità e mondo esterno, prigione limitante e allo stesso tempo mezzo per esprimersi. La protagonista non racconta una storia, ma si concentra sulla propria forza interiore, comunicando un’emozione intensamente viva in uno spettacolo che, nonostante non abbia un vero e proprio svolgimento narrativo, è perfettamente comprensibile: manifesta l’angoscioso lamento di dolore dell’essere umano e dell’intera umanità.

A partire dall'anno del dipinto di Munch si può infine inquadrare il contesto storico che caratterizzò la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, che sarà definito dagli studiosi come "secolo breve". I suoi estremi cronologici sono infatti inevitabilmente segnati dal 1914, anno in cui scoppiò la Grande Guerra, passando per il secondo conflitto mondiale ed arrivando al 1989, anno del crollo del muro di Berlino.
La fine del secolo in Italia vedeva al governo la cosiddetta Sinistra storica, che si distinse per una politica maggiormente orientata verso il popolo rispetto alla Destra che a seguito dell'unificazione nazionale aveva dovuto rafforzare i poteri dello stato.
Sino al 1896 il Presidente del Consiglio fu Francesco Crispi, il quale si dimise a seguito del fallimento dell'impresa coloniale in Etiopia nella disastrosa battaglia di Adua.
Intanto il paese era afflitto dalla carestia e dalle epidemie di colera. Il nuovo Primo ministro, Antonio di Rudinì, decise di ricorrere alle forze di polizia e all'esercito per fronteggiare la folla che si lamentava per l'aumento del prezzo del pane. A Milano, nel maggio del 1898, un generale dell'esercito ordinò di sparare sui manifestanti. Re Umberto I premiò il suo comportamento invece che condannarlo. A causa di questo atteggiamento il 29 luglio 1900 a Monza l'anarchico Gaetano Bresci uccise il sovrano, al quale successe Vittorio Emanuele III, il re dei due conflitti mondiali.
I primi quindici anni del secolo furono infine caratterizzati dall'ascesa politica di Giovanni Giolitti.


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