Il sabato del villaggio

Canto composto e ambientato a Recanati. Nel giorno di sabato una ragazza torna dalla campagna al tramonto portando i fiori con i quali si adornerà la domenica. Una vecchietta la osserva mentre è seduta a filare e si mette a ricordare con le vicine, quando, da giovane, anche lei si preparava felice per la festa. I bambini giocano allegri, mentre un contadino torna a casa fischiettando, sereno per la fine della settimana. Durante la notte un falegname si affretta a concludere il lavoro per godersi anche lui il giorno di festa. Qui si apre la parte filosofica: Leopardi afferma che è il sabato il giorno migliore, ancora più della domenica; l'attesa della felicità è dunque meglio della sua realizzazione. Durante tutto il sabato vi è infatti l'attesa per la festa e il riposo, invece di domenica le ore corrono e il pensiero torna già al lavoro e al quotidiano. Nella conclusione il poeta si rivolge allora ad un bambino invitandolo a godere dei piaceri della sua età e non aspettare impaziente e speranzoso l'arrivo dell'età adulta perché rimarrà deluso e si accorgerà di non aver vissuto veramente quei giorni spensierati.

La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell'erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch'ebbe compagni dell'età più bella.
Già tutta l'aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
Giù da' colli e da' tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.


Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l'altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s'affretta, e s'adopra
Di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.


Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l'ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.


Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E' come un giorno d'allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
Ch'anco tardi a venir non ti sia grave.