Tancredi e Ghismunda

Tancredi, prenze di Salerno, uccide l'amante della figliuola e mandale il cuore in una coppa d'oro; la quale, messa sopr'esso acqua avvelenata, quella si bee e così muore.

È la prima novella della quarta giornata, dedicata agli amori infelici. L'ambientazione è quella del palazzo del principe di Salerno. La narratrice è Fiammetta, la quale esordisce esprimendo preoccupazione per il tema scelto da Filostrato che sarà doloroso e porterà al pianto.
Sin da subito l'autore racconta che Tancredi, principe di Salerno, uomo di grande umanità, arriverà ad uccidere l'amata figlia e il suo innamorato per gelosia. La storia ricorda quella dantesca di Paolo e Francesca del Canto V dell'Inferno. Anche qui la protagonista è una donna, Ghismunda, pronta a tutto pur di soddisfare il suo sogno d'amore.
La ragazza rimane affascinata da un valletto del padre, Guiscardo, di bell'aspetto e d'animo nobile, ma di umili origini. Il giovane ricambia segretamente il sentimento.
Ghismunda trova con astuzia il modo per incontrarlo. La sua camera è infatti collegata mediante un passaggio segreto ad una grotta scavata nel monte vicino al palazzo.
Un giorno Tancredi non trova la figlia nella propria stanza, dove era solito recarsi ogni tanto per tenerle compagnia, così nell'attesa che torni si addormenta in una posizione nascosta quasi di proposito, sottolinea il poeta.
Ghismunda, che per sventura decide di ricevere in camera il suo amante, non sospettando del padre, viene colta sul fatto. Tancredi, addolorato, decide di non intervenire subito, nonostante la rabbia, per evitare lo scandalo ed avere il tempo di pensare a quali provvedimenti prendere.
Decide allora di arrestare Guiscardo e farlo rinchiudere in una stanza sotto il controllo di alcune guardie. In seguito comunica alla figlia di aver scoperto la sua relazione con un uomo con cui non è sposata e per giunta di condizione inferiore.
In un lungo discorso in cui rivendica i suoi diritti di amare chi desidera, Ghismunda confessa tutto il proprio amore per Guiscardo esaltando la nobiltà del suo animo, infine lascia intendere di avere intenzione di togliersi la vita qualora scoprisse della morte dell'amato.
In preda ad una folle gelosia, Tancredi decide di punire lo stesso il giovane. Ordina allora alle guardie di ucciderlo e portargli il suo cuore che fa poi consegnare alla figlia in una coppa d'oro.
Ghismunda, temendo la vendetta del padre, si era nel frattempo preparata un veleno che versa nella coppa. Una volta bevuta la pozione aspetta il sopraggiungere della morte accanto al cuore del suo Guiscardo.
Avvertito dalle ancelle, Tancredi si precipita dalla figlia quando è ormai troppo tardi. Ghismunda chiede come ultimo desiderio di essere seppellita insieme all'innamorato. Il padre, pentendosi tra le lacrime, fa seppellire i due amanti nella stessa tomba.
È il motivo ricorrente di "amore e morte", tipico della narrativa romanzesca cortese, che vede i due infelici innamorati uniti nella morte per l'eternità.