Griselda

Il marchese di Sanluzzo da' prieghi de' suoi uomini costretto di pigliar moglie, per prenderla a suo modo piglia una figliuola d'un villano, della quale ha due figliuoli, li quali le fa veduto d'uccidergli; poi, mostrando lei essergli rincresciuta e avere altra moglie presa a casa faccendosi ritornare la propria figliuola come se sua moglie fosse, lei avendo in camiscia cacciata e a ogni cosa trovandola paziente, più cara che mai in casa tornatalasi, i suoi figliuoli grandi le mostra e come marchesana l'onora e fa onorare.

È l'ultima novella del Decameron, nonché una delle più enigmatiche e studiate, capace di sollecitare le più disparate interpretazioni, fra cui quella di Francesco Petrarca, che ne diede un'interpretazione religiosa. Il tema di fondo è la magnanimità della protagonista e la sua straordinaria nobiltà d'animo. Il narratore è Dioneo.
L'amore è a lieto fine, anche se capiamo sin dall'introduzione che il marito di Griselda, il marchese Gualtieri, non merita l'affetto della donna, continuamente sottoposta ad inutili crudeltà finalizzate, nel folle progetto del marito, a verificarne la fedeltà.
Gualtieri era un giovane rampollo di nobile famiglia, non ancora sposato e quindi privo dell'erede maschio tanto atteso dai suoi sudditi, ormai rassegnati nel constatare che il loro signore era del tutto riluttante all'idea del matrimonio, dedito ogni giorno alla sua unica vera passione, quella per la caccia.
Gualtieri, improvvisamente, decise di soddisfare le continue insistenze che riceveva quotidianamente e si convinse a sposarsi, ad eccezione che fosse lui solo a scegliere la donna giusta, che i sudditi avrebbero dovuto accettare e rispettare come loro signora.
Da molto tempo, infatti, Gualtieri aveva notato una povera fanciulla di nome Griselda che viveva in un villaggio nei pressi della sua nobile dimora. A colpirlo erano i modi gentili e la bellezza della giovane, figlia di un umile contadino.
Recatosi a casa di Griselda, Gualtieri le chiese di sposarlo, per la felicità della donna, la quale, tuttavia, non sapeva che stava per incorrere in numerose prove. Il marchese fece allestire delle nozze regali con un fastoso ricevimento e Griselda fu vestita come la più nobile delle dame.

Ritratto di giovane donna - Sandro Botticelli - 1485 circa - Firenze, Galleria Palatina

Presto la donna diede alla luce una bambina, ma nonostante la felicità familiare Gualtieri cominciò i suoi assurdi progetti finalizzati a constatare la pazienza e la sincera fedeltà della moglie, probabilmente ritenuta inadeguata al ruolo a causa della umile estrazione sociale. Come primo ammonimento, il marchese disse infatti alla donna che i sudditi si lamentavano di lei in quanto non era nobile, inoltre la nascita di una figlia femmina, e dunque non del primogenito, aveva generato ulteriori maldicenze popolari.
Griselda rispose con rispetto e assoluta devozione nei riguardi del marito che avrebbe potuto fare di lei quello che voleva in quanto non si sarebbe mai aspettata quel matrimonio regale e di diventare sposa di un marchese.
Gualtieri inviò così dalla moglie un suo messaggero con il triste compito di sottrarle la figlia senza alcuna spiegazione, ma lasciando intendere che stava per accadere qualcosa di drammatico. La donna non si ribellò e Gualtieri, meravigliato dalla modestia e dalla dedizione nel suo ruolo di sposa da parte di Griselda, mandò in realtà la bambina presso una sua parente bolognese dei conti di Panago, che l'avrebbe allevata degnamente e con cura.
Anni dopo i due coniugi ebbero un altro figlio, questa volta un maschietto tanto caro a Gualtieri; ancora una volta, però, mostrandosi scontento della moglie, Gualtieri annunciò alla sposa che anche per l'amato primogenito spettava la stessa sorte della sorella. Griselda sopportò anche questa atroce punizione ingiustificata con estrema umiltà, mentre il comportamento del marchese suscitò l'indignazione dei sudditi, che lo ritenevano un uomo crudele e senza cuore.
Gualtieri pensò allora ad un'ultima e altrettanto difficile prova a cui sottoporre la povera Griselda, ormai rassegnata al proprio amaro destino. Le annunciò così di essere intenzionato a ripudiarla al fine di potersi sposare nuovamente con una donna più giovane di cui si era innamorato e di aver addirittura chiesto al papa il permesso di convolare a nozze con una sposa del suo stesso lignaggio. Griselda fu allontanata dal palazzo, lasciando ogni bene che aveva avuto con il matrimonio e chiedendo solamente una camicia per poter fare ritorno a casa, dove si ricongiunse con suo padre. Dinanzi alla richiesta, testimonianza di come la donna non fosse mai caduta in alcuna superbia a seguito del matrimonio, il marchese, quasi in lacrime, sembrò sul punto di cedere, ma riuscì a mantenere la calma e a portare a compimento il proprio piano.
Gualtieri fece credere ai sudditi che la novella sposa era la figlia dei conti di Panago, chiedendo alla stessa Griselda, nel giorno delle nozze, di fare ritorno alla reggia al fine di preparare un degno banchetto in quanto lei sola conosceva così bene il palazzo. Accogliendo gli invitati come se ancora fosse la padrona di casa, Griselda era guardata con ammirazione dai sudditi e tutti attendevano trepidanti l'arrivo della sposa di Gualtieri.
Il marchese presentò agli invitati la sua sposa, accompagnata dal fratellino, celebrata dai sudditi per la sua bellezza e dalla stessa Griselda, che si complimentò con il suo signore. Finalmente consapevole della devozione e della bontà di Griselda, Gualtieri svelò a tutti che in realtà la giovane ragazza che aveva a fianco era sua figlia, ormai divenuta grande, e il più piccolo l'erede. Con una dichiarazione d'amore da parte del marchese nei riguardi di Griselda e l'abbraccio fra i due si conclude la vicenda, il cui apice è toccato dall'agnizione finale, la quale lascia però i lettori con un senso di incredulità e amarezza. Il comportamento del marchese è spiegato come la volontà di dimostrare ai sudditi che Griselda fosse veramente adatta, nonostante le sue origini, a ricoprire il ruolo di marchesa, tuttavia quello che emerge dalla narrazione è che l'unico a non esserne veramente consapevole era lo stesso Gualtieri, mentre il popolo aveva mostrato costantemente un'assoluta ammirazione e una grandissima compassione per la donna. La nobiltà di Griselda si pone in netta contrapposizione con il comportamento di Ser Ciappelletto nella prima giornata dell'opera, il quale voleva conquistarsi il regno dei cieli con l'inganno, in un vero e proprio percorso di redenzione che accompagna noi lettori.
L'autore, nelle righe conclusive, condanna il comportamento di Gualtieri, esaltando invece la figura virtuosa di Griselda, riprendendo un topos tipico del Decameron come quello della nobiltà d'animo che sovente si cela nelle persone più umili: "anche nelle povere case piovono dal cielo de' divini spiriti".