Senofonte

La figura di Senofonte, vissuto tra V e IV secolo a.C., riunisce in sé una serie di caratteristiche che la rendono estremamente interessante.
Si dedicò molto alla storiografia, genere che durante il V secolo raggiunse il suo punto più alto grazie a Erodoto e Tucidide. Senofonte si impose come successore di Tucidide, proseguendo con i primi due libri delle Elleniche l'opera principale del predecessore, vale a dire la Guerra del Peloponneso, rimasta incompiuta. In questo modo rischiò tuttavia di risultare una sorta di copia minore rispetto ad un precedente così ingombrante. Lo stesso vale per i suoi scritti socratici: egli era un seguace di Socrate, ma finì per essere messo in secondo piano dalla forte personalità di Platone.
L'insieme della sua produzione comprende dunque scritti storiografici, socratici e biografici, testimonianza di una personalità eclettica.
Probabilmente Ateniese di nascita e sicuramente di educazione, Senofonte fu anche un uomo politico, appoggiando quel regime oligarchico dei Trenta tiranni a cui tanto si era opposto l'oratore Lisia, e fu comandante militare, vissuto nella fase incerta e inquieta che caratterizzò gli anni successivi alla guerra del Peloponneso.

Le opere socratiche

L'incontro con Socrate, per tutta la vita ammirato profondamente, fu fondamentale nella formazione del giovane Senofonte, che in diversi scritti ne ha lasciato un'immagine, riconosciuta però dalla critica come letteraria e di scarsa attendibilità documentaria. Senofonte, in effetti, non ebbe rapporti significativi con Platone, l'allievo prediletto, né con gli altri seguaci più vicini a Socrate.
Gli scritti socratici sono: Memorabili, Economico, Simposio e Apologia di Socrate.

  • Memorabili: il titolo italiano, che deriva dal latino Memorabilia, non rende bene il greco "Ricordi". Lo scritto raccoglie infatti numerosi episodi e dialoghi che vedono come protagonista Socrate e di cui Senofonte racconta di essere stato testimone. Grazie a questo carattere furono tenuti in grande considerazione, anche se si nutrono forti dubbi sulla attendibilità del racconto senofonteo: alcuni dialoghi appaiono infatti del tutto inverosimili e non mancano indizi che talora l'autore abbia attribuito a Socrate esperienze non sue. L'immagine che emerge di Socrate nell'opera è quella del filosofo di buon senso, di uomo virtuoso e cittadino modello, instancabile nel predicare la virtù e nell'esortare i giovani all'obbedienza verso i genitori e le regole dello Stato.
  • Economico: l'opera è distinguibile in due parti, non ben integrate tra loro. La prima ha come protagonisti Socrate e il giovane Critobulo, i quali parlano dell'arte di amministrazione della casa. La seconda, con il dialogo tra Socrate e il ricco proprietario terriero Iscomaco, elegge l'agricoltura come attività più utile e conveniente, consona all'uomo libero e per bene. Si pone infine l'attenzione sul ruolo della donna, che può divenire l'amministratrice domestica, paragonata all'ape regina di un alveare.
  • Simposio: l'opera narra della discussione di Socrate con alcuni commensali riuniti alla cena data dal ricco Callia in onore dell'amato Autolico, vincitore delle Grandi Panatenee del 421 a.C., competizioni sportive che si tenevano ad Atene ogni quattro anni. Senofonte sosteneva di essere stato presente al banchetto, tuttavia avrebbe avuto al massimo dieci anni al tempo, dunque la stesura sarebbe avvenuta anni dopo. Questo non fece che aumentare i dubbi sull'attendibilità di quanto viene riferito. L'autore, con molta probabilità, non partecipò davvero all'evento, ma lo utilizzò semplicemente come pretesto per descrivere il maestro in un momento di rilassatezza e in un clima di festa.
  • Apologia di Socrate: composta nei primi anni del IV secolo, sembra essere posteriore a quella di Platone. Viene narrato dell'autodifesa pronunciata dal filosofo in tribunale, ma se nell'opera platonica Socrate affronta serenamente la morte anche con la fede in una vita successiva, con la calma propria del filosofo, in quella di Senofonte presenta un comportamento ben più mediocre, affermando che la morte gli permetterà di evitare i problemi della vecchiaia.