Pindaro

Pindaro (studio per il dipinto Apoteosi di Omero del Museo del Louvre) - Jean-Auguste- Dominique Ingres - 1830 circa - Londra, National Gallery

Pindaro è stato uno dei più grandi poeti della letteratura greca, sommo erede, insieme a Bacchilide, della tradizione lirica corale. Raggiunse la piena maturità all'inizio del V secolo a.C., per questo è considerato un autore dell'età classica.
Nacque tra il 522 e il 518 a.C. a Cinocefale, in Beozia, non lontano dalla città di Tebe, nel momento dell'ascesa politica - economica di Sparta e Atene.
Tuttavia egli restò legato agli ambienti aristocratici e conservatori, coltivando il gusto per le forme tradizionali della lirica corale, elevandosi come una voce della resistenza all'evoluzione del pensiero in atto nella pòlis.
Vissuto all'epoca delle Guerre Persiane, nelle sue opere superstiti non parlò di questi eventi drammatici, segno di una posizione neutrale tipica del ceto aristocratico per il quale lavorava, costantemente a contatto con nobili e facoltosi committenti. In Pindaro, così come in Bacchilide, prese definitivamente forma, infatti, la figura di poeta professionale, di cui Simonide fu un precursore.

Della sua vasta produzione sono sopravvissuti per intero solamente gli epinici, componimenti corali destinati alla celebrazione della vittoria di un atleta durante le gare sportive. Nella realizzazione di questo genere riceveva prestigiose committenze, come quelle dei tiranni siciliani Ierone di Siracusa e Terone di Agrigento, entrando in rivalità professionale con Simonide e Bacchilide.
I testi poetici di Pindaro sono caratterizzati dalla ricercatezza e dalla difficoltà dei concetti espressi, dunque gli studiosi si sono interrogati su come fosse possibile una fruizione completa da parte del pubblico in occasione di queste pubbliche cerimonie che avvenivano in spazi aperti.
Una risposta possibile è che i testi pindarici avessero una duplice destinazione, vale a dire quella corale, ma anche una di tipo monodico, destinata quindi ad un pubblico ristretto e privato riunito intorno al committente.

Nelle odi pindariche si sviluppano diversi temi, come il divino, l'eroico e l'umano. La percezione della divinità è infatti sempre presente, così come il senso etico e religioso, mentre la condizione umana richiede, al fine di conseguire la gloria, uno sforzo notevole per riscattarsi dall'effimero destino di fatica e oscurità: "Un sogno d'ombra è l'uomo".

Fondamentali sono dunque la rievocazione dell'occasione sportiva con la lode al vincitore ed il racconto di un episodio mitico connesso alla circostanza celebrata. Vi è poi, come elemento di raccordo o di sintesi tra le due parti, la gnome, una massima, una sentenza di portata generale dalla grande efficacia espressiva che riassume il pensiero dell'autore.

Al nome del poeta è accostato il termine, a volte utilizzato nel linguaggio quotidiano, di voli pindarici, riferito al compiere digressioni, ossia deviazioni nel discorso, cambiando argomento improvvisamente e senza un apparente collegamento logico. Pindaro era noto per cambiare rapidamente la sua narrazione, caratterizzata da una mirabile fusione del motivo mitico con l'intonazione morale e religiosa.

Pindaro si spense in età avanzata, dopo aver conquistato fama e ricchezza, probabilmente intorno al 438 a.C., assistito dal giovane amato Teosseno di Tenedo.