Alcmane
Alcmane di Sardi, vissuto nella seconda metà del VII secolo a.C., fu il primo grande poeta della melica corale.
Con il termine generale di melica, ossia "lirica cantata", gli antichi designavano tutti quei generi della lirica monodica e della lirica corale la cui esecuzione, diversamente da quanto accadeva per l'elegia e per il giambo, consisteva in un vero e proprio canto melodico con accompagnamento musicale di strumenti a corda o a fiato.
Se però la melica monodica, che ha nella poetessa Saffo la massima interprete, era destinata al pubblico ristretto dell'eterìa o del tìaso, i simposi maschili e femminili, la melica corale si rivolgeva invece ad un pubblico più vasto, come la comunità riunita in occasione di determinati eventi, come feste religiose o competizioni letterarie e sportive.
Da ciò ne deriva che mentre nella melica monodica l'io lirico narra in prima persona della propria interiorità, dei propri sentimenti, nella melica corale, sebbene il poeta si esprima sempre in prima persona, l'argomento dipenderà dall'occasione e dovrà rispecchiare l'intero gruppo riunito, in una visione più ampia di vedute e meno soggettiva in modo da interpretare sentimenti comuni. Nella lirica corale non si parla dunque di poeta - individuo, bensì di poeta - comunità, anche se non bisogna pensare che l'autore sia un puro e semplice portavoce, ma che la sua individualità e quella del gruppo coincidano e siano in larga parte sovrapposte.
Alcmane visse soprattutto a Sparta, città della quale aveva già scritto Tirteo con canti di guerra ed esortazioni, ossia le elegie parenetiche. Alcmane contribuì invece a dare un'immagine diversa della città attraverso i parteni, componimenti corali eseguiti da cori femminili in occasione di feste religiose comunitarie.
L'esecuzione corale aveva una forte valenza pedagogica in quanto trasmetteva il modello di comportamento ed il valore della collettività, introducendo all'ingresso nella società adulta.
In questo sistema pedagogico, per il quale erano fondamentali anche l'attività ginnica e, come detto, la pratica musicale, svolgeva una funzione educativa anche l'omoerotismo. L'adulto, che ha in sé l'esperienza del maestro, guidava attraverso un percorso di crescita il giovane, il quale ha dinanzi tutta la vita, instaurando con lui un sincero legame d'affetto, spesso anche erotico, introducendolo alla vita dei cittadini adulti e alle funzioni connesse al proprio rango sociale.
Prima di questo passaggio vi erano anche dei riti di tipo iniziatico, come le Gimnopedie, che sancivano definitivamente il raggiungimento della maturità.
Il componimento più importante di Alcmane è il cosiddetto Partenio del Louvre, scoperto a metà Ottocento e diviso in due parti: la prima è dedicata al mito, in particolare alla lotta tra Eracle e Ippocoonte, mentre la seconda all'occasione attuale del canto che vede delle ragazze in una situazione di veglia notturna, mentre fanno un'offerta a una divinità non precisata in attesa del sopraggiungere dell'alba.
Il motivo del notturno, presente anche in Omero, doveva essere caro ad Alcmane, come mostra il suo frammento più celebre, che descrive il dormire di ogni elemento naturale nella quiete della notte. Da capire è se la descrizione di tale scenario si esaurisse in sé stessa o se fosse contrapposta all'inquietudine di una o più persone riunite all'ascolto.
Dormono le cime dei monti, e le gole,
le balze e le forre;
la selva e gli animali che nutre la terra nera:
le fiere dei monti e la stirpe delle api,
e i pesci nelle profondità del mare agitato.
Dormono le stirpi degli uccelli, dalle ali distese.
L'ascolto
Le tre Gymnopédies del compositore francese Erik Satie prendono il nome dalle cerimonie religiose che introducevano i giovani spartani nell'età adulta, durante le quali venivano eseguiti movimenti di danza, canti ed esercizi di ginnastica. Il primo brano, celeberrimo, è caratterizzato da una musica malinconica, capace di estraniare l'ascoltatore portandolo in una condizione atemporale. Sembra quasi il momento successivo a queste antiche festività, quando il giovane si ritrovava solo dinanzi alla vita, ormai divenuto adulto, ma già con l'animo pieno di rimpianto per la fine della giovinezza, dell'età dei sogni e della spensieratezza.